Giovedì 5 marzo

Dialogo fra una donna palestinese e un uomo italiano – Diario dalla Palestina 180

Solo una cosa: venite in Palestina!

Uomo italiano: «come fai a dire che delle persone che si comportano così ti vogliano bene?»
Donna palestinese: «beh, ma loro sono stati educati così»
UI: «Sì, ho capito, ma se tu decidi di andare a vivere da sola tuo fratello ti uccide, non ci rimane male, prende una pistola e t’ammazza. Questo ha a che fare con l’educazione o con il cuore?»
DP: «Ma io non posso volergli male, perché lui è in grado di fare solo questo»
UI: «E non è proprio questa una ragione per non volergli bene?»
DP: «Ma lui, tutti qui, fanno tutto quello che sono in grado di fare»
UI: «Ecco. E quello che sono in grado di fare è sufficiente?»
DP: «Magari anche io, al posto loro, farei così»
UI: «Dici? Buon argomento: e come ti sentiresti?»
DP: «Cioè?»
UI: «Voglio dire: come ti sentiresti? cosa penseresti di te stessa»
DP: «Se mi comportassi come loro?»
UI: «Sì. Lo vedi come sei incredibilmente presuntuosa? come li tratti da animali?»
DP: «Io sono presuntuosa?»
UI: «Se tuo fratello ti chiedesse di andare a Hebron a fare un giro, e tu gli rifiutassi il permesso senza neanche rispondergli, cosa penseresti di te?»
DP: «Che sono una stronza»
UI: «Difatti. E che meriteresti il suo affetto?»
DP: «…no»
UI: «Però tu sì. Tu, dannatamente, gli sconti tutto. Tu gli vuoi bene… anche se non lo merita».
DP: «Non dovrei..?»
UI: «No che non dovresti. Non dovresti trattare gli altri come animali»
DP: «Come animali?»
UI: «Sì, esattamente come animali. È la società a essere colpvole, non loro. Li espropri della responsabilità individuale, e tu – invece – fai la martire (shaeed, stessa parola dei Kamikaze)»
DP: «Io faccio solo quello che mi dice il mio cuore»
UI: «No. No. No. Tu fai quello che ti dice la tua testa, e sei di un’arroganza indicibile: decidi di metterti su un piano morale notevolmente superiore al loro e gli sconti cose che non sconteresti mai a te stessa. Se tu ti comportassi come loro ti riterresti una persone indecente, però visto che lo fanno loro, gli dài tutte le attenuanti. Lo vedi quanto sussiego c’è in questo atteggiamento?»
DP: «Io cerco di perdonarli»
UI: «Sì, ok, ma se tu lo facessi non ti perdoneresti mai. La cosa più altruista che puoi fare è dare agli altri le proprie responsabilità. Tu non sei migliore di loro. O se lo sei, non lo sei in partenza, devi dimostrarlo»
DP: «Migliore? Diversa, non c’è un migliore e peggiore»
UI: «Ah non c’è eh? Però quello che loro ti fanno, non lo accetteresti mai da te stessa. Ti sei imbevuta di questa idea tanto narcisista del martirio, e ti condirei meglio di tutti gli altri. Ma non è così: quello che tu meriti per i tuoi errori e per i tuoi successi, loro lo meritano per i loro.»
DP: «Capisco cosa dici. Lo sai, non pensavo che in Occidente ci fosse qualcuno che la pensa come te»

Io mi son chiesto come sia possibile che una donna palestinese pensi che in Occidente non ci sia qualcuno che la pensi così. È sconvolgente, perché se no in Occidente: la terra della libera volontà e della responsabilità individuale contro quella collettiva, se non lì dove? Come fa a pensare che no?
Ecco, mi son detto, e vi dico: Venite tutti in Palestina. Un’invasione.
Questa donna avrà parlato soltanto con multiculturalisti pensierodebolisti, etc, per cui tutte le culture sono uguali, e non c’è nulla da difendere. I diritti delle donne, l’intangibilità della persona eccetera.
Perché il problema è che viene in Palestina solo chi è acriticamente filopalestinese, e questo ingrossa il problema. Finiamo per dare quell’immagine terribile della libertà di pensiero. Invece bisogna mischiare le carte.

