Totogiro

Lo so che è tardissimo per dirlo, ma in fondo si può iniziare a giocare quando si vuole, anche all’ultima tappa: anche quest’anno facciamo il totogiro. Venite, mettete un nome per ogni maglia – rosa, rossa (bleah), verde, e bianca – e due per ogni tappa.

Volendo ci sarebbero anche i punti, da sapere, ma quelli li calcola Luca.

Andate lì e giocate, non vi dovete neanche presentare. Vincere, non si vince nulla: ma di quello non vi dovete preoccupare. Tanto rivinco io.

totogiro.wordpress.org

Ci si può innamorare di un assassino?

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>per il Post<
Corso di Alfabetizzazione Sentimentale Obbligatoria – Prof. du Lac – 3° lezione

Ragazzi, che disastro.
Sapevo che la domanda che vi avevo proposto al termine della scorsa lezione vi avrebbe creato qualche grattacapo, ma non mi aspettavo questo sfacelo: i tre quarti di voi hanno dato risposte completamente errate. Vi chiedo più applicazione e più studio.
Per fortuna alcuni hanno avuto qualche buona intuizione di cui terrò conto in sede d’esame: ottime le considerazioni di Saverio (nella posta), e posso assegnare un “+” a Federica (posta), Gabriele, Ally e Sergio (posta).

Il quesito era – lo ricordo in particolare ai lavativi come Emidio che dimostrano di non aver studiato la prima lezione – se ci si possa innamorare di un assassino. La scelta di questa figura era topica – uccidere una persona è un’azione che, in genere, incontra la disapprovazione di tutti – e necessita di alcuni distinguo puntualizzati, qua e là, anche nei vostri compiti: sono importanti le circostanze, intanto, e poi gli individui cambiano nel tempo. Quindi ciò di cui discuteremo non è essere un assassino (né tantomeno esserlo stato), ma trovare giuste, e magari compiere, delle azioni che noi consideriamo riprovevoli.

Partiamo, quindi, da una risposta errata – scrive Alberto O. (posta):

Perché no? Non sono forse queste le persone che hanno una personalità molto attraente?

Essere attratti da una persona che fa qualcosa di spregevole non dovrebbe indurci a qualche domanda su quali siano, in effetti, le nostre idee? Se ci piace una persona perché fa qualcosa di spregevole non vuol dire che, in realtà, ci piace quello che fa? E se invece ci piace nonostante quello che fa, non vuol dire che, in fondo, ciò che fa non ci dispiace così tanto?

È evidente che, perché ci piaccia qualcuno, questa persona debba possedere delle qualità che ci attraggono. È un luogo comune sciocco quello per cui – ah, l’amore è pazzerello – ci si possa innamorare di qualunque individuo, e sia solo una congiunzione astrale a fare sì che ciò succeda. Sarebbe un’idea ben meschina, questa, per cui – in fondo – le persone sono intercambiabili.

A.D.: Sì, professore: l’esempio dell’assassino solletica il nostro immaginario turbato dai romansi d’appendice perché indugia e insinua una componente fascinosa nella diabolicità, portandoci a trascurare quanto – in effetti – dispressiamo una persona che faccia del male agli altri. Ma è un trucco: siamo tutte potensiali ammiratrici dei Vallansasca dei poveri, ma un passo più in là e ci rendiamo conto di quanto sia strampalata una prospettiva del genere.

Davvero non contano le qualità, la stima, le opinioni che si hanno delle persone? Davvero è un terno al lotto, e la sorte – per avventura – decide di chi ci innamoriamo? E allora perché non ci possiamo innamorare di – ognuno riconosca il proprio contraltare – Emilio Fede e Beppe Grillo? Vi potreste innamorare di Maurissio Gasparri? E di Fabrissio Corona? E voialtri, potreste innamorarvi indifferentemente di Paola Binetti, Noemi Letissia e Margherita Hack? Persone diversissime: probabilmente se ce ne piace una non ci piacerà l’altra. Per una ragione semplice: perché l’amore è scelta, prima di tutto.

