Sconforti in cucina

Nell’hangar che ospita alcune delle attività delle Ong c’è (c’era) una cucina, che preparava il pranzo per i volontarî e una cena supplementare per tutto il campo, visto che i pasti dell’esercito sono disprezzati da tutti. Nella cucina lavorava un’associazione, Khalsa aid, assieme ad alcuni volontarî indipendenti e soprattutto a molti bambini del campo, presi appositamente da tutte le diverse etnie. Per i bimbi era un posto ambitissimo, avere accesso al luogo dei grandi, e a quello dove lavorano i volontarî. Per questo si riusciva a creare quella mescolanza intercomunitaria che era la ragione d’essere della habibi kitchen stessa.

WP_20160601_12_04_34_Pro
L’insegna della cucina, chiunque sia stato in Medio Oriente non ha bisogno di sapere cosa vuol dire habibi, e lo saprà tradurre meglio di così, per gli altri è una specie di onnipresente “tesoro mio”

Poi è successo questo: i bambini che avevano accesso alla cucina, e talvolta anche gli adulti, hanno cominciato a rubare vestiti e altri oggetti dal magazzino. Era successo altre volte, e c’è poco che ci possiamo fare, se non tenere gli occhi aperti, vista l’ingiustizia che questi furti comportano per chi non li compie. Soltanto che questa volta uno dei bimbi che non rubava ha fatto una foto che immortalava uno di questi furti. Tutte le comunità del campo, e anche i rappresentanti di queste comunità, se la sono presa con il bambino: c’è una fotografia di un furto, e tutti si sono concentrati sulla fotografia e non sul furto. La cosa mi ha molto depresso.

Hanno chiamato il padre del bambino che, di fronte a tutti, gli ha tirato un ceffone: siamo intervenuti, ma era troppo tardi. Il bambino è scappato via, chissà dov’è andato e quando tornerà: mi sono immedesimato in lui – che lezione ha imparato da questa situazione? – e la cosa mi ha sconfortato. Che adulto sarei diventato se da bambino mi fosse successa una cosa simile? Più precisamente, che adulto sarei diventato se questo fosse stato il mio insegnamento quotidiano?

La sera stessa è arrivata la notizia: l’esercito ha deciso di chiudere la cucina. Per ragioni burocratiche e sanitarie, da un giorno all’altro la cucina è stata chiusa, fra l’altro alla vigilia del ramadan, con tutto ciò che questo comporta. Insomma, oggi non è un giorno di buone notizie.

4 Replies to “Sconforti in cucina”

  1. L’episodio del bambino è di quelli da grande discussione, del genere di quelle che Giovanni amerebbe fare, e non tanto per la brutalità dell’atto e le conseguenze che un tipo di educazione così violenta può avere sulla psiche e la vita futura del bambino, quanto per il motivo che ha determinato la reazione del padre.
    Chi di noi non ha avuto occasione di sentire una delle seguenti frasi:-occupati dei fatti tuoi-,-arrosto che non tocca lascialo bruciare o anche-chi fa la spia non è figlio di Maria-? Sono state dette come consiglio, come invito alla prudenza , come furberia, ma anche talvolta come un ordine da parte di chi avrebbe dovuto educarci. Sono frasi innocue o sono alla base di futuri atteggiamenti di indifferenza civile,di viltà fino all’omertà?Come un cittadino deve comportarsi se testimone di un atto illegale o criminale che non lo riguarda personalmente? Tacere o denunziare come in questo caso? L’episodio è dunque un invito a rilettere e quindi a discutere,dopo,naturalmente, aver fatto tutto il possibile come i volontari faranno per attenuare nel bambino i danni dello schiaffo, tanto più doloroso in quanto pubblico ed aver riportato ordine nel campo.
    Buon lavoro

Leave a Reply to Giovanni Fontana Cancel reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *