Siamo tutti “autentici grulli”

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Questo piccolo fatto di cronaca, in realtà una bega di paese, riguarda la Fiorentina, ma la riporto perché tipizza una quantità enorme di persone e occasioni.

Oliviero Beha è un giornalista sportivo e tifoso della Fiorentina. Lui è uno dei complottisti più cospirazionisti più complottisti che ci siano. Dietro a qualunque cosa c’è sicuramente una cupola: se le banane nel suo frigorifero vanno a male è sicuramente colpa della CIA, e questo in un ambiente così propenso al vittimismo e ai complessi di persecuzione (trovate un ultras che non dica che quest’anno gli arbitri, e il palazzo, ce l’hanno con loro) come il calcio, è un miscuglio corrosivo.

Beha ha scritto sul Fatto quotidiano un articolo contro i Della Valle, i proprietarî della Fiorentina, e assieme a qualche considerazione ragionevole ha infilato tutta una serie di teoremi per i quali, sostanzialmente, la Fiorentina avrebbe deliberatamente deciso di far squalificare Mutu, privandolo inoltre di assistenza tecnica, medica e legale (la giustificazione data è “c’è Jovetic”, come se fosse interesse di una squadra svalutare un proprio giocatore). Poi, Beha scrive che – altrettanto sostanzialmente – l’unico interesse dei Della Valle è fare soldi con l’indotto della Fiorentina, e argomenta questa tesi cercando di suffragarla con dei dati che, alla fine della fiera, la contraddicono. Ce ne sono delle altre, fra cui un passaggio sessista, e uno autocelebrativo della propria boria, ma la chicca è questa:

[Prandelli] è stato cacciato con ignominia mesi fa e nessuno si chiede come mai ? O si pensa da autentici grulli che abbia lasciato la Fiorentina per la Nazionale? E’ stato “sistemato” ad una Nazionale in cerca di autore più di Pirandello solo perché i Della Valle (naturalmente il Della Valle, l’altro essendo solo un fratello) volevano sbolognarlo senza pagare dazio alla città “del calcio fiorentino”.

Sì, autentici grulli. Credere la cosa più ovvia, ovvero che a Prandelli interessasse un posto di maggior prestigio – come la panchina della Nazionale – rispetto a un posto in una squadra tutto sommato provinciale come la Fiorentina è da autentici grulli. C’è necessariamente qualcosa di più grosso, dietro. Ascolta un cretino, diceva un personaggio di Bisio e Gialappa’s.  E quindi i Della Valle, potendo decidere loro chi sarebbe stato il futuro allenatore azzurro, avrebbero fatto questa scelta.

Che ha fatto Della Valle?

Ha risposto con la stessa moneta. Ha risposto con una lettera aperta a Beha, molto dura, rivoltando la stessa accusa: è un complotto. C’è una ragione per la quale Beha ha scritto questo articolo ed è perché non gli è stata data la possibilità di entrare in società, alla Fiorentina. E da quel momento, per vendicarsi, ha iniziato a fare un vero e proprio killeraggio contro i Della Valle. Inoltre Beha non può chiamarsi “tifoso della Fiorentina” perché non è un vero tifoso, e tutto quello che auspica è il male della squadra, ingannando la buona fede dei fiorentini.

Della Valle, insomma, non ha fatto molto meglio, ma ha mostrato una cosa: che all’accusa di complotto si può rispondere con lo stesso argomento vacuo, e senza alcuna prova – mi accusi di malafede? Anche tu sei in malefede. E provami il contrario! Ricordo quando c’era il fenomeno Beppe Grillo, agli inizi di questo blog, e se qualcuno si azzardava a rivolgere una critica a Grillo arrivavano due, tre, decine, di persone ad accusare – davvero! – chiunque ne scrivesse di essere “pagato da Berlusconi”, dal PD, dai poteri forti, o da chi pareva loro. Insomma, la solita delegittimazione del parere altrui: non importa quello che dici, perché tanto lo fai per interesse, quindi non mi spenderò a rispondere alle tue argomentazioni. Mi ricordo una volta, Eureka!, capii come si deve rispondere a queste accuse: no, sei tu che sei pagato da Beppe Grillo! Non seppero come replicare.

Piergiorgio Odifreddi è come Saddam Hussein

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Non si potrà certo offendere, Odifreddi, visto che lo sto paragonando a un personaggio riscattato. Anzi: un romantico, no?

Fosse stato per me, non si sarebbe ammazzato nemmeno Saddam Hussein. Per compassione umana, certo. Ma anche perchè, qualunque crimine avesse commesso, si era in fondo riscattato, vestendo romanticamente i panni di Davide contro Golia, e resistendo inutilmente all’invasione e alla conquista del proprio paese da parte del Grande Satana e dei suoi alleati.

Già immagino quale medesima indulgenza lo stesso Odifreddi – ateo militante, come me – avrebbe riservato a un qualunque dittatore e assassino cattolico che si fosse fatto prelevare il proprio sangue per poi, con esso, far scrivere una Bibbia.

Che poi – grullo! – è precisamente l’opposto: la battaglia contro la pena di morte si fa proprio per le persone che non sono riscattate.

Occupazione?

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Di barzellette sugli israeliani ne avevo sentite un sacco – specie in Palestina – però per la maggior parte erano sciocche, antipatiche, o direttamente antisemite. Questa, invece, mi ha fatto proprio ridere. Naturalmente, anche qui, qualcuno s’arrabbierà.