Già, Dora, detrarre al sentimento la sua parte costitutiva di valutazione è un procedimento, del tutto abusivo, che si rifà a un’idea spregiativa e gretta dell’amore, sovente ammantata di una coltre di magicità cavernicola, per cui – in sostanza – ci si innamora a caso (e non a CASO).

Invece la persona di cui ci innamoriamo è quella che ci piace di più. Quella le cui qualità – in modo conscio o inconscio – apprezziamo maggiormente: essere innamorati di una persona è un’elezione, continua e quotidiana. È la scelta di un migliore.

A.D. Il compito assegnatovi per questa settimana è rispondere al seguente quesito:

È giusto accettare i difetti del proprio amato?

Potete inviare le vostre risposte qui sotto, oppure nella cassetta della posta di du Lac. Il risultato del test sarà commentato nella quarta lessione.

Don’t tell me about the press

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Erano un paio d’anni che tenevo questo post nel cassetto, aspettando il momento più adatto per pubblicarlo. Oggi, ché ci sono le elezioni nel Regno Unito, mi sembra il giorno giusto.

Ieri Francesco aveva segnalato il grafico del Guardian che fotografa l’orientamento politico dei varî giornali britannici. Ma cosa volete più di questa sublime esegesi?

J. Hacker: “Don’t tell me about the press. I know exactly who reads the papers. The Daily Mirror is read by people who think they run the country. The Guardian is read by people who think they ought to run the country. The Times is read by the people who actually do run the country. The Daily Mail is read by the wives of the people who run the country. The Financial Times is read by people who own the country. The Morning Star is read by people who think the country ought to be run by another country. And The Daily Telegraph is read by people who think it is”.

Sir H. Appleby: “Prime Minister, what about the people who read The Sun?”

B. Woolley: “Sun readers don’t care who runs the country, as long as she’s got big tits”

Ha più di vent’anni, se li porta bene.

Hanging

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Domani si vota in Inghilterra, oggi leggetevi questo per capirne qualcosa.

(Io spero che vinca quello che perderà, cioè Brown).

All’indice!

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Questa immagine, tratta da qui, raccoglie la top ten dei libri più segnalati come inappropriati nelle biblioteche americane per tutto lo scorso anno. Le freccette spiegano le ragioni per cui i libri sono considerati “sconvenienti”, e sono le più diverse: da cose ragionevoli come il razzismo o il sessismo, a cose più bacchettone come il suicidio o la retorica antifamiliare, fino a cose del tutto irragionevoli come la nudità o l’omosessualità.

Di cose curiose ce ne sono: il Giovane Holden – che destò comprensibile scandalo al tempo della pubblicazione – ma che è tutt’ora sesto nella classifica dei libri più segnalati perché sessualmente esplicito, inappropriato per i più giovani, e contenente un linguaggio offensivo. C’è La custode di mia sorella, quello del film con Cameron Diaz, che le raccoglie tutte: dalla droga al suicidio, dal sessiamo all’omosessualità, passando per la violenza e l’immancabile linguaggio offensivo. C’è poi la saga di Twilight perché “esprime un punto di vista religioso” – non sto scherzando – oltre a linguaggio offensivo e l’età inadatta. Al primo posto c’è una serie di romanzi per adolescenti scritta interamente in “linguaggio sms”, o linguaggio di chat, per diverse ragioni dalle droghe alla nudità. E poi c’è al secondo posto, And Tango Makes Three, il libro di cui si era parlato anche in Italia dei due pinguini, maschi, che “adottano” un piccolo pinguino. Come immaginerete il libro ha scalato le classifiche grazie a un solo tema: quello dell’omosessualità. Su cui, evidentemente, i pinguini sono più avanti degli esseri umani.

