L’Italia non è una dittatura

Io lo so che è difficile, però bisogna ricordarsi – anche ora – di cosa succede davvero nelle dittature. Dei dissidenti che vengono torturati, persone a cui vengono cavati gli occhi e fracassati i testicoli. Martoriati con le scariche elettriche e trucidati. Uccisi. Fatti fuori. Succede in molti paesi del mondo, anche ora.

Ho letto un sacco di gente – anche persone solitamente più attente – che in queste ore sta parlando di dittatura. Non con un’iperbole, proprio parlando a piena bocca: l’Italia una dittatura. Il direttore di Internazionale, oggi, ha scritto questo:

Tecnicamente si può già parlare di dittatura. Forse non ce ne siamo ancora accorti perché siamo abituati ai colonnelli greci o alla giunta militare cilena. Ma quello che conta è la sostanza, non la forma.

Il fatto stesso che l’abbia scritto e sia ancora vivo dimostra che non siamo in una dittatura.

Non dico neanche che bisogna mantenere la calma, bisogna incazzarsi eccome, ma non bisogna perdere di vista il buon senso, se non altro per rispetto alle persone che si ritrovano il cranio fracassato, o non rivedono più una persona cara per aver espresso un parere contrario a quello del dittatore di turno. E succede, anche ora Birmania, Guinea Equatoriale, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan, Bielorussia, Chad, Cina, Cuba, Eritrea, Laos, Arabia Saudita, Siria, Zimbabwe, Iran, Congo, Guinea, eccetera, eccetera, eccetera.

28 Replies to “L’Italia non è una dittatura”

  1. No non è una dittatura è meglio. Certo non ha il potere assoluto delle dittature e non annienta ogni forma di opposizione. Perché ha una posizione talmente inattaccabile da non temere attacchi, nei casi più rischiosi c’è sempre la censura. Crediamo che siano stupidi,ignoranti,ecc. ma si sono inventati un nuovo tipo di governo tecnicamente democratico ma in cui le regole possono essere riscritte al bisogno, basta aver la maggioranza. Roba da far invidia a Gelli.

  2. Siamo sul grigio spinto invece.
    Bisogna sempre ricordarsi che siamo in Europa. Ecco, probabilmente questo è il massimo di governo autoritario che può esistere senza inquietare i nostri compagni di viaggio continentali.
    Ma dimmi tu: che cosa sono le parole di La Russa se non una minaccia di golpe?
    Poi possiamo fare finta che fosse una boutade ma per molto, molto meno i ministri europei si dimettono e scompaiono dalla vita pubblica nazionale…

  3. @ Sergio:
    The operative words being ‘ministri europei’.
    La definizione migliore e’ ‘Repubblica delle Banane’; quanto al genere, io starei sul vaudeville o ‘cabaret stronzo’ (cit.).

  4. Da wikipedia: “La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato.”

    Da definizione, se l’accetti, direi che non serve
    la violenza, semmai l’unica sostanziale differenza è che l’Italia ha ancora qualche organo di garanzia che, tuttavia, barcolla.

    Quel che è certo è che pian piano stanno smontando ogni pezzo eliminando appunto il limite delle leggi, della Costituzione e degli organi di garanzia.

  5. io sono d’accordo sulla zona grigia. anzi, la realtà è sempre grigia: noi però stiamo andando sempre più verso il nero

  6. E’ vero che quando le parole si usano a sproposito e si esagera, i discorsi perdono credibilità. La Russia di Putin è una dittatura? Certamente no, esiste sicuramente una locuzione più appropriata.

    La parola dittatura, come tutte le parole, porta con sè un carico di suggestioni che possono essere sfruttate strumentalmente per affermare la propria tesi o deridere quella degli altri. Dittatura evoca coercizione fisica, uniformi e carri armati, ed inevitabilmente si presta alla derisione.

    Non escludo che esistano forme di controllo con le quali si ottengono eventualmente gli stessi risultati senza apparenti coercizioni. Gli anni passano, la tecnologia avanza, le armi sono diverse, la polvere pirica ed il moschetto sono stati sostituiti da ingegneria sociale, psicologia delle masse e marketing. Insomma penso che in Italia una dittatura non ci sarà mai più. Almeno quella 1.0

  7. non segue troppo cio’ che accade nella politica Italiana. non vivo piu’ li, non la subisco piu’, ma fa ancora male perche’ personale. meglio ignorarla allora. una forma di post-traumatic stress disorder.
    pero’, per quel po’ che ho letto e sentito, non so se condivido o meno l’ultimo tuo post. penso di no. pure io non amo le esagerazioni o l’uso di parole che non sono appropriate. le parole servono a cogliere elementi della realta’ cosi da capirla, se le parole si distaccano dalla realta allora non servono piu’, diventano una ginnastica sterile.

