Giovedì 11 settembre

Alla viva il parroco – Diario dalla Palestina 54

Di grande sostegno dopo l’incidente sono state le Suore figlie di Sant’Anna: la difficoltà della lunghezza di questo nome è nulla in confronto alla difficoltà del comprendere le regole che ordinano i nomi di ciscuna di queste suore. “Funziona” che tutte, quando si ordinano, prendono il nome di Anna (quindi se ti chiami Genoveffa, diventi Anna Genoveffa, se ti chiami Anna, diventi Anna Anna). Però, pare facile: non tutte hanno conservato il proprio nome, quindi se sei diventata suora prima del Concilio non solo diventi Anna Genoveffa (se da non suora ti chiamavi Genoveffa), ma diventi anche Anna Ermengarda (per dire), o Anna Marcella.

Mi hanno anche spiegato che è ovvio che prendano il nome di Anna, perché sono le figlie di Sant’Anna… mica le sorelle di Sant’Anna (quelle sono un altro ordine). Non sono stato a obiettare, che tutta questa ovvietà non la vedevo, perché io mi chiamo Giovanni, mica Flaminia Giovanni. E mia madre si chiama Flaminia, mica Vittoria Flaminia (e quindi io dovrei chiamarmi Vittoria Flaminia Giovanni?). Finito qua? Se! Magari. Nel Convento delle suore di Sant’Anna – avrò sicuramente sbagliato a mettere la maiuscola su convento e a non metterla su Suore – c’è anche una suora non di Sant’Anna, che quindi non ha preso il nome di Sant’Anna. Quindi direte voi miei piccoli lettori «si chiama come si chiamava». Anvece no! Si chiamava Concetta, e ora si chiama Bernadetta. Farò presto luce su questo ultimo aspetto, se quando si cambia nome da suora bisogni prendere un nuovo nome che faccia rima col precedente, come Concetta e Bernadetta.

Ebbene, oltre ad avermi rimpinzato di cibo, mi hanno coccolato come un figlio (di Sant’Anna?) e riaccompagnato a casa (non camminavo) con una macchina a cui l’indomani sono completamente saltati i freni mentre era in moto, ma questa è un’altra storia.
Avevo promesso loro di tornare a trovarle quando mi fossi rimesso in sesto almeno un po’: e quale miglior occasione della partita dell’Italia per vederla tutti insieme?
Perché dovete sapere che queste suore sono molto tecnologiche, hanno internet, l’Adsl (qui è abbastanza una rarità), e il satellite con la RAI.

Quindi eccomi ieri baldanzoso e un po’ zoppicante, presentarmi in convento, dove è già prevista la postazione con tanto di semi di zucca (dovete sapere che oltre a essere molto tecnologiche, queste suore sono anche molto premurose). In convento c’erano suor Anna Samia (che prima si chiamava Samia), suor Anna Anà (che prima si chiamava Anà), e suor Anna Clementina (che prima si chiamava… Carmela, eh sì, ve l’ho detto che è complicato) e che è un po’ il capo universale del mondo delle suore. Mancava (non Anna) Concetta-Bernadetta, che è anche la preparatrice dei migliori manicaretti.

Ecco, l’esperienza di vedere una partita della nazionale con le suore è qualcosa di surrealmente (parola inventata) fantastico. Samia non aveva mai visto una partita, manco la finale dei mondiali che – diamine – è quasi impossibile non essere trascinati a vedere, almeno da qualcuno, almeno una volta. Ogni palla che oltrepassava la metà campo, ma anche ben lontana dall’area di rigore chiedeva «è gol?», quando le spiegavamo che no, ci ricordava che non poteva «capire tutto»: era la prima volta che vedeva una partita! Clementina, invece,  gridava al rigore ogni volta che c’era un fallo a centrocampo, e commentava gli errori di Del Piero come dovuti al non sufficiente riscaldamento.

Anà – la più giovane – era la più spettacolare, intanto ogni volta che la palla si alzava (dove per alzare si intende poco più che raso terra, a qualunque distanza dalla porta) diceva «ora segnano, ora segnano». Ed era quella che faceva i commenti più da intenditrice, ma completamente fuoriluogo: Dossena spazza in fallo laterale «eh, gli italiani sono stanchi». La Georgia fa tre passaggi di prima nella propria metà campo «se lo facessero dall’altra parte farebbero di sicuro gol». Un georgiano fa un intervento da macellaio, in scivolata su Pirlo, e lei si lamenta perché «questi georgiani (sic) si buttano sempre per terra, e fanno finta». Zambrotta fa un cross dal fondo e lei commenta «eh, l’ha fatto così il gol l’Italia».
Dopodiché mi ha detto che avrebbe tifato per un giocatore georgiano perché bello: perciò le ho dovuto ricordare che è una suora, mica si può!

Il bello è che, sebbene in teoria stessimo tutti tifando l’Italia, ogni volta che chiunque sbagliava un tiro, anche il più scaloffio, era un piovere di «noooo, poverinoooo». Fosse stato per loro la partita sarebbe finita 12 a 7. Alla fine – gli ultimi saranno i primi, no?- stavano tutte per la Georgia, e mi hanno fatto un discorso inoppugnabile sul fatto che anche loro si meritavano, si erano impegnati tanto, e vivevano sotto la guerra (proprio così)… Cosicché alla fine, ho finito anche io per tifare per il pareggio della Georgia e dispiacermi del 2-0 di De Rossi.

Devo rifarlo.

9 Replies to “Giovedì 11 settembre”

  1. Mi sono divertita da matti leggendo. Leggo quotidianamente il tuo diario e mi diverto molto sopratutto a vedere con i tuoi occhi i MO.
    Ciao, contenta che tu stia migliorando, buon we.

  2. Caro Giovanni, ho saputo del tuo incidente da Elisabeth e sono andata a vedere il tuo blog. Mi sono molto divertita nel leggere le tue “avventure o disavventure”? Mi piace come scrivi e adesso segnalo il tuo blog alla mia amica Luisa Carrada autrice del bel libro “Il mestiere di scrivere – Parole al lavoro tra carta e web”.
    Anche io ho un blog ma di tutt’altro genere, comunque te lo segnalo: http://piccolabenares.wordpress.com
    Ho messo il tuo blog nei miei prefereiti e, tempo permettendo, ti seguirò nel tuo soggiorno in Palestina. Buon lavoro e auguri per tutto, anche per la gamba. marinella

  3. Questo post è delizioso.

    Comunque, caro Anna Giovanni, potresti suggerire all’ordine suddetto che un semplice nick, come noi internettiani, semplificherebbe la vita e lascerebbe più tempo per pregare e lavorare. (Ma sarebbe meno simpatico… questo sì)

    Ciao e auguri di pronta guarigione!

  4. Sono venuta a rileggere questo post indirizzato dall’ultimo tuo, mi hai deliziata tanto con il tuo racconto e hai colmato molte mie lacune 🙂
    Scrivi davvero bene e grande è il mio interesse per le tue interpretazioni e descrizioni di un mondo così vicino ma per molti aspetti davvero lontano.
    Grazie e a rileggerti sempre
    angela (o Anna Angela Angelita?)

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