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Uno dei podcast che ascolto è quello di un programma, chiamato Planet money, che racconta delle storie legate all’economia, in maniera sempre interessante, molto narrativa, e mai noiosa. Si capiscono cose, con svago. Qualche giorno fa una puntata affrontava l’economia della Chiesa cattolica non dal punto di vista degli scandali, o dell’opulenza – punti di vista utili, ma abbastanza banali – ma da quello del management: cosa farebbe la Chiesa se fosse una grande azienda multinazionale, quale nei fatti è.
If you’re in business, there are certain signs that your company is in trouble. A big one: your CEO abruptly resigns.
And it’s especially worrisome if it is the first time this has happened to your company in almost 600 years.
La puntata è di metà febbraio, ma mi è tornata in mente oggi – per ovvie ragioni – perché una delle cose che dicevano nei 20 min di analisi manageriale della Chiesa, è che si tratta di un’azienda che investe troppo poco nei mercati nei quali è in espansione. In Europa e Nord America i cattolici sono in continua diminuzione, con tanto di drammatica crisi delle vocazioni, ma in Africa e specialmente in Sud America è un’azienda che va forte. Però la larghissima maggioranza delle strutture, del personale (i preti), degli investimenti, è allocata dove la Chiesa non sta crescendo.
Quindi, dicevano, da un punto di vista manageriale ci sarebbe assoluto bisogno di rifocalizzarsi e accattivarsi i mercati in espansione, come il Sud America, finora troppo trascurato dall’azienda.
E in quella trasmissione radiofonica, non è che hanno anche spiegato in quali casi una multinazionale decide di spostare la sede principale?
Mi sfugge al momento l’esatta collocazione nell’organigramma aziendale di Papa emerito Benedetto esodato XVI.
Lorenzo scrive::
Lo vorresti adottare o vorresti FARTI ADOTTARE da lui? 😉