    se il governo avesse semplicemente montato una battaglia legale costituzionale per esporre le proprie ragioni e somehow difendere i propri errori, e magari vinto, saremmo ancora in un “frame” democratico. una democrazia e’ fatta di consenso e regole. la via liberale e’ nelle corti di giustizia. i poteri rimangono separati. invece, quando un governo riscrive o “reinterpreta” le regole dopo il fatto, allora e’ il primo passo di una dittatura. non verso una dittatura, ma di una dittatura. e’ un atto despotico, arbitraio, illiberale. una dittatura + aggettivo, se vuoi, ma una dittatura.

    anche perche’ una dittatura (come una democrazia) ha uno spettro di manifestazioni. la democrazia venezuelana o russa non e’ quella inglese o tedesca, ma la dittatura iraniana non e’ quella cinese. quando una persona o la sua cricca rompono la separazione dei poteri al fine di bypassare leggi esistenti e la costituzione, uno puo’ parlare senza paura di esagerare di dittatura, come da definizione.

    http://www.merriam-webster.com/dictionary/dictatorship

    le teste rotte e i testicoli pestati dentro una scuola chiusa di notte vengono magari dopo…. non e’ che alla polizia Italiana manchi la pratica per fare cose del genere.

    La repressione violenta dell’opposizione e’ sufficiente per definire un regime di dittatura, ma certo non e’ necessaria, mentre sembra che nella tua definizione lo sia. il che implica che la tua definizione sia estremamente stretta in scopo. cosi’ stretta da mancare l’essenza di quello che e’ accaduto, cioe’ un atto di fatto dispotico=dittatoriale.

    quello che temo e’ che persone intelligenti come te siano in questo caso troppo vicine alla foresta per vedere la “big picture” . e magari, nel tentativo di sostenere un teorema che si e’ dimostrato piu o meno vero fino al giorno prima (“L’italia non e’ una dittatura e Berlusconi non e’ il suo duce”), finiscano per non accorgersi che la linea invisibile che separa il liberalismo dal suo opposto e’ stata pericolosamente varcata.

    e la domanda mia allora e’: quante volte una democrazia puo’ essere stuprata analmente ed ancora chiamarsi tale?

  8. Una curiosità: hai mai letto la relazione Anselmi sulla P2?

    Quella che stiamo vivendo oggi è una dittatura moderna. Quelle di cui parli tu, dove si uccide e tortura, è la vecchia forma della dittatura. Noi siamo le cavie di un nuovo esperimento politico, per’altro pienamente riuscito.

    ciao
    nicola.

  9. Non è una dittatura classica quella italiana. Ma quando accade ciò che sta accadendo qui non si può parlare di paese democratico. Chi governa dovrebbe rispettare per primo le leggi non cambiarsele di corsa a piacimento.

  10. nicola scrive::

    Quella che stiamo vivendo oggi è una dittatura moderna. Quelle di cui parli tu, dove si uccide e tortura, è la vecchia forma della dittatura. Noi siamo le cavie di un nuovo esperimento politico, per’altro pienamente riuscito.

    Va bene, chiamiamola “dittatura moderna”, ma sappiamo che è una cosa estremamente diversa e incredibilmente migliore di quella che è sempre stata la dittatura.

    Non perdiamo di vista il fatto che siamo fortunati, che ci sono 146 paesi al mondo (prendo le analisi di Freedom House) che stanno peggio di noi.

    E che, appunto, molti di questi centocinquanta paesi uccidono centinaia di persone ogni anno per aver detto un decimo delle cose che stiamo dicendo noi.

    Sergio scrive::

    Bisogna sempre ricordarsi che siamo in Europa. Ecco, probabilmente questo è il massimo di governo autoritario che può esistere senza inquietare i nostri compagni di viaggio continentali.

    Ma mica stiamo parlando della buona fede di Berlusconi. Ma figurati. Non ho idea di cosa farebbe Berlusconi se avesse le mani completamente libere. Ma non stiamo parlando di questo

    Stiamo parlando di quello che è, ora, l’Italia. E sì, anche grazie alla UE.

  11. Beh…un pò e un pò. Nell’immaginario classico la dittatura è collegata alla violenza ma non è detto che debba essere per forza così.
    Se non ricordo male, tecnicamente si parla di dittatura quando tutti e 3 i poteri dello stato (esecutivo, legislativo, giudiziario) confluiscono in uno solo.
    Nell’attuale situazione forse non si può parlare di dittatura ma certo ci sono tutti i segnali: il legislativo, grazie a questo sistema elettorale, è in mano all’esecutivo (liste scelte dal governo anzichè preferenze porteranno i parlamentari a essere sottomessi ai capipartito per poter essere rieletti).
    Il giudiziario è drasticamente violentato e screditato ogni giorno non solo con tagli di fondi e insulti ma anche (ed ecco il gancio con l’attualità) con decreti ad hoc che anticipano o modificano quelle che sarebbero le decisioni del potere giudiziario. (in questo caso la magistratura in base alla legge pre-decreto non avrebbe potuto rifiutare o accettare il ricorso del pdl in lazio e lomabardia ma gli è stata tolta la possibilità di esprimersi “anticipandola” con decreto)

    Ora se mescoli tutto con un pò di ronde, con un pò di censura delle informazioni e un pò di corruzzione…beh…io la chiamo dittatura. Siamo fortunati, ci sono dittature peggiori senza ombra di dubbio. Però ci sono anche democrazie migliori.

