Eluana Englaro

interesse 2 su 5

Ho sempre avuto un moto di repulsione verso il chiamarla con il solo nome, come fosse un’amica.

Due anni fa finiva la vita biologica di Eluana Englaro, mentre la sua vita e basta era finita tanti anni prima.

Al tempo scrissi un bel post in cui sbattevo la testa al muro per quanto fosse magistralmente assurdo che fossero proprio i cattolici a lamentarsi di quello che era successo. Dicevo, fra le altre cose:

I cattolici sono (fra) quelli che credono in Dio; credono – in vari e diversi modi – che c’è una vita dopo la morte. Credono anche che questa vita successiva, se meritata, sia mirabilmente migliore di quella che viviamo qui. Quindi li si dovrebbe ritenere più inclini a considerare prossimo al ridicolo il valore di questa vita, tantopiù che morire prima significa traslocare nel luogo più bello, nei pressi del Creatore.

Muore giovane colui che è caro al Cielo. (Menandro)

Se ne avete voglia, è un buon momento per rileggere quelle considerazioni: è una delle poche cose che riscriverei proprio così.

18 Replies to “Eluana Englaro”

  1. Perchè avere un moto di repulsione verso il chiamare Eluana Englaro con il solo nome, come fosse un’amica?
    Certo non possiamo dire che fosse un’amica ma era veramente diventata, per molti, una di famiglia!

    Si, due anni fa finiva la vita biologica di Eluana Рo meglio Рhanno fatto di tutto affinch̩ finisse la vita biologica di Eluana.
    Vogliamo anche ricordare come è terminata la vita di quella creatura che, nonostante tutto, con gli occhi CHIEDEVA di vivere?
    E chiedeva di vivere proprio a quelle suore che oggi il signor Englaro accusa di aver trattato male sua figlia (!!!?), probabilmente per far tacere la sua coscienza.

    Noi cristiani crediamo che la nostra vita continui dopo la morte biologica perchè ne abbiamo le prove e, ti assicuro, che la parte sinistra del nostro cervello non ha niente a che vedere!

    P.s. – non credi che possa finire la tua vita biologica se qualcuno ti toglie il bere e il mangiare?
    E’ una morte orribile, te lo assicuro!

  2. tenkiu scrive::

    Noi cristiani crediamo che la nostra vita continui dopo la morte biologica perchè ne abbiamo le prove

    Tutto il resto sono opinioni, e se ne può discutere, ma questa è un’affermazione grossa. Motivala.

    tenkiu scrive::

    te lo assicuro!

    Bah! Se invece di assicurarmi in nome di non si sa che cosa mi portassi qualche argomento mi faresti un favore.

  3. @ tenkiu:
    ma tu quando la hai vista negli occhi? e il corpo? solo perché sei cristiano ti arroghi il diritto di decidere per gli altri? io sono cattolica e sono contraria all’accanimento terapeutico. per me non lo vorrei mai e non vorrei che i miei familiari non rispettassero la mia volontà. chi si è accanito contro Beppino Englaro è un vigliacco

  4. Mario scrive::

    tenkiu scrive::
    te lo assicuro!
    Bah! Se invece di assicurarmi in nome di non si sa che cosa mi portassi qualche argomento mi faresti un favore.

    ti ha colpito il “te lo assicuro”! e l’hai “usato”!
    l’hai preso da: tenkiu scrive::

    P.s. – non credi che possa finire la tua vita biologica se qualcuno ti toglie il bere e il mangiare?
    E’ una morte orribile, te lo assicuro!

    non sei d’accordo? cosa dovrei argomentare?
    PROVA!
    Mario scrive::

    tenkiu scrive::
    Noi cristiani crediamo che la nostra vita continui dopo la morte biologica perchè ne abbiamo le prove
    Tutto il resto sono opinioni, e se ne può discutere, ma questa è un’affermazione grossa. Motivala

    Apparentemente è un’affermazione “grossa”, per chi ci crede è semplicemente un’affermazione!
    Chiedi delle motivazioni, degli argomenti… valgono relativamente… ciò che vale è la tua esperienza di vita – non senza un’apertura – al pensare che non possano esistere delle realtà solo perchè ancora non le conosci o perchè ti sembrano improbabili.
    In base alle mie esperienze sono arrivata a delle certezze, ma sono mie esperienze e non posso obbligare te a credere nelle mie convinzioni.
    Sei libero di pensare che possano esistere delle realtà che ancora non percepisci, come sei libero di chiuderti nella tua realtà, nella ideologia che hai fatto tua.
    Si tratta di “sentire”, per avere noi delle certezze che possiamo solo trasmettere – a chi vuole accogliere senza la “paura” di essere convertito – e senza la pretesa di voler “convertire”!
    Mi sai spiegare perchè viviamo come se non dovessimo mai morire, come se fossimo eterni?
    Cos’è che ci fa sentire giovane “dentro” mentre il nostro corpo si increspa?
    La risposta non sta forse nel fatto che siamo stati creati per l’eternità e che il nostro Spirito non invecchia mai?

