L’altro ieri è morto un corridore al Giro d’Italia.
Per incastri della vita, è il Giro che sto seguendo meno degli ultimi anni. Così mi sono perso una delle tappe più commoventi della storia del Giro. Le cose che sono successe sono state molto belle, e il ciclismo si conferma avere quella cosa lì che non sai spiegare, ma che lo fa – da sempre – lo sport più pieno di poesia.
È davvero impossibile vedere queste immagini senza commuoversi:
Per quelli che il ciclismo l’hanno imparato da bambini la cosa più commovente, la più sbalorditiva, è un particolare che agli altri non dirà nulla. Gli applausi del pubblico. Strani, sconosciuti, così diversi da quelli che accompagnano i corridori durante le tappe, e di cui siamo tutti abituati a riconoscere lo scroscìo. In quegli applausi dal ritmo inedito, in quella maniera quasi arcana, si legge il rispetto, il pudore, la dignità, tante cose che sembrerebbe banale scrivere. C’è quel qualcosa, quel qualcosa di cui dicevo prima, che ne fa della poesia. Purtroppo, oggi, un epitaffio.
Tot kijk.
l’aspettavo questo post. meno male che lo stai seguendo poco, la tappa di lunedì è stata straziante.
A me hanno colpito i silenzî di quella tappa. Ovvî in una giornata così, ma che hanno evidenziato ancora di più i colori, la luce, il contrasto immediato tra quella che si vedeva bene che sarebbe dovuta essere una festa, e invece.
E sarà la città del traguardo, sarà la luce del lungomare, e anche la mia origine, insomma il tutto mi è sembrato uno struggente quadro dei Macchiaioli, ecco.
Con quella luce, quelle macchie di colore, quel chiaroscuro.
Aldilà degli incidenti (che possono capitare in qualsiasi attività ), devo concordare che il ciclismo è pieno di poesia, anche nelle piccole parole quotidiane: Cera, Epo… ah, come suonano bene.
Shylock , non sono bravo a scrivere come Giovanni per cui te la metto semplice : certe volte non capisci un caxxo .
@ Ormazad:
Non sto dicendo che non è una brutta cosa che sia morto uno sbattendo contro il muro, che poi c’è stata la solidarietà , etc.
Dico che il ciclismo con la poesia (e ormai anche con lo sport) ha ben poco a che fare. Si dopano già ai livelli giovanili e dilettanteschi. Se poi preferisci non saperlo e continuare a goderti la poesia, e Bartali e Paolo Conte, chi sono io per impedirtelo?
Shylock scrive::
Ci si dopava anche a quei tempi.
@ Giovanni Fontana:
Eh, ma allora c’era la ‘bomba’, molto più poetica delle provette e delle fiale.
gran bel commento
http://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2011/05/11/news/ciclista_solitudine_fatica-16079527/