  12. @ Giovanni Fontana:

    Che la nostra sia una “dittatura(democrazia?)” diversa ok, che sia migliore di quelle in cui si uccide e tortura mi viene qualche *dubbio*. Ci sono tanti modi per uccidere. In questa dittatura moderna non si uccide il corpo, si “uccide” l’anima delle persone, se mi consenti questa espressione.

    Sì, è vero, c’è molto margine per protestare in modo non violento e per cambiere molte cose, ma questo *potrebbe* non essere sufficiente per cambiare aria a questo paese.

    Speriamo bene…
    ciao
    nicola.

    ciao
    nicola.

  13. l’Italia è una dittatura.
    Come tutto al mondo, si evolve.
    Questa è la dittatura da Unione Europea. Il non voler riconoscere l’attuale situazione non aiuta. Sminuirla nemmeno. Prendiamo atto che la situazione politica nel nostro paese ha cacato fuori dal vasetto.

  14. A me piace molto la definizione che ho letto da poco in un libro: “populismo privatistico”.

    Ciò detto, credo tu abbia ragione a dire che nel mondo c’è ben di peggio -altrimenti non saremmo qui liberamente a parlarne. La nostra non è una dittatura classica, e probabilmente nemmeno una dittatura “di nuovo conio”.

    Però – lo so che c’entra poco, è una traslazione del discorso, ma mi è venuto in mente e non posso farci niente… Però, mentre la dittatura cubana uccideva un dissidente in sciopero della fame (lasciandolo morire) il nostro simpatico sistema carcerario faceva lo stesso con un detenuto straniero, e intanto lascia proliferare i suicidi in carcere… Insomma per dire che anche qui l’orrore è abbastanza di casa…

  15. Non è una dittatura. Certamente no. Usato malissimo il termine. Per il momento accantoniamolo. Invece è stata molto ben teorizzata in passato la tirannide della maggioranza (relativa perché chi governa ha il 47% dei voti reali) sulla minoranza (il restante 53% dei voti reali).
    Poi… dando tempo al tempo… la tirannide può sempre o regredire o mutare in dittatura.
    Nel peggiore dei casi personalistica nel meno peggiore dei casi oligarchica da parte di una ristretta e controllata cerchia di persone (metodo usato in urss e cina per evitare le epurazioni di staliniana e maoista memoria).
    Un governo che vantando una finta maggioranza fondata su un premio datogli da una legge “porcata” che vara decreti legge minacciando l’ordine pubblico e costituzionale del paese per ottenerne la controfirma dal presidente della repubblica per rendere legali le sue e solo sue illegalità è sulla buona strada direi. Per la tirannia… per la dittatura vedremo.

  16. Un Paese non è più una democrazia quando, per difendere la sua Costituzione, si deve affidare al coraggio di un suo anonimo giudice amministrativo, anziché al coraggio del Presidente della Repubblica. In realtà, non dovrebbe essere necessario nemmeno il coraggio del Presidente. Ma alle volte, nei casi estremi, è il coraggio che serve per rimediare di entrare nei punti di non ritorno. Napolitano ha fallito, il TAR del Lazio no.

  17. Il termine è stato coniato qualche anno fa ed è “democratura”: nè democrazia, nè dittatura, ma una via di mezzo in cui dietro l’apparenza democratica si cela un regime che non lo è.

  18. Credo serva un nuovo termine, è vero e molto interessante ciò che si legge qui. Non c’è violenza o è molto poca, la sottomissione è quasi tutta psicologica. Viene usato verso tutti i cittadini lo stesso modello usato (da 3000 anni circa in tutto il mondo) verso le donne che vengono convinte fin dalla nascita a dover esser sottomesse e destinate ad esser angeli del focolare. Così i cittadini vengono ammaestrati a credere che, per il loro interesse, le cose siano giuste così come le ha decise qualcun altro. Come ha scritto già qualcun altro, ci rendono insensibili piano piano… [Grazie dello spazio]

  19. da oggi siamo in piena dittatura.
    oggi la casta politica sta dimostrando che il popolo non conta niente, i loro affari ed i loro giochi sono l’unica cosa che interessa alla classe politica
    mandano via berlusconi perchè incapace di governare, però accettano le leggi che ha proposto e mettono al comando un suo vicario.
    allora non li preoccupa le sorti dell’italia ma solo togliere una persona e metterne un’altra, poi si fa comunque il bene della casta e si aumenta il livello di schiavitù del popolo

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