Sono sempre fatti tuoi

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Uno dei mantra di questo blog è che non esiste neutralità di fronte a un’ingiustizia, nelle grandi cose – come i massacri perpetrati di fronte all’ignavia del mondo –, o in quelle più piccole: episodî che capitano a tutti, e nei quali il “non sono fatti miei” tradisce solamente uno sterminato egoismo (il privato è politico, dicevano le femministe ai bei tempi).

La trasmissione dell’ABC “What would you do?” (cosa faresti?) si basa proprio su questo concetto: il meccanismo è quello delle candid camera, ma invece di fare scherzi alle persone ignare delle telecamere, si tenta di porli in delle situazioni che mettano alla prova il loro senso di giustizia contro il loro “non sono fatti miei”.

In questo caso, in Texas – uno degli Stati degli USA in cui un cameriere può rifiutarsi di servire degli omosessuali –, una cameriera (complice) inizia a criticare e insultare una coppia di omosessuali (complici anche loro) con figli. La maggior parte degli avventori del ristorante interviene, ognuno con la propria strategia: chi trattando a male parole la cameriera, chi chiamando in causa Gesù, chi parlando rivolgendosi direttamente alle due lesbiche.

Vedere queste reazioni, assieme a questa notizia, è un bel segno d’ottimismo.

River

La moschea a Milano

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Pisapia, in teoria, è un mangiapreti. Moratti, in teoria, è una liberale. Pisapia vuole costruire una moschea a Milano, Moratti vuole impedire che venga costruita. ‘Namobbene. Secondo me sbagliano entrambi: i soldi pubblici non devono essere spesi per favorire un culto, al tempo stesso il comune non può impedire a un privato di costruire quel che gli pare sul proprio terreno, naturalmente nel rispetto dei regolamenti municipali.

Vale lo stesso discorso fatto per la moschea a Ground Zero: ognuno può avere l’opinione che vuole, ma lo Stato non ci deve mettere bocca. Come una sede della Lega Nord: io non approvo quello che viene predicato lì dentro, ma non ho nessun diritto di impedire che un privato adibisca la propria struttura, o l’affitti, a sede della Lega Nord. Allo stesso tempo, se lo Stato – con i soldi pubblici – costruisce una sede della Lega io m’arrabbio.

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EDIT – Nonostante, a mio avviso, il programma suggerisca l’opposto, Pisapia ha appena chiarito questo punto specificando che: “come ognuno paga la casa in cui abita, anche nei luoghi di preghiera deve essere così”. Bravo!

Cosa sono i confini del ’67

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Ho scritto per il Post questo riassuntone su cosa sono i “confini del ’67”, di cui si parla sempre, e su cui ha incentrato il proprio discorso Obama. Ho provato a tenerlo breve per favorire la lettura a tutti, e quindi ho dovuto scegliere quali erano gli eventi più rilevanti. Ci ho messo mappe, aneddoti, e meno opinioni del solito – quindi meno pessimismo!

“I territori del ’67 devono essere la base per il trattato di pace fra Israele e Palestina”, ha detto ieri Barack Obama, nel proprio discorso sul Medio Oriente. Ci sono due cose da sapere, intanto: la prima è che si chiamano territori del ’67, ma Israele li ha ottenuti vent’anni prima: dopo la guerra del ’48. La seconda è che sono stati la “base” di tutte le trattative fra israeliani e palestinesi – e sappiamo tutti com’è andata, visto che siamo ancora qui a parlarne. Verrebbe da chiedersi, allora, perché Obama li riproponga come punto di riferimento per raggiungere la pace. La risposta è semplice: non sono una novità, non sono una via facile, ma sono l’unica strada percorribile. Come disse una volta il presidente israeliano Peres «non è che non ci sia luce in fondo al tunnel, è proprio che non troviamo il tunnel».