  5. stealthisnick scrive::

    che fra l’altro c’ho ancora da capire come i cattolici vedano dio in una macchina che ti tiene in vita artificialmente
    riuscirei quasi più a capire il contrario

    Secondo me dovresti informarti meglio: non sono solo i cattolici ad avere strane idee sul “fine vita”, ci sono anche agnostici ed atei!
    Fatti un “giretto” sul sito del Movimento per la Vita!

  6. mara scrive::

    @ tenkiu:
    ma tu quando la hai vista negli occhi? e il corpo? solo perché sei cristiano ti arroghi il diritto di decidere per gli altri? io sono cattolica e sono contraria all’accanimento terapeutico. per me non lo vorrei mai e non vorrei che i miei familiari non rispettassero la mia volontà. chi si è accanito contro Beppino Englaro è un vigliacco

    Nessuno al di fuori di Beppino Englaro, delle suore, di qualche medico ha probabilmente visto Eluana negli occhi. Chissà perchè non si è mai saputo niente della mamma di Eluana…
    Penso che neanche tu l’abbia potuta vedere!
    Chi l’ha potuta vedere ha pure parlato ma, chissà per quale motivo, ha avuto poca voce… quasi non si dovesse sapere!
    Anch’io sono contraria all’accanimento terapeutico e ancora di più a lasciar morire di fame e di sete una creatura.
    Oggi siamo qui a ricordare Eluana Englaro ma non possiamo dimenticare come è stata lasciata morire.
    Chissà come potrebbe essere – oggi – Eluana se papà Englaro avesse acconsentito a quelle suore e a quella dottoressa che si erano offerte – gratuitamente – di prendersi cura della figlia!
    Non mi sto accanendo contro Beppino Englaro, non capisco come un padre abbia potuto scegliere una fine così per la figlia e come possa avere il coraggio di andare in giro per le scuole vantandosi della sua impresa.

  7. tenkiu scrive:

    Secondo me dovresti informarti meglio: non sono solo i cattolici ad avere strane idee sul “fine vita”, ci sono anche agnostici ed atei!
    Fatti un “giretto” sul sito del Movimento per la Vita!

    secondo me dovresti leggere quello che uno scrive prima di rispondere a cazzo
    ribadisco: “non riesco a capire come i cattolici possano vedere dio in una macchina che ti tiene in vita artificialmente”
    che c’entrano gli atei con quello che ho detto? non credendo in dio, le loro convinzioni (pro o contro eutanasia, pro o contro accanimento terapeutico) non importa che vadano d’accordo con il concetto di dio

  8. stealthisnick scrive::

    secondo me dovresti leggere quello che uno scrive prima di rispondere a cazzo
    ribadisco: “non riesco a capire come i cattolici possano vedere dio in una macchina che ti tiene in vita artificialmente”

    Chi te l’ha detto?
    Nessuno vede Dio in una macchina che ti tiene in vita, la macchina è un mezzo che ti può aiutare ad uscire da uno stato apparentemente vegetativo, come si è dimostrato – in diversi casi – anche dopo anni!
    stealthisnick scrive::

    che c’entrano gli atei con quello che ho detto? non credendo in dio, le loro convinzioni (pro o contro eutanasia, pro o contro accanimento terapeutico) non importa che vadano d’accordo con il concetto di dio

    Evidentemente non ho reso l’idea, scusami tanto, nun te ‘ncazza’!
    Volevo sottolineare che non sono solo i cattolici a pensare allo stesso modo per cui ci sono anche atei che, non vedendo Dio da nessuna parte, sono fiduciosi nella scienza e sperano che una macchina possa far… miracoli!
    Infatti nel Movimento per la Vita non trovi solo cattolici, pertanto non è più di moda prendersela con i cattolici! 🙂
    Ho risposto?

