Contro lo sciopero, in genere

Ieri c’era lo sciopero dei blogger, contro una norma del decreto Alfano che obbliga chi scrive su internet a rettificare una baggianata pubblicata poco prima. Sulla faccenda sono un po’ combattuto.
Non c’è dubbio che il limite delle 48 ore per la rettifica sia una cosa ridicola, come l’equiparazione di ogni sito internet a una testata giornalistica: era già stata proposta un altro paio di volte, questa cosa, no?
Ho idea che, come nei casi precedenti, l’estensore fosse un incompetente non un censore: perciò i toni apocalittici con cui si è parlato di “imbavagliare” i blogger non mi sono piaciuti; come hanno detto in tanti, i luoghi dove ti imbavagliano sono altri – l’Iran, la Cina, la Russia – e si muore per protestare.
Al di là del merito specifico mi son domandato se pensiamo – io primo fra tutti – che su internet sia giusto poter fare qualunque cosa soltanto perché è sempre stato così, e non perché abbiamo riflettuto e deciso che sia davvero giusto.
Qual è il limite, se ci deve essere un limite? Non lo so. Però ad esempio penso che il giornalista che ha scritto sul suo blog che Alessandro Gilioli ha organizzato questo sciopero in ossequio “al suo padrone che lo manovra e lo foraggia” dovrebbe dimostrare le sue calunnie, o – sì – essere costretto a scrivere un bel post di rettifica e di scuse a Gilioli.

Ma mi sono reso conto che non era neanche quello il motivo per cui ho avuto un po’ di diffidenza riguardo all’adesione a questo sciopero, e non ha a che fare con questa iniziativa, ma proprio con la forma dello sciopero: l’idea che i blogger debbano scioperare per una norma che li tocca sarà pure normale, ma è il tipo di politica guercia e settaria che non mi piace. Ognuno si fa i fatti suoi: gli omosessuali difendono i diritti degli omosessuali, le donne i diritti delle donne, come se vivere in uno Stato che limita i diritti di una categoria non offenda anche me, che incidentalmente non appartengo a quella categoria.
Siamo abituati così, quindi non è un’accusa, ma una domanda a me per primo: se pensiamo che uno sciopero abbia qualche efficacia (magari ce l’ha, almeno nei confronti dell’opinione pubblica), non era più bello – dico proprio “bello”, giusto, sensato – farlo contro le leggi più indecenti fatte da questo governo come – mi viene in mente questa, perché mi rese furibondo – la denunciabilità dei clandestini che si presentano in ospedale per ricevere delle cure?

Sbandieramenti

Ora io capisco che uno possa essere stanco di quelli che criticano qualunque cosa faccia, però cavolo un minimo. Sempre a dire che tutti i giornali stranieri non ne capiscono un cavolo dell’Italia, che le cose si giudicano dal di dentro, che non hanno alcuna autorità per parlare, o per capire, e ora, che il Financial TImes – lo stesso giornale che aveva scritto questo due settimane fa – ha detto due paroline positive sull’organizzazione del G8, tutti a sbandierarle.

Bisogni

Ho fatto vedere a un sacco di gente ‘sta maglietta, che a me era piaciuta un sacco, e non ho avuto le stesse reazioni entusiaste. Eppure a me sembra geniale. Era contro la Proposition 8, l’emendamento che vietava i matrimonî omosessuali in California, recita: “Se il tuo matrimonio ha bisogno di protezione, ti serve un terapista, non un emendamento”

protezione matrimonio

La banalità del male

Laureando in legge, contabile, italiano.
Indagato per quindici stupri.

Neanche un lontano parente rumeno o vicino di casa marocchino, così, per movimentare un po’?

Bomb bomb bomb, bomb bomb Iran

Un sacco di gente importante – Sarkozy ieri Obama nei giorni scorsi – negli ultimi tempi, rilascia dichiarazioni su quanto sarebbe dannoso per il mondo un eventuale bombardamento da parte israeliana, dei reattori nucleari iraniani, come successe con l’Iraq di Saddam: sembra, davvero, che l’eventualità sia molto vicina, e qualcuno dice che sarebbe già avvenuta se non ci fossero state le rivolte post-elezione in Iran.

C’è anche da dire, però, che ‘sta cosa viene detta a più riprese da molti esperti: anzi, prima dell’esito delle elezioni negli USA c’erano i più scafati che si dicevano convinti che in caso di vittoria di Obama, Israele avrebbe lanciato l’attacco prima dell’inaugurazione – prima della salita al potere di un’amministrazione meno “amica”. Ovviamente non è successo.

Il titolo è una citazione di John McCain.

Referendum

Stavo seguendo questa discussione sul modo di riformare il referendum, o meglio: su come riformare il quorum. C’è chi dice di abbassarlo al 25%, chi dice di abolirlo completamente e chi obietta che senza quorum qualunque lobby potrebbe far passare (o abolire) una qualunque legge di propria convenienza.

Il problema, secondo me, è che il quorum faccia scontrare votanti contro non votanti, infoltendo – quindi – le file dei contrarî con il grande corpo dei non interessati. Anche abbassare il quorum al 25% manterrebbe lo stesso meccanismo, pur rendendo più facile arrivarci, forse troppo dice qualcuno

Bisognerebbe disinnescare quel meccanismo, confrontando quindi i favorevoli con i contrarî, richiedendo una sorta di quorum dei “sì” contro i “no” anziché contro gli astenuti, come una maggioranza qualificata, ma non relativa al numero dei votanti, ma degli aventi diritto. Mi spiego meglio.