Un israeliano prende il volo Tel Aviv-Londra e arriva in Gran Bretagna per visitare alcuni suoi parenti che vivono in Inghilterra, così appena sceso dall’aereo, si mette in fila alla dogana. Quando arriva il suo turno mostra il proprio documento al funzionario, che lo guarda, controlla la foto e gli comincia a chiedere le proprie informazioni personali per controllare che coincidano con quelle scritte sul documento.

«Allora, nome?»

«Shlomo Ben Haim»

«Data di nascita?»

«25 febbraio 1972»

«Occupazione?»

«nono, soltanto turismo…»

Razzismo

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Chinaski fa la migliore descrizione del razzismo:

Come dicevo, domenica è stata nient’altro che la solita domenica noiosa, e infatti abbiamo avuto dei cori razzisti, cioè uomini che discendono dalle scimmie hanno preso in giro altri uomini che discendono dalle scimmie insinuando che discendano dalle scimmie.

Abbìra, semmai

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Mi chiedono di commentare la pubblicità che sta facendo ridere tanti, quella del «cinque léttere, abira», sottolineando che è una parodia riuscita male e che nessun romano riderebbe. Detto che trovo davvero difficile immaginare qualcuno a Roma che non sappia scrivere birra, mi limito a sottolineare che – se proprio… – nessun romano direbbe «abìra, cinque lettere» – quella sì, ignoranza del romanaccio – perché in romano la parola “abìra” proprio non esiste, è abbìra con due “b”, come assedia per la sedia. E come in italiano si scrive “va bene”, ma si pronuncia “vabbene” e attaccato si scriverebbe proprio vabbene, o come si scrive “da vero” ma si pronuncia “davvero” e si scrive attaccato “davvero”. Se proprio volete sapere il nome, si chiama raddoppiamento fonosintattico.

Insomma, i signorini della Treccani permettono? Forse questo potrebbe esservi d’aiuto.

La guerra delle cifre

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Oggi WikiLeaks ha pubblicato i diarî di guerra dall’Iraq, in cui si rende conto del numero di persone che sono morte a causa dell’intervento americano, sono 109 mila e includono molti civili. Tutti hanno parlato di una cifra enorme (ed è una cifra enorme), ma nessuno ha provato a mettere le cose nel proprio contesto: in Iraq sono morte 109 mila persone dal marzo del 2003, siamo a ottobre 2010, equivale a dire 1.197 persone che hanno perso la vita ogni mese.

La quantità totale delle vittime di Saddam Hussein non si saprà mai: alcuni dicono mezzo milione, altri dicono due milioni, Wikipedia dice 800 mila. In più ci sono le vittime della guerra dichiarata contro l’Iran, le cui stime vanno dal mezzo milione al milione e mezzo. 1.800.000 persone, essendo prudenti, in meno di 24 anni di dittatura, che sono 6.339 al mese. Quasi sei volte tante.

Il masochismo della riconoscibilità

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La mia squadra del cuore, come si dice, me n’ha fatte vedere tante e di tutti i colori: una retrocessione, formalmente un paio, un fallimento con tripla discesa di categoria; uno scudetto perso per un giocatore che s’infortuna e l’altro che va al carnevale; la cessione di Baggio e quella di Bati; a proposito, l’ho sopportata portare l’attaccante più forte degli Anni ’90 al Tupparello di Acireale, e vista allo stadio giocare contro il Poggibonsi (lo so che vi sembra un’iperbole tipo “vado a Canicattì”, invece no, ce l’ho vista veramente), e perdere in casa contro il Montevarchi in Serie C2.

Però non mi era mai successo, in tutta la mia vita, che la mia squadra fosse ultima in classifica. Ultima proprio ultima, lì, da sola, con meno punti di tutte le altre. E invece, per queste due settimane senza campionato, lo è stata. Lì, in fondo a tutte le tabelle, così riconoscibile: sì è guadagnata anche i titoli, domenica scorsa – dicevano “Juve, Inter e Milan Ok. Fiorentina ultima”. In fondo, del Cagliari, che pure aveva due punti di più non ne parlava nessuno.

Non è stato così terribile, anzi, sarà perché sono lontano da casa (ma in fondo io son sempre stato lontano da casa, se Firenze è la mia casa, o la casa della mia squadra), ma mi sono quasi sentito coccolato: e tutti lo sapevano, perfino un islandese, qui a Londra, sapeva che la Fiorentina era ultima in classifica. Ai miei amici dicevo «oggi non si parla di calcio», e loro capivano «mi interesso di cricket!», e loro sorridevano come accarezzarmi, il fratellino a cui è capitata una disgrazia.

Io l’ho sempre detto che son paraculo, su ‘ste cose: ché quando la Fiorentina vince son contento per tutto il pomeriggio, mentre quando la Fiorentina perde penso «eh, vabbè, è solo un gioco», però in questo caso… non so, quasi mi c’ero affezionato, a questa maglia nera.

Oggi, pochi minuti fa, la Fiorentina ha vinto, e così non è più ultima – perché c’è anche questo: se hai pochi punti, se sei ultimo, ogni punto vale molto di più, e ne bastano pochi per non essere più ultimi – e per quanto possa andare male il campionato è difficile che torni a essere così, sotto a ciascuna di tutte le altre squadre. Magari per diverso tempo, forse per altri 27 anni, forse tutta la vita, ché ci vuole una certa pervicacia, oltre che una sfida a probabilità piuttosto basse, per essere il più scarso di tutti e tutti. E insomma, tre punti. Ecco, volevo dire che mi è un po’ dispiaciuto.