Per questo, l’insistenza sulla questione dei territori è più che giustificata: l’eterno conflitto arabo-israeliano è, prima di ogni altra cosa, una guerra per ogni piccolo pezzetto di terra. Se andate in giro in quelle zone, da Tel Aviv a Ramallah, vi spiegheranno che il problema del conflitto arabo-israeliano è uno, anzi sono due: c’è troppa storia e troppa poca geografia. Sulla storia del conflitto israeliano si potrebbero scrivere biblioteche intere, che difatti sono state scritte. Quello che segue vuole essere un velocissimo riepilogo dei principali eventi utili a capire cosa sono questi fantomatici territori del ’67, e perché sono così importanti.

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Faticosa analisi di un post di Beppe Grillo

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Qualche giorno fa ho fatto un post in cui criticavo le difese a oltranza del proprio politico di riferimento. Valeva per il PDL con Berlusconi, per l’IdV con Di Pietro, per la Lega con qualunque delle canaglie che hanno nella dirigenza, e valeva un po’ per tutti i partiti; ma l’esempio più calzante era sicuramente Beppe Grillo, per il consenso dogmatico che riscuote fra moltissimi dei suoi simpatizzanti.

Nella mia critica sono stato abbastanza feroce, ho definito Grillo un populista e un capobastone, e nei commenti mi hanno chiesto perché pensassi queste cose. Ho risposto che non sapevo da dove cominciare, che non è mai una buona risposta, e ho elencato un po’ di cose. Poi ho deciso da dove cominciare, sono andato sul blog di Beppe Grillo e ho letto l’ultimo post, uno a caso, senza particolare significato: non l’ho scelto come esempio. E non c’era una frase su cui non avessi qualcosa da contestare.

Io davvero non capisco come ci siano persone che siano d’accordo con queste cose. Quello che segue è un faticoso, e noioso, fisking del post di Beppe Grillo. Quello che segue è l’intero post, non una selezione delle frasi meno condivisibili.

Comincia così:

Gli astrologi sono più seri dei sondaggisti

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Droga libera

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Nel buonumore che ho da due giorni per il risultato di Milano, per essermi sbagliato due volte – una, quando ho pensato che avrebbe vinto quell’altra, e due quando ho pensato che Pisapia avrebbe dovuto reagire con più vigore al lurido agguato di Moratti (invece aveva ragione lui) – mi ha colto un dubbio che, in mezzo a tutti gli spernacchiamenti che Moratti si sta meritando per le accuse sparate nella mischia a Pisapia, rischiassimo di dimenticarci una cosa – e cioè quale è la posizione di una persona liberale e progressista riguardo alla droga: quella scritta nel titolo.

Non vorrei che con Moratti che dice “Pisapia è a favore della droga libera” si avesse una reazione simile al Berlusconi che va con le prostitute: ovvero il campionamento casuale e contrario di qualunque cosa il proprio avversario dica. La prostituzione va legalizzata, come le droghe, almeno quelle leggere. Naturalmente quella che dice Moratti è una fesseria usata solo per terrorizzare la signora del pianerottolo, ma – ricordiamocelo – se Pisapia fosse favorevole alla “droga libera”, beh, farebbe bene.

Beati gli elettori che fanno autocritica

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È successo che Grillo ha rivolto a Vendola un “At salut, buson” come insulto. Cioè, “saluti, ricchione”, a mo’ d’insulto. Non come uno può dire frocio all’amico frocio o negro all’amico negro, proprio a presa in giro di quelli che reputano queste caratteristiche offensive. No, come mossa di campagna elettorale. La gente che era lì ha riso – gente di livello, insomma – e la cosa è venuta fuori. C’è stata una piccola polemica, e Capriccioli ha raccolto in una specie di stupidario – come ne aveva fatti per tanti altri – le peggiori uscite di Grillo. Le risposte, dai grillini, sono state di questo tenore:

Questo è il profilo facebook di quella merda di Capriccioli:

http://www.facebook.com/alessandro.capriccioli/posts/225210040826538

SOMMERGIAMO DI COMMENTI QUESTO PENNIVENDOLO VENDUTO DI MERDA SERVO DEL PD!!!!!!!!!!!!!!!!