Venite in Palestina.

28 Replies to “Giovedì 5 marzo”

  1. Ammazza! Cristiana o Mussulmana? Oppure solo Palestinese? In effetti anche a me sembra un buonismo “imposto”. Mischiamo le carte…

  2. Si,va bene,hai ragione Dunf. Ma credi sia facile per le donne palestinesi opporsi,sapendo di rischiare la vita? Ti ricordi cosa successe in Italia ad una ragazza di nome Hina? Per quanto riguarda il cominciare a pensare che quei maschi sono dei grandissimi str.. egoisti e violenti,mi trovi più che d’accordo!
    Ciao.

  3. @ angia:
    what if, hypothetically, they had a sweet chance to leave forever and start anew, and, still, don’t do it? who’s fault is that then? if you are the only gatekeeper of your freedom and still choose slavery, who’s to blame? the gatekeeper or who built the prison? and who should we help?

  4. la responsabilità è sempre individuale, chi non ricorda costantemente questa verità può commettere ogni nefandezza

  5. Mi ero collegato solo per segnalare a Giovanni Fontana questa notizia che ho letto oggi dal sito dell´Ansa. Giovanni, mi ricollego al post sui luoghi comuni su Hamas, ricordi? Il titolo dell´articolo é il seguente:
    400 Ong denunciano Israele per crimini di guerra
    il link di seguito.
    http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_904680867.html
    Per ricollegarmi al post odierno, sono convinto che la responsabilitá individuale sia fondamentale per una corretta vita in societá. Ma non sufficiente. Credo che il dialogo riportato non abbia lo scopo di far esprimere giudizi o giustificazioni verso la donna palestinese, ma bensí per dare una fotografia del sottofondo culturale alla base della situazione in Palestina. Non sono convinto sul fatto che ció possa esser dovuto o rafforzato dalla presenza di occidentali ciecamente filopalestinesi, bensí tale frase mi sembra piuttosto forzata rispetto al resto del discorso: credo che eventualmente un pregiudizio verso la cultura occidentale sia dovuto ad altre fonti (magari mass media o appunto luoghi comuni) che ad esperienze dirette. Ma trovo fondamentale il fatto che il rinascimento di un popolo passi dal rinascimento della propria cultura.
    Come sempre buon lavoro Giovanni!

  6. @Max:
    Ma certo che dobbiamo aiutare i “gatekeeper”!
    Io volevo sottolineare che ci vuole una grande forza di volontà per fare certi passi,e non sempre la si trova,credo ci sia sotto anche la paura di doversi mettere alla prova,col rischio di fallire,per poter trovare la propria strada. E comunque credo che la giovane donna palestinese che vorrebbe partire abbia paura di una realtà occidentale di cui non ha che una conoscenza mediata.Questo io credo.Forse mi sbaglio,non so.Per quanto riguarda l’idea che in alcuni paesi hanno della società occidentale,sono d’accordo con Marco Malagnino.

  7. Marco Malagnino ha scritto:

    Mi ero collegato solo per segnalare a Giovanni Fontana questa notizia

    Bentornato, per dimostrare ”la determinazione di Israele a fare il maggior numero di vittime civili” bisognerebbe argomentare che l’esercito israeliano è sprovvisto di mezzi militari, ed è molto debole. Considerato che è il 4° esercito del mondo mi sembra poco stabile.

    Ed è ancora più semplice, in tutte le case in cui – di notte – i soldati entravano, c’erano dieci, quindici bambini lì a sputare, prendere a calci, insultare, maledire. Ovviamente – e ci mancherebbe altro – i soldati non ammazzavano questi bambini, sarebbero stati tranquillamente in grado di farlo.

