Israele-Palestina come all’Ikea

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Dico spesso che la pace fra Israele e Palestina è facile, talmente facile che sappiamo da un sacco di tempo come sarà, che la si faccia oggi o fra cento anni. Ciò che manca è la volontà, e la disposizione alle rinunce, di entrambe le parti. Per scherzo dico sempre, a quelli con cui ne parlo, «se ci andassimo io e te, a farla, la pace, la faremmo subito», perché spesso è difficile rendersi conto di quanto piccolo sia il margine che divide la trattativa, di come i prendere-o-lasciare vertano su pochi metri quadri, a fronte – invece – di rancori, cinismi, paure, dogmi religiosi – le cose che bloccano davvero il processo di pace.

Jacopo Ottaviani mi ha segnalato un tool bellissimo, is Peace Possible?, in cui si può costruire la propria road-map-fai-da-te, decidendo quali insediamenti annettere e quali no. Per un impallinato di mappe, con un grande interesse per quel conflitto, è la cosa definitiva. La mappa parte dai territorî israeliani post 48, e permettere di scegliere quanti dei territorî conquistati alla Giordania nel ’67 Israele potrebbe annettere (per l’Onu lo 0%, per l’accordo di pace di Camp David-Taba il 5%), che è esattamente ciò che si sono trovati a trattare – nei fatti – i rappresentanti dei due popoli in tutte le trattative negli ultimi decennî.

Per la rubrica “l’angolo del cavillo”, di cui sono appassionato fan, ci sono due piccole mancanze che, comunque, non inficiano l’utilità della strumento: la zona cuscinetto del ’48, attorno a Modi’in che è convenzionalmente considerata israeliana, viene qui ascritta alla Palestina, condizionando un pelino le percentuali; e non è prevista la possibilità di dare territorio israeliano ai palestinesi, in cambio delle colonie più grandi, cosa che era stata vagliata con concretezza in tutte le proposte di pace.

 

4 Replies to “Israele-Palestina come all’Ikea”

  1. bella al mappa! una immagine vale più di mille parole

    è davvero una sorpresa verificare quanto piccole siano le distanze tra le parti

  2. Naturalmente, come ho già sostenuto, il problema territoriale è solo un aspetto, e neanche il principale, del contenzioso. Esistono problemi più gravi a di difficile soluzione – il conflitto religioso in primis – oltre al conflitto politico e razziale. Dal punto di vista culturale ci sono invece grandi possibilità, legate al fatto che le due popolazioni volenti o nolenti condividono molta quotidianità che non è solo bellica. A questo proposito (e con molta speranza): http://ilborghesino.blogspot.it/2012/12/un-palestinese-e-un-israeliano-che-sono.html#more

  3. Mi sbaglio o da quando Berlusconi non fa più “notizia” è sparita la politica italiana, le varie vignette umoristiche sul governo…
    Finchè si è impegnati a guardare fuori dalla finestra il parlamento regala dieci milioni a Pannella e lascia scadere (guarda un po’!) a mezzo giorno dell’otto dicembre(festività) il decreto sul finanziamento ai partiti.

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