Vi consiglio di cliccare sopra l’immagine per ingrandirla:

Apologia dei tifosi della Lazio

interesse: 4 su 5

  • In questo post non si parla della possibile irregolarità della partita Lazio – Inter, ma si difende l’atteggiamento – sportivo nel senso più genuino del termine – dei tifosi della Lazio.
Lo striscione da genî del male della Curva Nord

Ieri io tifavo Lazio, perché tifavo Roma. E quindi contro i tifosi della Lazio. Fra l’altro penso che la cosiddetta “curva” della Lazio sia un tipico esempio di spazzatura sociale: parlo degli ultrà, notoriamente fascisti, omofobi, antisemiti, etc.

E c’è una cosa che divide me, e tanti altri come me, da quelle persone lì: che per noi il tifo calcistico non è una “fede”. Per noi calciofili cazzoni le squadre di calcio sono prima di tutto le persone che le tifano. Davvero, non sono i colori, la bandiera, lo stemma. No, sono le persone. Per me la Roma è Marco, Francesco. L’Inter è Davide, Saverio. Il Milan è Filippo, Marco. Così, sono sicuro, per molti di loro la Fiorentina sono io. Sono certo: se la Fiorentina compra Cassano il loro primo pensiero sarà «chissà come sarà contento Giovanni», e decisamente non «la Fiorentina è diventata più forte».

Per la stessa ragione se la Fiorentina fa una partitaccia, come gliene capitano diverse ultimamente, Davide mi scrive “oh, ma che avete combinato?”. Come se fossi io il responsabile della prestazione. Sempre per quella ragione, se la Roma vince a Firenze del tutto immeritatamente, mi iniziano ad arrivare sms canzonatorî a raffica, per i quali ho una sorta di godimento macabro e masochista. Per quello che mi riguarda se non ci fosse questo, non ci sarebbe il calcio.

E questo ancora divide me, e gli altri calciofili cazzoni, dagli ultrà: se un romanista viene da me e mi dice che la Fiorentina ha vinto con un rigore regalato al novantesimo, io non rispondo «ma che cazzo dici, il rigore c’era tutto, brutto stronzo!», rispondo piuttosto «accidenti, hai proprio ragione… peccato!». Non c’è niente di più gustoso, e quel “peccato” è un composto delle stesse virtù del bastardissimo (termine tecnico) striscione di cui sopra.

Scrivevo, in uno dei primi post su questo blog:

Ho sempre pensato che il senso calcio fosse racchiuso in due immagini che – da abitante della capitale – vidi in giovanissima gioventù. Il ferramenta del quartiere, sfegatato laziale, che espone un bandierone della Roma, all’entrata del negozio, con scritto a pennarello “le scommesse si pagano”. Lazio – Roma era finita dodici ore prima, e aveva vinto la Roma; uguale e contraria sorte sarebbe capitata al dirimpettaio (e romanistissimo) barista, se avesse vinto la Lazio. Anche per questo, da tifoso viola, ho sempre conservato una poco celata invidia per chi è attore di una stracittadina

Una coppia di ragazzi, lui romanista lei laziale. Abbracciati all’uscita di un derby: lei avvolta in mille stracci biancoazzurri e con un sorriso smagliante, lui avvolto in mille stracci giallorossi e basta. Il risultato non lo ricordo, ma deduco che vinse la Lazio. Capii anche che quei due stavano litigando (lei era tutto un indicare la faccia di lui, e canticchiare), ma litigando in un ‘modo buono’;

Ci fu una cosa che mi stupì ancor di più: sapevo – per esempio – che era vietato entrare nella curva della Lazio con la sciarpa della Fiorentina; e quello lì c’era venuto tutto vestito di giallorosso. Era come se ‘sti due ragazzi fossero in possesso di un lasciapassare speciale, sembrava che persino gli idioti-criminali fossero cagionevoli a quella circoscritta, piccolissima, magìa.

