Il blog, così com’è, non è finito. Ma senza di loro non sarebbe neanche iniziato: Francesco e Simona.
Piano piano aggiusterò tutto, intanto siamo partiti.
IoWa-nt Barack
Stasera si comincia – La prima considerazione è che mi piacerebbe esserci, e cercare di convincere er barista sotto casa che è mejo obbama, poi la mia Top five:
Obama perché è, nuovo, negro e – si dice – quasi la metà dei suoi elettori è under 35. Anche perché difficilmente vincerà. Poi parla bene, molto bene, non è poco. Di contro dice troppe volte “Dio”, e ha una politica estera un po’ vacua.
a 20 secondi
Hillary, è donna, è Clinton. Un po’ troppo ammanicata, e un po’ troppo dietro al consenso.
a 30 secondi
McCain, è il repubblicano più democratico, sull’immigrazione non vuole alzare barriere e sta sui coglioni agli evangelici sulle questioni etiche. Sull’Iraq dice da sempre quello che stanno iniziando a dire tutti dopo i successi di Petreus, ovvero che andarsene di corsa vuoldire il male di tutti, iraqueni per primi. Poi ha fatto lo spot più bello fra tutti. E però è pur sempre un repubblicano (Kissinger endorsed, bleah!), ed è quello che creerebbe più problemi a Obama e Clinton in caso di nomina.
a 55 secondi
Giuliani, sui temi etici è vicino a McCain ed è uno che anche in terra ostile ha sempre avuto ragione, ha funzionato. Spesso una cosa che funziona è più giusta di una giusta. Di contro il pugno duro in quel contesto non mi è mai piaciuto.
a 3 minuti
Edwards, è un sinistroide populista, ma dovendo proprio scegliere un quinto, meglio un’America con meno Tocqueville che un’America senza Darwin (Huckabee, Romney, in parte Thompson).
Insomma, i primi quattro sono nell’arco del minuto, non è poco per quel che mi riguarda.
Chi ben comincia
Giochi di parole, belli da vedere
Che bel post che è questo
Lorem Ipsum is simply dummy text of the printing and typesetting industry. Lorem Ipsum has been the industry’s standard dummy text ever since the 1500s, when an unknown printer took a galley of type and scrambled it to make a type specimen book. It has survived not only five centuries, but also the leap into electronic typesetting, remaining essentially unchanged. It was popularised in the 1960s with the release of Letraset sheets containing Lorem Ipsum passages, and more recently with desktop publishing software like Aldus PageMaker including versions of Lorem Ipsum.
Giovanni Fontana
iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
Mi chiamo Giovanni Fontana, ho 24 anni, e didovessono non lo so dire.
Sono un “mezzo” tutto, quindi un tutto niente. Sono nato a Firenze (vicino a un cimitero), dopo essere stato concepito in Toscana (davanti a un cimitero), da madre toscana e padre americano – pure lui, “mezzo”, italiano. Abito a Roma da una vita (accanto a un cimitero), e studio alla Sapienza (di fronte all’altro cimitero). Di fiorentino mi è rimasta l’attenzione per la lingua e il tifo per la Fiorentina, ma vivo a Roma perché in nessun altro posto al mondo se indugi un poco allo scattare del semaforo, invece di insultarti o aspettare pazientemente, ti senti dire «a regazzi’, piuvverde deccosì nun ce diventa…».
Da bambino volevo fare il capitalista, allora ho imparato tutte le capitali del mondo a memoria. Cresciuto un poco ho ripiegato sul liceo scientifico, per poi scartare di lato e dedicarmi allo studio della linguistica e della letteratura; dopo la triennale in filologia romanza (neanche io sapevo cosa fosse prima d’incontrarla!), mi sto specializzando in una di quelle cose – così inutili che tutti dovrebbero saperle – che hanno a che fare con il medioevo, con Ginevra, Lancillotto, Tristano e Isotta.
Penso che essere di sinistra significhi intervenire, e cioè non girarsi dall’altra parte se qualcuno sta male, come disse bene qualcuno: se vedo uno che viene picchiato, cerco di impedirlo. Poi magari ce le prendo io.
Questo vuoldire tanto, perché in molti casi per fare sì che le cose cambino, bisogna intervenire. Per ciò inorridisco quando sento definire “di sinistra” i personaggi più conservatori dell’intero arco politico.
Proprio per provare a intervenire e a cambiare, con disincanto ma forza di volontà, per non continuare – solo – a lanciare contumelie al televisore, ho pensato giusto tentare di sfruttare quella che è la più grande opportunità degli ultimi anni: il progetto del Partito democratico.
Per quello che ne so io il PD è un partito laico, moderno e libertario. Per quello che ne so io, è il mio partito ideale.
È da qui che voglio profondere il mio piccolo contributo per fare sì che questo progetto si concretizzi come nelle proprie prerogative.
Poi si sa, non tutto va come nei propri progetti, per dire: ora so tutte le capitali, ma non farò il capitalista…
Morio Cpecei
iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
ll premio Nobel per la medicina è italiano.
Deve essere un immigrato, forse da qualche parte del centroafrica, perché ha un nome strano: Morio Cpecei.
È un nome particolare, ma i suoi amici lo chiamano così, lui stesso si definisce “Cpecei”.