  9. @tenkiu
    hai risposto a me “volendo sottolineare” una cosa che non ha nulla a che fare con quello che avevo scritto

    è bello perchè a star a sentire quello che dici sembra che il “movimento per la vita” si contrapponga ad un “movimento per la morte” che si aggiri per gli ospedali ad uccidere la gente che riposa

    comunque per tornare sul mio concetto, vorrei una spiegazione di come mai per un cattolico (o se preferisce per la chiesa cattolica) staccare la spina di una macchina che tiene in vita artificialmente una persona in stato vegetativo (apparente che vuol dire? che in realtà quando siamo distratti si fa delle gran partite a tennis?) è omicidio e non, per esempio, assecondare la volontà di dio che aveva predisposto la morte per quella persona

  10. stealthisnick scrive::

    @
    hai risposto a me “volendo sottolineare” una cosa che non ha nulla a che fare con quello che avevo scritto

    Stavolta forse anche tu dovresti leggere con un po’ di attenzione, ecco la risposta:
    tenkiu scrive::

    Nessuno vede Dio in una macchina che ti tiene in vita, la macchina è un mezzo che ti può aiutare ad uscire da uno stato apparentemente vegetativo, come si è dimostrato – in diversi casi – anche dopo anni!

    stealthisnick scrive::

    è bello perchè a star a sentire quello che dici sembra che il “movimento per la vita” si contrapponga ad un “movimento per la morte” che si aggiri per gli ospedali ad uccidere la gente che riposa

    Beh, fuochino fuochino…
    stealthisnick scrive::

    @
    comunque per tornare sul mio concetto, vorrei una spiegazione di come mai per un cattolico (o se preferisce per la chiesa cattolica) staccare la spina di una macchina che tiene in vita artificialmente una persona in stato vegetativo (apparente che vuol dire? che in realtà quando siamo distratti si fa delle gran partite a tennis?) è omicidio e non, per esempio, assecondare la volontà di dio che aveva predisposto la morte per quella persona

    Semplicemente perchè chi sopprime una vita umana commette un omicidio e non è necessario che sia la Chiesa Cattolica a dirlo.
    Staccare la spina di una macchina che tiene in vita una persona significa interrompere, negare a questa persona la possibilità di vivere ed io non
    ho il diritto di decidere quando una persona deve morire, ho il dovere di curare e sostenere nel miglior dei modi le persone malate o prossime alla morte (e chi le assiste) affinchè possano condurre un’esistenza dignitosa.
    Finchè una persona si trova in uno stato vegetativo può serbare delle sorprese che possono stupire anche la scienza tanto che diciamo: aveva proprio una gran voglia di vivere! Per cui staccare la spina potrebbe voler dire togliere quella pur minima opportunità di riprendersi, ecco perchè ho scritto “stato apparente vegetativo”.
    Non è vero che staccando la spina assecondo la volontà di Dio, come faccio ad avere la certezza che Dio ha scelto proprio in quel momento il trapasso per quella persona?
    La assecondo solo quando mi rendo conto di non poter impedire la morte, altrimenti diventa accanimento terapeutico.

    stealthisnick scrive::

    @
    (apparente che vuol dire? che in realtà quando siamo distratti si fa delle gran partite a tennis?)

    Potrebbe anche, ma se siamo distratti come possiamo dirlo!
    🙂

  11. @ stealthisnick:

    Pensato per chi – è interessato ad approfondire il pensiero della Chiesa Cattolica – è il “Catechismo della Chiesa Cattolica” Libreria Editrice Vaticana, un libro “scorrevole” e facile… “comprensione”! 🙂

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    9 febbraio 2011
    LA STORIA
    «Un “vegetale”? No, il mio Davide ascolta e capisce tutto»
    «Staccare la spina? Si può staccare a un elettrodomestico, non a una vita». Amedea Parma va dritta al cuore della questione. Potrebbe fare altrimenti una madre che da oltre dieci anni accudisce il figlio in stato di incoscienza? Prima lo straziante caso di Eluana, poi il silenzio imposto dal programma di Fazio e Saviano, ora la Giornata degli stati vegetativi. «Non voglio giudicare nessuno ma allo stesso tempo non posso tacere: – ammette la signora Parma, 62 anni, riminese –. Don Oreste Benzi mi inciterebbe a far conoscere la mia esperienza. Se mi permetto di parlare è perché anche io ho vissuto le stesse sofferenze del padre di Eluana. Davide nel suo silenzio è vivo ed è la mia forza».