    Israele sopravvive alle proprie ingiustizie, da almeno quarant’anni, facendo leva sull’essere il meno peggio. Trovo che insistere sul fatto che sia, il peggio-peggio, oltre a essere una bugìa, e inoltre non funziona.

    l
    Credo che il dialogo riportato non abbia lo scopo di far esprimere giudizi o giustificazioni verso la donna palestinese, ma bensí per dare una fotografia del sottofondo culturale alla base della situazione in Palestina.

    In un certo senso è vero.

    Non sono convinto sul fatto che ció possa esser dovuto o rafforzato dalla presenza di occidentali ciecamente filopalestinesi, bensí tale frase mi sembra piuttosto forzata rispetto al resto del discorso:

    Beh, non è il resto del discorso, è rispetto a quella frase “non pensavo che in Occidente”. Ecco, anche avendo esperienza degli occidentali “rispettosi” che quella donna ha incontrato, mi sembra legittimo desiderare un mescolamento delle carte.

    Ma trovo fondamentale il fatto che il rinascimento di un popolo passi dal rinascimento della propria cultura.

    Mi spieghi meglio questo passaggio?

  8. “decidi di metterti su un piano morale notevolmente superiore”

    spiega un po’ meglio, non necessariamente allungando, magari riformula

    DP: «Se mi comportassi come loro?»
    UI: «Sì. Lo vedi come sei incredibilmente presuntuosa? come li tratti da animali?»

    ..e kaiser! falla finire!

    Grande! ottima idea, l’invasore civile, sarebbe anche una bella professione. 1 a 0 per le soluzioni senza il morto.

  9. @Giovanni
    Uomo italiano: «come fai a dire che delle persone che si comportano così ti vogliano bene?»
    Donna palestinese: «beh, ma loro sono stati educati così»

    – Mi sembra che il problema risieda nella risposta di lei… “sono così perche li hanno educati così”

    UI: «Sì, ho capito, ma se tu decidi di andare a vivere da sola…

    – Aiaiai caro Giovanni è tanto tempo che stai con loro e ancora non li conosci? Sarebbe una bella domanda se lei fosse una Palestinese che vive a Parigi, ma lì sei in pieno Medioriente!

    tuo fratello ti uccide, non ci rimane male, prende una pistola e t’ammazza. Questo ha a che fare con l’educazione o con il cuore?»

    – Certo con l’educazione che gli hanno impartito da secoli: la donna vale meno di 0 per loro, tutto qui…

    DP: «Ma io non posso volergli male, perché lui è in grado di fare solo questo»

    – Questo per noi è difficile da accettare, per lei è routine… Lo conosci l’antico adagio: “abbiam sempre fatto così…” Poi non so se hai riportato correttamente, ma lei dice “non posso volergli male”

    – Ma insomma tutto il tono del dialogo, se ti sei accorto, vola su 2 piani diversi: il tuo è da buon “occidentale” che ritieni la libertà in tutte le sue espressioni un diritto posseduto da tutti; lei donna Palestinese, formata in una cultura in cui la donna e il cane di casa (non ve la prendete) sono “praticamente” la stessa cosa, infatti tutte e 2, per diverse ragioni, “non possono parlare” (non scherzo), per questo non passerei sul piano del giudizio, ma forse la colonizzazione “mentale” dovrebbe iniziare a scardinare i loro “centri di cultura”, chi vuol capire capisca.
    🙂

  10. In Israele la pace e’ una idea alla quale non crede piu’ nessuno, il risultato e’ la grande svolta a destra dell’elettorato israeliano.
    Se alcuni anni fa esistevano voci ed intelletuali con i quali discutere in “Palestina” oggi, noi non ne troviamo. Io come pacifista orfano di un’ideale mi domando se per voi l’unica soluzione sia una guerra ad oltranza.
    Io non voglio vivere combattendo e conosco molti altri cosi’. ….

