Alfredo è un ragazzo che scrive canzoni, scrive la musica, e scrive i testi. Un tempo si chiamavano “cantautori”. Non c’è solo quello. C’è che è davvero molto bravo.
Ora: io lo so, voi frequentate un sacco di blog ben selezionati che segnalano musicisti – e sarete oberati dai varî «ascolta questo» e «ascolta quello». Il presente blog lo fa così raramente che, per una volta, potete fidarvi: ascoltate le canzoni che metto qui sotto.
Io, pigro, le avevo a disposizione sul PC da un sacco di tempo, e ho iniziato ad ascoltarle solo qualche giorno fa: non fate lo stesso errore!
Alfredo Marasti non ha ancora vent’anni (è del ’90), ed è toscano. Ha una memoria di ferro per le cose inutili e una capacità straodinaria di mettere insieme parole semplici fra loro, così come di associarle alla musica. Delle volte mette nei suoi pezzi dei piccoli gioielli di pensiero laterale che fanno ridere o annuire soddisfatti anche al trentesimo ascolto, quando è svanito completamente l’effetto sorpresa e rimane solo l’arguzia.
Cosa penso? Che se nei prossimi anni non sentirete parlare di lui – se non avrà successo – vuoldire che il mercato italiano delle canzoni funziona davvero nel modo sbagliato. E siccome ho la quasi certezza che sia così, metto un po’ di sue canzoni qui così qualcuno in più può ascoltarlo. Se poi diventa famoso, beh, l’avevo detto io!
Cosa gli manca? Mi concedo un gioco che faccio sempre: trovare un difetto semplice e uno complesso alle cose che mi piacciono. E dunque: il difetto conciso è che nell’incrocio fra De Gregori, Branduardi e De André manchi un po’ di personalità – del resto è un fatto assai preventivabile in un artista così giovane. È probabile che, crescendo, Alfredo crescerà anche uno stile più proprio.
L’altro, più articolato, riguarda gli attori delle sue canzoni: i personaggi che crea non sono molto “possibili”; e pure affidandosi allo slancio narrativo, trascuratane l’inumanità, sono spesso incoerenti al loro interno e contraddittorî rispetto alle premesse conferitegli, per quanto strampalate.
Ma anche qui: chi scrive canzoni non vive in questo mondo, non ha necessità di persone vive e incontrabili. Sulla sua strada si imbatte in individui dagli sguaiati pregi e dagli sguaiati difetti, e li racconta. E nell’ombra di questi personaggi-limite ben raccontati, in qualcuno dei loro drammi, ci ritroviamo tutti.
E quindi, ecco: cinque delle migliori canzoni in un ordine non particolare (pensate che non ci ho neppure messo quella con cui ha vinto il Premio De André, La luna e il ladro, secondo me appena un gradino sotto):
Aggiornamento del 22/07/2018.
Questo post è ormai invecchiato, e tanto, come anche Alfredo, che è più maturo e consapevole. E, in questa sua consapevolezza, mi ha chiesto di rimuovere da questo post i link a quelle canzoni: erano schizzi giovanili, e con una qualità dell’audio non eccelsa. Mi sembra giusto. Sappiate insomma che quelli qui sotto che commentavano quanto erano piaciute loro le canzoni non erano ubriachi (o magari sì, ma non per questo).