    Il giorno della festa del papà è una ricorrenza che in casa Parma non possono più cancellare dal calendario. È il 2000. Davide ha 27 anni, all’ora di cena il suo posto a tavola è vuoto. Alle 20 suonano alla porta ma al posto del ragazzo spuntano le divise dei carabinieri. «Davide è in ospedale, in rianimazione, le sue condizioni sono molto gravi». Ad attendere Amedea e il marito in ospedale, c’è la diagnosi dei medici, che suona come una sentenza senza appello. Davide è in pericolo di vita. Qualora riuscisse a sopravvivere, lo attenderebbe lo stato vegetativo, la stessa diagnosi di Eluana. Dopo 20 giorni, Davide dev’essere trasferito in una struttura per la riabilitazione. Intubato, si nutre attraverso un sondino naso-gastrico, soffre di gravi broncopolmoniti con febbre altissima. Il quadro clinico è disperato. Mamma, papà e il fratello lo assistono continuamente: «Gli facevamo sentire la nostra presenza». Dopo quattro mesi viene dimesso, la famiglia è indecisa. Chiede un consulto a un medico di Ferrara che sentenzia: non è recuperabile. Unica soluzione: il ricovero in una Residenza Sanitaria Assistita. La famiglia rifiuta. «Ci siamo guardati tutti negli occhi: – racconta Amedea – portiamolo a casa».

    Davide e la famiglia sono parrocchiani di don Oreste Benzi. A casa, alla Grotta Rossa di Rimini, torna un ragazzo di 27 anni, da gestire come un neonato. Mamma Amedea vive nella sua camera. C’è da azionare l’ossigeno, fare punture, eliminare l’eccessivo catarro. «Non sapevo fare nulla – ammette la madre –. I primi due anni sono stati una tragedia». Davide ha lo sguardo nel vuoto, non manifesta reazioni. «Avevo pensato di farla finita, perché venivo già da un altro enorme dolore: la perdita di un figlio di soli 12 anni in seguito a incidente stradale». Sembra che il mondo crolli: «Sono stati due lunghi anni: ho capito la sofferenza nell’accettare la condizione dello stato vegetativo. Poi però occorre scegliere». Amedea ha scelto la vita. Per la seconda volta si è sposata con la vita «E mio figlio ha percepito la mia scelta. Lo abbiamo accettato incondizionatamente e ha iniziato a dare segnali positivi».

    Davide ora ha 37 anni. Per i medici resta in stato vegetativo, ma nessuno, incontrandolo in casa, seduto sulla carrozzina, direbbe è “assente”. «Sta bene, sorride spesso, è presente». Nel suo silenzio, nella sua immobilità, è parte integrante della famiglia. Simone, il fratello minore, sposato, fuga ogni dubbio. «Mamma, stai tranquilla: ci pensiamo noi a Davide, non andrà in istituto». Davide ha persino subito l’asportazione del rene ed è finito sotto i ferri tre volte nell’arco di 15 giorni. «Secondo i medici, non avrebbe retto neppure alla prima operazione – ricorda la mamma –. Invece ce l’ha fatta, sta bene ed è qui con noi». Anche il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ha fatto visita al ragazzo ed è in contatto con i familiari. Amedea pensa alla Giornata del 9 febbraio: «un’occasione per far parlare della vita che pulsa in situazioni oggettivamente difficili, un’opportunità per favorire la sensibilizzazione e la solidarietà su questi temi, per aumentare anche l’informazione», non sempre attenta a quanto accade realmente nelle famiglie.
    Paolo Guiducci

