Vado a lavorare in un campo profughi, Katsika

Chi segue da tempo questo blog ricorderà il mio Diario dalla Palestina, che era anche l’esperienza per la quale l’avevo aperto: distanti saluti, si chiama così per quello. Feci lì il volontario fra il 2008 e il 2009, lavorando con due gruppi di bambini provenienti dai tre campi profughi attorno a Betlemme, e raccontavo quotidianamente quello che mi succedeva (per chi volesse leggerlo, qui c’è un estratto di venti di quei racconti).

Successivamente ho fatto tante altre cose, alcune delle quali anche in qualche modo rilevanti, ma nel tempo mi sono sempre più reso conto che nessuna di queste mi rendeva soddisfatto del contributo che stavo dando. O almeno non quanto quell’esperienza in Palestina o le successive nell’Abruzzo post-terremoto e in Burkina Faso per combattere le mutilazioni genitali femminili.

Per questo ho deciso di tornare a fare l’unica cosa nella quale mi ero veramente sentito utile. La prossima settimana, il 15 aprile, partirò per Katsika, un campo profughi in Grecia dove arrivano persone in fuga dalla guerra. È in posti come questi che si vive l’emergenza quotidiana del gestire la vita d’ogni giorno di esseri umani che incontrano una nuova frontiera, dopo averne oltrepassate tante, a far loro da ostacolo. In questo momento a Katsika ci sono più di mille persone, ma molte ne vanno e molte ne vengono ogni settimana.

Katsika
Una foto, con il suo permesso, di Dimitris Zarkadas da Katsika: guardate anche le altre, sono belle

Quello che andrò a fare lì, assieme a Olvidados, l’Ong che lavora nel campo, è quello che si fa in una situazione d’emergenza come quella: tutto. Dal distribuire cibo e pannolini, al verificare le necessità in ogni tenda, qualunque cosa di cui ci sia bisogno. E c’è bisogno di molte cose, anche alle quali uno non penserebbe, ad esempio la possibilità di spostarsi indipendentemente: è fondamentale avere una macchina, tanto che chi non la porta l’affitta. Io andrò in macchina e ho pensato che sarebbe uno spreco andare con un veicolo mezzo vuoto: perciò se abitate fra Roma e Brindisi e volete inviare delle cose utili al campo (qui ho tradotto una lunga lista di ciò che serve a Katsika), contattatemi e vi farò da facchino d’eccezione.

Poi ci sono io. Se volete, c’è un modo per dare una mano a me nel realizzare questo progetto, ed è fare una donazione su questo conto [EDIT: grazie a tutti, chiudo la raccolta]. Al campo le giornate sono piene, si esce al mattino e si torna la sera, e questo sarebbe un modo per aiutarmi a ripagare le spese del viaggio, del traghetto, e della vita quotidiana lì. Non ho ancora definito una data di ritorno, perché dipenderà anche da quante delle spese riuscirò a coprire attraverso le donazioni: più riuscirò a raccogliere, più potrò rimanere a lavorare lì. È un’idea che ho da molto tempo, e non potendo permettermi di metterla in pratica da solo, ho deciso di chiedere a voi. Se volete un’idea per fare beneficienza, questo è un piccolo modo per farla, dando una mano attraverso le mie braccia.

Io riprenderò a fare quello che facevo dalla Palestina, e cioè scrivere un post ogni giorno o due, dove racconto le storie – in fondo raccontare storie è sempre stato quello che so fare meglio – delle persone che incontro, quelle che si trovano a vivere o passare per il campo, spesso aggiungendo delle foto. Spero sia un modo per restare vicino alle persone a me vicine, e anche alle altre.

11 Replies to “Vado a lavorare in un campo profughi, Katsika”

  1. Un abbraccio
    Ti penserò
    e parlerò di te ai miei studenti
    e suggerirò loro di leggerti
    e. spero che qualcun altro ti segua
    Intanto prendo nota della lista e del conto
    Un altro abbraccio

  2. Ti faccio i miei migliori auguri. Ne avrai bisogno. Ho una giovane amica che opera, da circa un mese,tra enormi difficoltà. Mancano i volontari e la situazione, a causa di ciò, è assai problematica.
    Ciao.

  3. Vorrei mandare delle cose al campo, scarpe e vestiti per bimbi, pannolini e altro. Come posso fare? Grazie della bella iniziativa

  4. @ chiara:
    Grazie, Chiara.
    Ora è forse un po’ tardi, scrivimi una mail.

    In ogni caso, se non dovessi farcela a metterla in macchina potresti – se ne hai voglia – spedire via posta. Vi terrò informati anche di questa possibilità.

  5. Grazie ancora X ciò che fai al posto di tutti noi e buon lavoro!!
    Se fosse possibile inviare scarpe e vestiti ne sarei felicissima, ho saputo solo ora di questa tua partenza così imminente, ormai è tardi…
    Buon viaggio!!
    Beatrice

  6. I migliori auguri. Sarebbe bello venirvi a trovare ! Buon viaggio a te, e a tutte le persone che incontrerai.
    Francesco

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