Proviamo mantenendo la cifra del 25%, e diciamo che in Italia ci siano 40 milioni di aventi diritto al voto (per comodità di calcolo): un referendum, per essere approvato, deve avere un ammontare di “sì” che superi di almeno 10 milioni (il 25%) quello dei no.

In questo modo si spingerebbero tutti coloro che sono interessati a votare: chi è motivato a essere contrario va a votare perché il suo voto è necessario per far fallire il referendum, e chi non è interessato semplicemente vede il proprio voto trascurato, come è giusto che sia. Rimane una sorta di quorum virtuale, a 10 milioni, dato che nessuno può avere 10 milioni di voti in più di un altro se non votano almeno 10 milioni di persone, cosicché una consultazione così poco sentita da non avere neanche un quarto degli aventi diritto, viene rifiutata.

Esempi: col sistema di ora, se votano 10.000.001 persone “sì”, e 10.000.000 persone “no”, passa il sì, mentre se votano 20.000.000 di persone “sì”, e 0 “no”, il referendum non passa il quorum. È un caso limite, ovviamente, ma il fatto che una proposta di referendum possa vincere per un voto ed essere valido, e vincere di 20 milioni e non esserlo.

Ovviamente ho preso il 25% come cifra indicativa, ma potrebbe essere anche il 20%, o la cifra ritenuta più adatta per evitare speculazioni.

Salvini

Allora, dunque, quello che penso della faccenda Salvini non lo posso dire, altrimenti mi becco il solito “questa è ciò che pensa la gente della strada”, “qualcuno deve pur usare il linguaggio delle persone”, “non capisci il territorio” come se la sinsitra perdesse da un partito che avrà ‘sto eccezionale radicamento nel nord e prende ogni tanto il 10%, anziché contro un partito – come Forza Italia – che veniva votato da un terzo degli italiani e di sezioni “sul territorio” n’avevo vista una: in Via dell’Umiltà, sarà che erano troppo umili per farsi ‘sto benedetto radicamento sul territorio.
Comunque, quello che direi, contiene molti “partito dei trogloditi” e “ma che ci aspettavamo?”.

Anzi, delle cose che ho visto fare dai leghisti questa è una delle meno peggio, e anzi, mi stupisco che nessuno dica “ma perché vi arrabbiate, questo è quello che dice la pancia della gente”. Siamo così noiosi e formalisti per cui cantare un coro scemo contro Napoli è peggio che andare a disinfettare i treni su cui viaggiano gli immigrati? O forse, oramai, i terroni non si possono più insultare, mentre gli extracommmunitari sono merce d’insulto a buon prezzo.

Perciò, a me, che si sia dimesso-per-finta da Montecitorio non è che mi lasci troppo contento: anzi, delle due avrei preferito rimanesse in Italia, dove poteva fare meno danni, piuttosto che rappresentarmi in Europa.

Mi soffermo quindi, su una questione tecnica, analizziamo il fulcro della canzone:

Colerosi

Ora, se uno ha il colera non è che sia tanto colpa sua: ok, magari è colpa delle condizioni igieniche, però bisogna sì aiutarlo: chessò, istituire una cassa per aiutare il Mezzogiorno.

Terremotati

Che poi, l’Irpinia e Napoli non è che siano proprio la stessa cosa, e come per il colera è una storia di un sacco d’anni fa. Ma, diciamolo, ‘sti poveracci hanno pure il terremoto – quello non mi potete dire che è colpa loro, cioè mica andiamo in Abruzzo a dire “bravi coglioni, vi è arrivato il terremoto! – bisognerà istituire una cassa per aiutare il Mezzogiorno.

Voi col sapone non vi siete mai lavati

Capisco i bisogni della metrica, però non dice “non vi siete mai lavati”, dice “col sapone”, specifica proprio bene: col sapone. Quindi non è una questione che questi schifosi napoletani sono allergici all’acqua, ma che non hanno il sapone: cioè, poverini, loro si lavano pure – magari tutti i giorni – ma non conoscono o non hanno il sapone… bisognerà istituire una cassa per aiutare il Mezzogiorno.

Chissà cosa ne direbbe Il Salvini, di questa cassa per aiutare il Mezzogiorno.

Buona

Giuseppe Veltri:

Massimo D’Alema ha dichiarato che Marino non ha l’esperienza politica per guidare il PD.
E’ vero, non ha mai perso delle elezioni.

Appena

La più bella notizia del 2009 è passata abbastanza sotto silenzio, il secondo paese più popoloso al mondo, ha abrogato una legge – eredità della dominazione britannica – che puniva per legge l’omosessualità.
In India ci sono quasi un miliardo e duecentomilioni di persone, se si conta che l’incidenza dell’omosessualità nelle specie come la nostra è di poco inferiore al 10%, è come se due italie intere avessero avuto il diritto di esprimere la propria sessualità come meglio credono, senza correre il rischio di andare per dieci anni in carcere.
Andiamo avanti.

Questa è il cartello che un ragazzo aveva al collo durante una manifestazione di celebrazione, ieri:

india omosessuali legale

L’inesperto Marino

Ora sicuramente arriva qualcuno a dire che Marino è solo un medico, e cosa ne può sapere di politica estera? Anche Obama, dieci anni fa, era un avvocato e cosa ne poteva sapere di politica estera?