  13. FINE VITA: LA DISONESTA’ INTELLETTUALE DEL SANATORE MARINO

    C’è un grande inganno dietro il dibattito che si è acceso in questi ultimi giorni, ma che in realtà va avanti da anni, sulla legge per le dichiarazioni anticipate di trattamento, sull’eventuale testamento biologico e sul presunto fine vita. Inganno che è frutto di ignoranza (esempio: Gianfranco Fini. O se volete Roberto Saviano) o di disonestà intellettuale (esempio: Ignazio Marino). In conseguenza di ciò si sentono e si leggono sciocchezze di ogni tipo. Il problema sta a monte: usiamo termini del cui significato non abbiamo pieno possesso. Anzi: di cui non conosciamo proprio il significato. Nell’immaginario collettivo due parole – disabile grave e malato terminale – hanno ormai lo stesso significato. Sono state mischiate, shakerate, confuse, parificate: ma non è così! Il disabile grave non è nella stragrande maggioranza dei casi un malato terminale! Eluana Englaro, tanto per capirci, non era una malata terminale. Malato terminale è colui che, a causa di una patologia, è arrivato agli sgoccioli della sua esistenza: ha un male dentro che avanza inesorabile. Il disabile è invece colui che, a causa di una malattia o di un trauma, vive in una condizione appunto di disabilità. Ma non ha dentro un male che avanza! Ha bisogno soltanto di essere curato, cioè ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui. E allora il nodo sull’idratazione e nutrizione artificiale da fornire sempre e comunque, oppure no, a chi ne necessita, ruota attorno proprio a questi equivoci. Ignazio Marino (che è un medico, e queste cose dovrebbe saperle bene) ci prende in giro quando scrive su Il Corriere della Sera: ‘Immaginiamo una donna di 80 anni, con un tumore al seno e metastasi al cervello, ricoverata in coma in un reparto di terapia intensiva. Il suo corpo apparentemente continua a funzionare, i polmoni si gonfiano, l’intestino riceve nutrimento artificiale, il battito cardiaco è regolare grazie ai farmaci’. E poi Marino prosegue: ‘Fino a quando verrà tenuta in vita questa donna? Non si sa… Non ci sono decisioni da prendere, perché nessuno, né il medico, né i familiari, né il paziente stesso, può autorizzare l’interruzione delle terapie’. E per terapie Marino intende ovviamente anche idratazione e nutrizione artificiale. Il senatore del Pd, purtroppo, racconta una balla colossale. Non è vero che per un malato terminale (come la signora del suo esempio) è vietato interrompere l’idratazione e la nutrizione artificiale. Anche la nuova legge che il 7 marzo andrà all’esame della Camera prevede che ‘idratazione e alimentazione possono essere sospese quando non sono più efficaci nel fornire i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche del corpo’. Queste cose qui me le ha spiegate in modo molto più semplice un mio amico medico, Marco Maltoni, primario di due hospice in Emilia Romagna. Gli hospice sono i reparti di cure palliative dove spesso i malati terminali vanno a morire. ‘Arriva il momento – ha spiegato Maltoni durante un incontro pubblico – che il paziente che pure non ha bisogno di una nutrizione o idratazione artificiale, non riesce più a mangiare. Il suo corpo quasi respinge il cibo. Molti familiari mi dicono: non mangia più, così muore. Io gli rispondo: no, purtroppo sta morendo e quindi non mangia più’. Ma qui stiamo parlando di malati terminali, pazienti agli sgoccioli, e allora sì che in alcuni casi l’alimentazione forzata può diventare anche accanimento terapeutico. Ma se noi trasferiamo tutto ciò anche ai disabili gravi, gravissimi, estremi – alle persone in stato vegetativo, ad esempio – il discorso cambia completamente. Loro, lo ripeto, non hanno malattie, non hanno un male che avanza, non stanno per morire. Sono malati terminali come io che scrivo o tu che leggi. Il problema è un altro e allora guardiamoci negli occhi e diciamocela tutta la verità camuffata dietro ideologie o discorsi: non sono utili, sono un peso, magari un costo, qualcuno di noi ritiene che la loro vita non sia degna di essere vissuta, perché per il mondo moderno vita piena vuol dire soltanto correre come dei forsennati dalla mattina alla sera, mica restare immobili e silenziosi per giorni, settimane, mesi, magari anni, in una stanza, in una carrozzina. Non bariamo, caro senatore Marino, sul significato delle parole. Qualcuno potrà dire che noi ‘sani’ possiamo decidere se vivere o morire, eventualmente abbiamo anche la possibilità di suicidarci se l’esistenza diventa un peso insostenibile, mentre una persona in stato vegetativo no, non può fare nulla e allora sarebbe giusto che una sua precedente volontà valesse oro colato. ‘Fatemi morire se mi dovesse capitare di…’. Calma, i suicidi da che mondo è mondo esistono, certo, ma la legge, uno Stato, non ti danno gli strumenti per ammazzarti. Sarebbero disumani. Casomai una legge, uno Stato, dovrebbero mettere tutti, ma proprio tutti, nella condizione di provare a trovare un significato alla propria esistenza anche in caso di disabilità grave, gravissima, estrema. Dovrebbero aiutare di più i disabili e i loro familiari che soffrono e spesso non sanno che fare di fronte al mistero. E’ possibile, si può! Io ho tanti amici, disabili gravi, disabili estremi, che sono felici! La realtà batte i ragionamenti. Aveva proprio ragione Alexis Carrel: ‘Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità’. – Pubblicato da Massimo Pandolfi sul suo blog, a cui rimandiamo per ogni approfondimento .-www.massimopandolfi.it – culturacattolica –

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