Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.
La fuga
La leggenda di Samarcanda, poi cantata da Vecchioni, rimodulava l’eterno tema dell’ineluttabilità del destino: non si può eludere ciò che il fato ci ha assegnato, e se si prova a scappare si finisce per non far altro che andargli incontro. In quella storia c’era un soldato che intravvedeva la morte, e cercava in tutti i modi di fuggirle, per poi ritrovarsela davanti a centinaia di chilometri di cavalcate, con in bocca la frase: «ti aspettavo».
Ce n’è una versione più moderna e, forse ancora di più del destino, è una nemesi. Quasi un insegnamento a liberarsi dalle proprie paure, perché altrimenti se ne finisce ingoiati.
La storia è quella di una coppia di pacifisti canadesi. Per quanto il Canada, agli inizî degli Anni 80 – dove la loro storia è ambientata – non sembrasse il luogo più esposto al rischio di uno scontro bellico, i due erano terrorizzati dal possibile scoppio di una guerra. Da un giorno all’altro sarebbe potuta scoppiare la terza guerra mondiale, pensavano ossessionati, e questa avrebbe coinvolto anche il Canada. Così, nonostante – si può immaginare – tutti gli spiegassero che l’eventualità di vedere dei carri armati alle porte di Toronto fosse davvero remota, presero la decisione di partire. Per dove? Chissà, il posto più lontano dalla civiltà, dai centri chiave di un possibile conflitto, un luogo dove anche soltanto la notizia di una guerra non sarebbe giunta loro. Presero un atlante e lo studiarono a fondo; fino a quando non riuscirono a isolare un minuto arcipelago dell’emisfero australe, quasi disabitato e popolato di sole pecore. Era quello che cercavano: portarono con loro i figli, i proprî averi, e si trasferirono lì.
Il 2 aprile del 1982 scoppiò la guerra delle Falkland.
da qui
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nel film “tredici variazioni sul tema” ricorre quella che uno dei personaggi chiama “la maledizione gitana”, che dice, più o meno
“Ti auguro di avere ciò che desideri”.
direi che si adatta benissimo al caso (c’era anche la doppia maledizione, ma non mi ricordo come fosse)
Per due pacifisti non è il massimo infilarsi in un territorio conteso, rivendicato da uno stato guidato da una dittatura militare…
Ricorda una scena di un qualche film di Fantozzi, che, verso la fine della seconda guerra mondiale, si paracadutò in una tranquilla cittadina giapponese: Hiroshima. 🙂