“Femministe contro la pubblicità”

L’Italia non sarà un paese civile quando uno sporco negro sarà un negro che non si lava – non solo – ma quando chi fa cose come queste, magari con slogan più decenti, non sarà e non sarà chiamato “femminista”.

Insomma: loro sono pazze, ma lo slogan è disgustoso.

La vecchiaia

Sapete che non sono mai stato così anti-berlusconiano come in questo periodo, sempre di più?

Ayaan Hirsi Ali

Può un libro aprire occhi che prima credevano di vedere, e invece vedevano solo in parte?
Il libro di Ayaan lo ha fatto.
Più lo leggevo, più mi rendevo conto che quello che sapevo dell’Islam era poco, e quel poco che sapevo mi era arrivato per bocca di chi, in un certo modo, a quell’ideologia religiosa attribuiva solo qualche peccatuccio, ma si, l’Islam è una religione di pace, dicevano tutti dopo l’Undici Settembre, quei terroristi sono solo dei fanatici, solo dei pazzi guidati da Bin Laden, mentre la vera essenza dell’Islam è quella di una religione di pace, amore….
Che cazzate.

Questo mi scrive una lettrice del blog dopo aver letto il libro che le avevo consigliato.
Il libro in questione è Infedele, di Ayaan Hirsi Ali, un libro che – davvero – dovrebbero leggere tutti. Non è come quelle cose che si dicono, un po’ a caso, alle conferenze. Non ve ne consiglierei altri – so quanto il tempo e le scelte – o forse non lo so e ve ne consiglierei altri, ma questo per primo. Se una volta volete prendere un consiglio da questo blog è quello di leggere quel libro.

ayaan_hirsi_aliNon è un libro colmato d’odio, è un libro pieno di libertà. Traboccante della gioia di poter vivere in un mondo disordinato. È la levità di non pensare a quello che si è passato, a quello che sarebbe potuto essere – che Elliot dice puntare nella medesima direzione di quello che sarà – ma di industriarsi perché siano tante altre persone a poter fare questo passo.

Sono parole che possono far capire a tante persone animate da buoni sentimenti – perché è bello essere animati da buoni sentimenti – che il Male ha tanti colori, e talvolta perfino il Bene ha la forma del male, di concetti che farebbero raccapriccio all’impronta, emotivamente inaccettabili. Ma non meno veri, e – così – imperativamente accettabili.

Tante cose fanno commuovere, quando si legge la splendida storia di questo splendido essere umano, la bici, il poliziotto, gli europei che controllano il tempo, il bagno in piscina, molte altre. Ma la più bella – la fuga – è forse la più semplice:

Era venerdì 24 luglio 1992, il giorno che salii sul treno. Ci penso ogni anno. Lo considero il mio vero compleanno.

Quando le chiedono se non le manchino i suoi genitori, la sua famiglia, con cui non ha più contatti: «so che questo è il prezzo che ho dovuto pagare, e so che ciò che sto per dire è patetico: questo è quello che io ho sofferto nel nome del progresso, perché non siano i miei figli a soffrirne».

Sull’atteggiamento che abbiamo nei confronti dell’Islam ci sono moltissime cose che vorrei dire, ed è da tempo che mi riprometto di riassumerle in un post, specie per quel che riguarda le istanze che – invece – secondo me mancano. Quella donna infedele ne dice una importante: dobbiamo trovare il coraggio di chiamare le cose col proprio nome.

Alla fine si domanda: «Cosa posso fare io? Non darvi pace finché non vi avrò convinti».
Grazie, Ayaan.

Frontiere aperte

Vi prego di non rispondermi che se penso questo allora dovrei pensare anche quest’altro, perché è molto probabile che vi dica «sì, difatti penso anche questo», e comunque non è un argomento: convincetemi che sbaglio.
shootingIo non ho ancora trovato una ragione decente, una che sia una, flebile, smilza, incoerente per non fare la cosa più semplice del mondo: frontiere aperte.

Si fa un gran parlare di rifugiati, rifugiantisi, perseguitati politici, mamme incinte, ma perché ci si indigna per l’assenza di una discriminazione positiva quando quel criterio non dovrebbe proprio darsi?  Ovviamente c’è sempre da lamentarsi del tanto-peggio, quando si verifichi, però mi sembra quasi che – chi ne parla – consideri esserci un livello oltre il quale bisogni essere ragionevoli, e io questo livello proprio non lo capisco.

Qual è la ragione per cui io, che sono nato in Italia, dovrei avere più diritto a risiedere e lavorare in Italia di uno, che è nato da un’altra parte, solo perché il caso l’ha fatto nascere al di là di una frontiera. Ma che discorso è?

Dice: non c’è posto. Se vogliono venire significa che il posto c’è, o ce n’è più che nel loro Paese d’origine. Una persona che si imbarchi in un viaggio simile, magari dall’Africa Centrale, un viaggio in cui quasi la metà muore, senza acqua per giorni – ne ho ascoltati più d’uno di questi racconti – viene qua perché anche quel poco che potrebbe ottenere qua, è enormemente maggiore del nulla che ha nel suo luogo natìo.

È il principio più liberale che c’è: libero scambio. Dire che non c’è posto significa dire che non vogliamo darlo, quel posto, se questo danneggerebbe anche soltanto un poco (a fronte di un vantaggio enorme per queste persone) il tenore di vita di chi entro quel confine sia nato. Che è un principio molto concreto, ma si chiama in un modo solo: egoismo.

Non capisce un tubo

Joe the Plumber [Joe l’Idraulico per i pochi che non avessero capito il titolo], quello che doveva essere l’ago della bilancia nelle presidenziali americane dell’anno scorso, ha detto – in sostanza – che gli omosessuali son tutti pedofili:

«I’ve had some friends that are actually homosexual. And, I mean, they know where I stand, and they know that I wouldn’t have them anywhere near my children»

Da l’uomo comune, a luogo comune.