Brutti e infantili – Diario dalla Palestina 142
Sui graffiti e il Muro potrei veramente raccontare, o più propriamente lasciar raccontare, le immagini, le scritte, i disegni, le idee, per chissà quanti post. Si potrebbe farne un blog apposito.
E poi c’è Banksy, il graffitaro più famoso al mondo. Ovviamente tutti lo conoscete, ma se non lo conoscete dovreste. C’è una sua frase che non ricordo dove avevo letto, che diceva qualcosa come: “dicono che i graffiti siano brutti, infantili e non ricordo cosa. Beh, solo se sono fatti proprio bene”.
Ecco, lui li fa proprio bene, e qui a Betlemme si è sbizzarrito. Seleziono i migliori per me, ma ne ha fatti altri, qui.
Il passo… carra(rmata)bile:
Il soldato che chiede i documenti all’asino:
Questo non l’ho mai visto di persona: e sapete perché? Si lo so, è incredibile: hanno pensato che fosse una presa in giro ai palestinesi e l’hanno cancellato. O almeno così l’hanno raccontata a me
La colomba con il giubbotto antiproiettili:
E i miei due preferiti: la bambina che perquisisce il soldato, e il ragazzo che lancia i fiori (unico elemento colorato) invece della molotov. Delle volte mi fermo e li guardo, anche dieci minuti a pensare “ma che bello”:
L’originale del secondo non è a Betlemme, ce n’è una copia su un muro di Beit Sahour, il comune contiguo.
E se ne trovano altri, in giro per Betlemme, sia perché è il pezzo di muro più facilmente raggiungibile da uno straniero (Bansky nasconde la sua identità, ma dovrebbe essere inglese), e sia perché Banksy raramente disegna direttamente sul Muro, molto più spesso su case, o muri secondari – insomma, dove l’eventuale zelo di un soldato potrebbe interrompergli il lavoro: anche se a onor del vero non ho mai sentito dire di un soldato che abbia contestato qualcosa a un pitturatore.
Poi c’è anche la storia di quello che ha venduto il muro della propria casa, con sopra un graffito di Banksy, e l’ha ricostruito.
I graffiti in Palestina sono stati fatti in più venute nel corso degli anni, alcuni sono del 2005, altri del 2007: purtroppo molti sono oramai scoloriti (per questo alcune delle foto che vedete qui, le ho prese in giro per internet).
Domani vi racconto e documento cosa mi ha fatto pensare che Banksy sia tornato qui nei pressi.
p.s. C’è un sito ufficiale di Bansky, dove non si trova nulla di questo, ma tanto di altro e molto bello: e c’è una pagina che si chiama “manifesto”, con una citazione che oltre a essere molto azzeccata, sembra proprio essere un sibilo alle mie orecchie viste le recenti disavventure:
When I was a kid I used to pray every night for a new bicycle.
Then I realised God doesn’t work that way, so I stole one and prayed for forgiveness.
Continua qui
(il link funzionerà domani)