Nessuna risposta nel merito, naturalmente, ma dietrologie delle più sciocche (l’Espresso->De Benedetti->PD->Capriccioli è un venduto al PD), aizzate dal loro capobastone.

Se vi siete imbattuti da qualche parte nella questione – altri blog, Facebook – avrete notato come immancabilmente quando arrivano i grillini il livello di qualunque discussione crolla, e soprattutto c’è una difesa assoluta e dogmatica di qualunque cosa faccia Grillo, contro qualunque evidenza.

A seguito di questo, nonunacosaseria ha scritto una considerazione effettivamente molto vera:

Un militante piddino – con tutti i suoi limiti e le sue arretratezze culturali – se il segretario del suo partito spara una cazzata non si arrampica sugli specchi per giustificare la gaffe, ma gli fa un culo così.

Se ci pensate, è vero. Forse, però, questo non riguarda solo il Movimento 5 Stelle di Grillo – che è l’apice –, ma è un discorso che si potrebbe allargare a molti altri partiti. Pensate alle discussione che vi sarà capitato di fare con gente di qualunque partito: gli elettori del PD sono fra gli unici che riconoscono gli errori dei proprî leader. È un po’ il concetto che c’è all’inizio di questa vignetta. Ci si arrabbiano, ci si scornano, e se qualcuno critica Bersani – o al tempo Veltroni, o chiunque altro – la risposta è quasi sempre «hai ragione, ma bisogna considerare anche quest’altro fatto», e quasi mai una difesa a oltranza di posizioni insostenibili (pensate al vostro amico che vota il PD, e cosa diceva di Paola Binetti: non erano mai “eh, è stata interpretata male” “no, ma era una battuta” o cose del genere).

E così mi sono domandato: non è che tutti i discorsi sul tafazzismo del PD che si fa male da solo sono semplicemente l’altra faccia della medaglia di un rapporto maturo e autocritico verso sé stessi?

Credere in qualcosa

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Siamo una generazione di figli di cattocomunisti. Mia madre è stata catto-comunista-comunista, e ora – con l’età – è diventata catto-catto-comunista. La mamma di un amico (che desidera rimanere anonimo per tutelare il proprio buon nome), invece, è diventata new age. Tipo così. L’altro ieri mi ha raccontato:

La gente in cantina ha gli scatoloni con scritto “piatti ceramica”, oppure “bicchieri verdi regalo zia Giovanna”, no?
Ecco, mia madre ne ha solo due con scritto il contenuto: “sciamanesimo celtico” e “vita universale”.

UPDATE – Il mio anonimo amico ci tiene a precisare: Rimango anonimo per non mandare karma negativo e pensieri che distorcono l’aura del reiki.

Weylandt

L’altro ieri è morto un corridore al Giro d’Italia.

Per incastri della vita, è il Giro che sto seguendo meno degli ultimi anni. Così mi sono perso una delle tappe più commoventi della storia del Giro. Le cose che sono successe sono state molto belle, e il ciclismo si conferma avere quella cosa lì che non sai spiegare, ma che lo fa – da sempre – lo sport più pieno di poesia.

È davvero impossibile vedere queste immagini senza commuoversi:

Per quelli che il ciclismo l’hanno imparato da bambini la cosa più commovente, la più sbalorditiva, è un particolare che agli altri non dirà nulla. Gli applausi del pubblico. Strani, sconosciuti, così diversi da quelli che accompagnano i corridori durante le tappe, e di cui siamo tutti abituati a riconoscere lo scroscìo. In quegli applausi dal ritmo inedito, in quella maniera quasi arcana, si legge il rispetto, il pudore, la dignità, tante cose che sembrerebbe banale scrivere. C’è quel qualcosa, quel qualcosa di cui dicevo prima, che ne fa della poesia. Purtroppo, oggi, un epitaffio.

Tot kijk.