  11. @Giovanni
    Riprendo l’argomento
    “Capisco cosa dici. Lo sai, non pensavo che in Occidente ci fosse qualcuno che la pensa come te”

    – Ok qui si riprende…
    Però mi fa pensare il dislivello che vive nei confronti di suo fratello, lo accetta e basta? Lo sopporta anche se non lo condivide? Si sente martire? Mah
    Mi interessa il discorso che fai quando dici: “UI: «Però tu sì. Tu, dannatamente, gli sconti tutto. Tu gli vuoi bene… anche se non lo merita».
    DP: «Non dovrei..?»
    UI: «No che non dovresti. Non dovresti trattare gli altri come animali»
    DP: «Come animali?»
    UI: «Sì, esattamente come animali. È la società a essere colpvole, non loro. Li espropri della responsabilità individuale, e tu – invece – fai la martire (shaeed, stessa parola dei Kamikaze)»”

    Non è così forse anche per noi quando accettiamo le persone così come sono con rassegnazione e non con la speranza che possano cambiare?

    Rimango un po’ dell’idea che la donna palestinese faccia molta fatica ad “aprire” il discorso a causa di un’educazione molto restrittiva, continuando però…

  12. @ Marco Malagnino:
    Credo che la cultura di cui tu parli sia morta e sepolta finchè cadranno le bombe e la gente avrà da occuparsi solo e solamente della propria sopravvivenza.
    @ Dan:
    Lo stesso dicasi per gli intellettuali,da una parte e dall’altra. Ma chi vuoi che li ascolti,in quel clima da fine del mondo perenne in cui vivono Palestinesi ed Israeliani???
    Non sono più capaci di trovare la strada della pace da soli,ecco la verità.
    Purtroppo non so chi potrà mai aiutarli.

  13. @ Dan e @ Giovanni

    Un po’ OT ma per rispondere a Dan:
    Carissimi vorrei sottoporvi una riflessione:
    la striscia di Gaza nell’antichità era del popolo dei Filistei : http://it.wikipedia.org/wiki/Filistei

    potreste leggervi dalla Bibbia i testi delle guerre contro i Filistei: non sono mai riusciti a riconquistare quel territorio…
    a voi la riflessione

  14. continua…
    scusate intendevo dire che gli Ebrei fin da quando hanno messo piede in Palestina, non sono riusciti a conquistare quel pezzo di territorio

  15. Alberto ha scritto:

    Ma insomma tutto il tono del dialogo, se ti sei accorto, vola su 2 piani diversi: il tuo è da buon “occidentale” che ritieni la libertà in tutte le sue espressioni un diritto posseduto da tutti; lei donna Palestinese, formata in una cultura in cui la donna e il cane di casa (non ve la prendete) sono “praticamente” la stessa cosa, infatti tutte e 2, per diverse ragioni, “non possono parlare” (non scherzo)

    Non è detto che sia inconsapevole.
    Bisogna però dire una cosa molto semplice. Lei ha torto, lui ha ragione.

  16. Alberto ha scritto:

    Non è così forse anche per noi quando accettiamo le persone così come sono con rassegnazione e non con la speranza che possano cambiare?

    Noi? Parla per te!
    Scherzi a parte, se qualcuno dei miei amici mi dicesse “ti accetto per quello che sei” non avrebbe più alcun senso essere amici.
    Per fortuna tutti mi dicono “ti voglio cambiare”.

  17. Giovanni Fontana ha scritto:
    Per fortuna tutti mi dicono “ti voglio cambiare”.

    Non ti sei mai chiesto il perché?

    🙂

  18. Giovanni Fontana ha scritto:
    Bisogna però dire una cosa molto semplice. Lei ha torto, lui ha ragione.

    vero, ma indigesto
    spesso chi è “buono” sente il bisogno di apparire buono non di esserlo veramente.
    E per apparire buono è scomodo dire che ha ragione lui, molto più digeribile dire che ha ragione lei, anche se si sa di mettersi in un vicolo cieco

  19. @Giovanni
    Ok, per me era scontato che Uomo Italiano avesse ragione, infatti non mettevo in discussione questo, mettevo in discussione il fatto che potesse avere la prospettiva che tu le proponevi… non avendola mai avuta

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