Vedi? Per una volta si può dire che nel nostro Bel Paese, la ricerca funziona, che anche da noi si può far progredire il sapere. E che, ogni tanto, i cervelli non fuggono, anzi trovano accoglienza!
Questo uno pensa, se legge il titolo del Corriere della Sera, “È italiano il Nobel per la medicina”. E invece.
Invece il nostro Morio vive da 60 anni negli Stati Uniti, e questa minuzia è bastata a quei burloni del Nobel per definirlo statunitense.
E se gli chiedono un’intervista – rigorosamente in inglese, a parte un “arrivedorci” da Stanlio e Olio – viene fuori che ama molto l’Italia, ma che qui è quasi impossibile fare ricerca, che “ci sono bravi scenziati, con idee, in ogni nazione, in particolare in Italia, ma che le grandi risorse dovrebbero essere ‘incanalate’ meglio”.
Niente di nuovo sotto le Alpi, sono cose che iMille dissero e continuano a dire, non perché sia una novità, anzi, perché sono cose così autoevidenti da essere condivise – almeno a parole – da tutti.
Il Corriere – come tutti i media – ha sottolineato le origini italiane dello scienziato: ha raccontato la storia di Capecchi, che per qualche anno girovagò per l’Italia, senza genitori: il padre morto, la madre deportata a Dachau; come quarant’anni fa ci si rincorse a trovare e romanzare la storia di Rocco Petrone, progettista del Saturn V che portò l’uomo sulla luna e americanissimo self made man, figlio di una poverissima famiglia di immigrati italiani.
Insomma come sempre, invece del Premio Nobel, ci accontentiamo del Premio Novel.
Il candidato alla prova dei giovani
iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
Ieri, giovedì ventisette: uno degli appuntamenti della campagna elettorale di Walter Veltroni è l’incontro con i neovotanti. Siamo essi sedicenni, diciassettenni, o diciottenni imbucati per mangiare un pezzo di pizza. Limonaia di Villa Torlonia, pretesa sede di un pic-nic romano dei Mille, poi spostato a qualche yard (siamo internazionali…) più in là per sovvenute ragioni di maggior entità – era chiuso. L’invito è fissato per le 15.30, che per i romani significa le 16. Difatti è alle 16 che arriva il più rappresentativo dei romani, non Totti, ma il sindaco.
Passo indietro. Il dietro le quinte inizia un paio di settimane prima, allorché la quota Mille viene chiamata al tavolo dell’organizzazione: la quota Mille siamo io e Francesco Costa, una mano ce la dà anche Arianna Cavallo. Durante le riunioni che iniziano sempre al finir del sole, e finiscono sempre all’iniziar delle partire, si cercano di supporre luoghi, idee, slogan.
Smoke gets in your eyes
iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
Smoke gets in your eyes
Racconto un fatto piccolo e sciocco, perché mi è subito saltato alla mente come parallelismo, e metafora di ciò che stanno combattendo iMille. Come sapete, al comitato nazionale per Veltroni abbiamo una stanza che dividiamo con le altre correnti della lista – a proposito, qualcuno un paio di giorni fa ha appiccicato alla porta un cartello con scritto «lista 2, Con Veltroni – ambiente, innovazione, lavoro», dovremmo quindi avere il nome della lista – legambiente, una componente riformista della CGIL, e alcuni giovani che appoggiano WV che fanno riferimento a quel Michele Samogia di cui Marco Simoni ci ha parlato nella relazione introduttiva all’assemblea nazionale dello scorso weekend. Come anche normale (ognuno fa, fa-le-cose, in cui è bravo) molto spesso soltanto noi Mille siamo nella stanza: organizziamo i contatti, gestiamo le faccende informatiche e non, siamo presenti. Talvolta però la stanza ospita incontri, o riunioni delle altre componenti. Continue reading “Smoke gets in your eyes”
Non il come ma il se
iMille sono un gruppo di persone convinte che le cose possano cambiare. E che l’unico modo per fare sì che questo accada, è provarci. Fare le cose. Io, con loro, ho fatto qualche cosa per la creazione del Partito Democratico. Oltre ad aver fatto qualcosa, ho anche scritto delle cose:
Ciò che separa un movimento di ampio respiro da un’aggregazione sindacale è l’interesse per i temi non strettamente associati alle persone facenti parte del gruppo. Per carità è legittimo e giusto avere degli obiettivi per sé, o per chi è più vicino, ma è tanto più onorevole quando a domandare spazio per i giovani non siano giovani, a domandare spazio per le donne non siano donne.
Più volte è stata fatta ai Mille questa obiezione – fate solo i vostri interessi – che, specie se fatta in malafede, è speculare dell’altra per cui eh-ma-questi-giovani-dove-sarebbero.
Tuttavia è stata anche mia l’impressionione che il punto della discussione fosse eccessivamente focalizzato sui nostri interessi. Sicuramente sarebbe più corretto chiamarle necessità, data l’impellenza e il loro carattere, ma stiamo attenti a non rimanere imprigionati in questa logica.
Per riformulare un’espressione oggi invalsa, non bisogna essere dei NIMBY (l’atteggiamento di chi accetta qualunque cosa purché sia fatta lontana dai suoi occhi e dalle sue cose) su alcune questioni, ma su altre, come i diritti, bisogna guardare “not only in my back yard”, oltre il proprio cortile.