Pape Diaw

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C’è un video che gira molto su internet. In questo video c’è una persona, smaccatamente nera, chiaramente di quell’Africa che definiamo sahariana. Anzi, subsahariana. E questa persona dice cose di buon senso, le dice con un’eccellente proprietà di linguaggio, e, nel breve tempo che ha, descrive le sue opinioni e gli eventi che cita con capacità d’analisi e passione: può essere che esageri un po’ nelle definizioni, ma anche questa esagerazione è in tono – è quasi necessaria – con la questione assurda, terribile e vergognosa che è accaduta a Firenze.

Il titolo del video, quello con cui viene condiviso è “discorso di un senegalese umilia certi italiani”. E io, dalla prima volta che l’ho visto, prima ancora di imparare che quel signore si chiama Pape Diaw, che è il portavoce della comunità senegalese, che è stato per cinque anni consigliere comunale a Firenze per il centrosinistra, che è molto più che “un senegalese”, avevo un qualche fastidio nel leggere il generale entusiasmo per quelle parole – giuste, sacrosante, normali – che riuscivo solo a intuire.

Così ci ho riflettuto su, per decifrare quella linea di insofferenza che percepivo. E credo di aver capito che quello che mi infastidisce è che Diaw sia celebrato per delle cose che, dette da un italiano, non incontrerebbero 99 di quei 100 entusiasmi. È il fatto che per “un senegalese” abbiamo un orizzonte d’attesa più basso, come se ci aspettassimo meno, al punto da tradire stupore quando quel senegalese è una persona per bene, colta, ragionevole, normale. Volenti o nolenti, e per fortuna, siamo oramai un Paese multietnico, ci sono senegalesi che sono in Italia da quarant’anni, se li si può ancora chiamare senegalesi. Considerare sorprendente e degno di nota che esistano immigrati che mangiano in testa ai peggiori fra gli italiani è, come dire, un po’ razzista.

Ora direte: ma dove li metti quegli altri? Quelli peggiori, quelli che pensano e dicono cose razziste. Non so dove li metto, ma non sono generalmente il mio interlocutore immaginario. Davvero dobbiamo sempre prendere una posizione immaginando Borghezio come interlocutore? Davvero il nostro confronto dev’essere, sempre, con l’ultimo nella sala che dice le cose peggiori? Non è un po’ facile, così?

17 Replies to “Pape Diaw”

  1. E’ vero che gli italiani hanno delle aspettative più basse, per quanto riguarda l’istruzione, nei confronti delle persone di colore, e concordo che questa aspettativa può essere sbagliata. Però ti faccio notare che le parole “normale” e “colto” per definire un italiano non posso stare assieme, perchè un italiano nella norma non è colto, o per lo meno non ha una cultura sufficiente per esprimere i concetti esternati dal senegalese, il quale ha mostrato una sensibilità e una saggezza infrequenti.

  2. Eccezionale, quando ho visto quel titolo su Facebook (condiviso da persone perbene) mi ha dato un gran fastidio. Come un fenomeno da baraccone: “Guarda, un nero che parla bene!”, come fosse una foca che palleggia.

  3. Ho pensato la stessa cosa. Grazie per averla spiegata meglio di quanto avrei potuto fare io. Come hai scritto recentemente, bisogna sempre trattare le persone come individui.

  4. Ok Giovanni, allora tentiamo una percenutale: togliendo coloro che sono razzisti in maniera diretta e quelli che lo sono in maniera “indiretta” (ossia quelli di cui parli nel post), quanti ne rimangono di non razzisti?

  5. Marcello scrive::

    Ok Giovanni, allora tentiamo una percenutale: togliendo coloro che sono razzisti in maniera diretta e quelli che lo sono in maniera “indiretta” (ossia quelli di cui parli nel post), quanti ne rimangono di non razzisti?

    Sicuramente lo siamo tutti, un po’, anche inconsapevolmente. Sarà capitato certamente anche a me di fare la cosa che critico nel post. L’importante è impegnarsi a esserlo il meno possibile, e riconoscere le cose che non si dovrebbero fare.

