Domenica 8 marzo

Nella cabina – Diario dalla palestina 182

Come avrete notato ho rallentato un po’ i ritmi di pubblicazione, un po’ per sovraimpegno dovuto al cercare di lasciare tutto nel miglior modo possibile per quando non ci sarò più, e un po’ per disaffezione (o di-sperazione, nel senso di perdita di speranza…).

La notizia è che sono tornato, ho talmente tanto materiale ancora da pubblicare che potrei farci un altro Diario: chiamandolo “Diario della Palestina”. Lo metterò di seguito. Intanto il ritorno: si è confermata una teoria che avevo ipotizzato, ovvero che – purtroppo – con la sicurezza israeliana, più sei sgarbato e scocciato e meno tempo perdi. In qualche modo se sei disponibile gli sembra che tu abbia qualcosa da nascondere. Oramai di quei controlli ne ho fatti talmente tanti che potrei sistemizzare questa cosa.

In aereo, viaggiavo con la Windjet, un aereo scarsissimo, in cui proprio non entravo. Non è che stavo scomodo, proprio non entravo al mio posto. Anche in questi casi so che la cosa migliore è lamentarsi con incazzatura, ma quando vedo ‘sti stewart/hostess non mi viene proprio. Allora vado lì, gentilmente, a spiegare tutto, dicendo che lo so che non è colpa loro, ma non c’entro proprio. Loro mi dicono che sì, ma che ci possono fare.

Parlottiamo un po’, alla fine le provano tutte, ma proprio tutte, e all’ultima mi invitano a sedermi nel loro anfratto in fondo all’aereo. Insomma, ho passato tutto il volo a chiacchierare con questi Stewart/hostess catanesi. Gli ho raccontato un po’ di me, mi hanno raccontato un po’ di loro (dice che il colloquio è molto a culo, basta sapere un briciolo d’inglese e ti prendono). Mi hanno spiegato che i piloti di aerei hanno la nomea di essere fascisti, «anche il nostro?» ho chiesto, «ha’ voja». E mentre annunciava all’altoparlante la bella giornata su Roma, gli si faceva il verso “bella giornata su Roma, Città Eterna e Capitale dell’Impero Italiaco…”. Abbiamo sparlato della maleducazione degli israeliani (mi hanno chiesto, come fossi un esperto: ma perché su questo volo sono sempre tutti così stronzi?) e in effetti quando il poliziotto al controllo passaporti mi ha restituito il documento augurandomi «buona giornata!» ho notato subito la differenza. Abbiamo parlato della chiusura dei palestinesi, delle adozioni omosessuali (non erano molto d’accordo), dei (non) diritti delle donne.

Quando andavano a fare il giro per servire qualcosa, mi lasciavano il mio vassoio (che ovviamente non portavano al mio posto) e le riserve di bevande, tè, caffè: «se vuoi qualcosa mentre facciamo il giro, serviti». Lanciandomi poi sulle ginocchia la Gazzetta, che ovviamente non leggevo da mesi.

E Roma è la solita, si diventa cittadini dopo un minuto.

2 Replies to “Domenica 8 marzo”

  1. Bentornato a Roma allora. Mi piacciono le cose che scrivi, come le scrivi e ciò che fai. Aspetterò con ansia di inserire nel mio reader il tuo Diario della Palestina.
    Un abbraccio
    alfredo

  2. Che dirti:
    Welcome to the Hell, traficco, smog, casino, beh questa è Roma
    Aspettiamo con ansia il Diario….

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