Questo per dire che il calcio (e lo sport) si nutre un tanto di rivalità; che la presa in giro è il corpo dello spirito sportivo. Che desiderare la Juve in B, piuttosto che lo scudetto alla Fiorentina, è l’alimentazione di una prassi genuina, oltre che di una scornata autoironia.
Anzi, ho sempre pensato che fidanzate, mogli, amici, colleghi, compagni di merende, fosse meglio trovarseli di squadre rivali, in modo da potersi punzecchiare un po’, ché fa sempre bene e dà legna.

Insomma, avete capito: tifare contro è parte integrante del tifare per. Tifare la Lazio significa anche, e per forza, tifare contro la Roma. Non so se – da laziale – preferirei lo scudetto alla Lazio o la retrocessione della Roma, ma sicuramente se dovessi scegliere fra la Fiorentina che vince uno scudetto mentre io sono su di un’isola deserta o la squadra di cui ho più amici che lo perde all’ultima giornata, beh, la seconda che ho detto.

È chiaro, quindi, che un tifoso della Lazio preferisca che la Roma non vinca lo scudetto, a costo di avere un, irrilevantissimo, punto in meno in classifica. E di conseguenza è ovvio che, durante la partita, i laziali esultassero per i gol dell’Inter. Perché questo ragionamento si dovrebbe poter fare prima della partita e dopo la partita, ma non durante? Cos’è? Lesa maestà? Io sono contento che la Roma perda, ma poi durante la partita tifo a favore della Roma? È questione di priorità, un punto alla Lazio non serve a nulla, due punti in più all’Inter servono a tantissimo.

Perciò sì, smettiamola, hanno fatto di molto bene i laziali a tifare Inter. Se la Lazio, con una sua vittoria (inutile per di più!), avesse regalato lo scudetto alla Roma, non ci sarebbe stata casa, scuola, bar, esercizio commerciale, dove l’interezza dei romanisti non avrebbe scaricato talmente tante preso in giro all’indirizzo di qualunque laziale incontrassero di lì al resto dei loro giorni, che neanche cento “agguanta la palla Marco Lanna“. E avrebbero fatto bene.

p.s. Il commento alla lettura di questo post del mio secondo referente interista: “sottoscrivo: io vado fiero delle 93 chiamate senza risposta del 5 maggio 2002”.

Talibani

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Se non è un errore, ma Republica.it si è messa a combattere la battaglia linguistica per dire “talibano” e non, l’errato e anglofilo, “talebano”, beh, bravi. Ché io m’ero già arreso al corso degli eventi, e avevo iniziato a dire “talebano”.

Pulirsi il culo con la bandiera

In Francia un ragazzo, Frédéric Laurent, ha deciso di partecipare a un concorso fotografico per la categoria “provocazioni” con questa foto:

Se ne è levato un piccolo scandalo – di quello sciovinismo francese un po’ sciocco – con interrogazioni parlamentari, supposte multe di 7.500 euro, e reazioni indignate. Ovviamente, a me, quella foto non fa un’ottima impressione né mi sembra così provocatoria, ma l’idea che c’è dietro è carina perché traduce in immagine un modo di dire piuttosto comune. Poi, un giorno, bisognerà riparlare di questa ossessione per i simboli, di quanto il patriottismo sia l’ultimo rifugio delle canaglie (S. Johnson), e di come il concetto stesso di “offesa” alle entità anziché alle persone andrebbe molto ridimensionato.

Io la so già l’obiezione: però quando lo fa Bossi gli dài contro. Intanto c’è una differenza costitutiva nell’invitare qualcuno a ficcarsi un oggetto nel culo – proprio perché l’insulto è a una persona – e poi non è certo per le sue idee sull’uso della bandiera Italiana che Bossi è spregevole. I reati di vilipendio, come tutti i reati d’opinione, sono una sciocchezza. È un modo abborracciato di cercare di difendersi dalle idee più pericolose, e spesso controproducente: anche nei casi limite, come i nazisti o gli juventini.

grazie a Franco

p.s. la parola “culo” nel titolo è una scelta di trasparenza, e così in avanti: quella direi, quella scrivo.