  6. Hai straragione. Il fatto che sconvolge i tanti che in buona fede pubblicano il video come eccezionale è la presenza di un ne(G)ro che parla in italiano forbito e azzeccando le coniugazioni verbali. In ogni caso, se ci fosse bisogno di ulteriori dimostrazioni della stupidità, qui Lucia Annunziata che non capisce niente: http://www.youtube.com/watch?v=j1gdUDdVyCA

  7. Non ho ancora visto il video, ma come principio anche a me dà fastidio quando si sottolinea che “ehi, guarda, sono come noi, che fighi”. Però sulla seconda parte, la mia paura è che le cose potrebbero costringerci ad avere i Borghezio come interlocutori, e allora sarebbe meglio essere preparati (non so come). In passato i Borghezio hanno governato l’Italia (più di recente altri paesi europei) nell’entusiasmo o nella sopportazione generale. E non mi sembra che abbiamo ancora capito perché, tanto che c’è chi oggi, in via precauzionale, dice seriamente che magari un po’ meno democrazia ci potrebbe salvare. Se il 2012 sarà terribile come dicono, tutto quello che abbiamo visto finora durante questa crisi saranno noccioline. E secondo me sarebbe un bene prepararsi a dire qualcosa di convincente anche a quelli che vogliono menare le mani. Se non sarà così terribile, avremo comunque imparato qualcosa utile a migliorare la nostra società.

  8. Perfettamente d’accordo con l’articolo.
    Per quanto riguarda l’articolo, il razzismo, inteso come xenofobia, è intrinseco nell’essere umano. E quindi siamo tutti xenofobi e con la civilizzazione si oscura questo lato. La diffidenza verso quello che si ritiene diverso è istintiva.
    PS: Vero, Annunziata in quell’intervista va avanti di pregiudizi.

  9. Possiamo metterla come vogliamo, ma l’immigrazione (vera) in Italia è iniziata 20 anni fa, quindi non siamo (come Italiani) ancora abituati ad avere a che fare con situazioni simili. A occhio, la seconda generazione ora è al liceo, quindi fra una decina d’anni sarà molto più comune. Non sarei così duro quindi da definirlo “razzismo involontario”, però concordo che sia un atteggiamento che bisogna sforzarsi di modificare.

  10. Tocca darti ragione e fare ammenda: perché tante volte sono caduto io stesso in quell’atteggiamento, e ho dovuto pensarci su per capire che era un atteggiamento sbagliato e sottilmente razzista. Che nasce forse solo dalla disabitudine, io spero. E che quindi, con gli anni a venire, passerà, io spero.

  11. Istintivamente aveva dato molto fastidio anche a me, tanto che non l’avevo neanche guardato, dando per scontato che non ci fosse nulla di straordinario in un senegalese che parla bene.
    L’ho visto solo ora perchè mi ha incuriosito il tuo articolo, e pur continuando a pensare che il titolo sia scritto MALE, sono più portato a pensare che l’intento del messaggio fosse “guardate, voi che siete razzisti e pensate che i neri siano inferiori. E allora lui? Ecco la prova! Se lui ha una cultura e una proprietà di linguaggio così buone, allora anche tutti gli altri possono avercele!”.
    Io magari avrei messo come titolo qualcosa del tipo “PER QUELLI CHE PENSANO CHE NERO VOGLIA DIRE IGNORANTE”

  12. ps: anche se pure così non mi convince un granchè…
    il fatto è che se avesse avuto un titolo normale, tipo “il punto di vista di Pape Diaw sulla vicenda di Firenze”, non l’avrebbe visto nessuno, mentre così, su fb non si vede altro che quel video condiviso.
    Con questa logica, forse è ragionevole perdere un po’ in raffinatezza, e guadagnare enormemente dal punto di vista dell’audience.
    Tenendo tra l’altro presente che il messaggio recepito dai più è quello positivo e non quello negativo.

  13. ho la stessa impressione di mario: chi ha messo quel titolo è ben conscio che un senegalese sia ovviamente sullo stesso piano di un italiano ma sa altrettanto bene che il pregiudizio diffuso nella società è un altro.
    l’impressione che ha avuto jan non mi ha neanche sfiorato.

  14. la comunità senegalese colpita in questi giorni da drammatici fatti di cronaca, regala alla citta di torino un live di percussionisti e danzatori senegalesi nella cornice di young wood a sostegno del progetto fotografico di Cristina Rossi in vendita quella sera per aiutare i bambini Talibè.’ jërë jëf’ vuol dire GRAZIE .mercoledi, 4 giorni prima di natale, ingresso libero partecipando evento, dalle 19,00 vi aspettiamo!

    http://www.facebook.com/events/278225825560920/

  15. Ho pensato la stessa cosa. Tra l’altro la dicitura “un senegalese” per una persona nota, come hai scritto tu Pape Diaw a Firenze è un personaggio pubblico era vagamente razzista. “discorso di un negro che umilia certi italiani”. Oltre alle basse aspettative c’è anche la pigrizia di chiedersi chi sia quel senegalese, perché si sa, i neri sono tutti uguali. No?

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