Se l’omosessualità è una scelta

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Tu quando hai scelto di essere eterosessuale?

Un pensiero molto diffuso è che l’omosessualità sia una scelta. Tuttavia, in pochi fanno il passaggio logico successivo.

Questi qui sotto ci hanno pensato. Sono andati in giro e, il modo del tutto neutrale, hanno cominciato a proporre il quesito alla gente che passava: «secondo te essere omosessuale è una scelta?». Alcuni rispondevano che no, non si tratta di una scelta. Altri hanno risposto che lo è, così l’intervistatore gli ha chiesto: «e tu, quando hai deciso di essere eterosessuale?».

Il bello è che praticamente tutti cambiano idea, perché non c’è davvero modo di controbattere: non ho deciso. Pensi che sia lo stesso per gli omosessuali? Fine della disputa.

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Naturalmente è sempre bene ricordare che, anche se fosse una scelta, non cambierebbe assolutamente nulla.

Unreasonable faith

29 Replies to “Se l’omosessualità è una scelta”

  1. premesso che il dibattito sul fatto che uno nasca o meno omosessuale è totalmente irrilevante, se non controproducente (quasi una legittimazione dell’omofobia, come se l’omosessualità fosse qualcosa da giustificare)

    in ogni caso indipendentemente da questo, il filmato è neutrale come io sono giovanna d’arco
    gli autori del filmato partono da quella che per loro è una “verità assoluta” e per dimostarla adoperano il mostro della logica aristoteliana

    non c’è modo di controbattere perchè l’intervista è fatta apposta perchè non ci sia modo di controbattere (premesso che nessuno degli intervistati sembra particolarmente sveglio, non gli viene neanche dato il tempo di pensare)

    se uno avesse il tempo di pensare (e avesse un minimo di intelligenza e di apertura mentale) si accorgerebbe che:
    1) l’intervistatore ti pone davanti la scelta binaria che uno nasca gay o scelga di esserlo come se fossero le uniche due possibilità, trascurando quella che uno lo diventi (che fra l’altro mi sembra la più probabile, ma questa è solo un’opinone personale)
    2) chiude quelli che tentano di sfuggirre alla logica binaria dicendo che potrebbe essere frutto di una serie di concause, come predisposizione e ambiente esterno, nella categoria “scelta”
    3) arbitrariamente decide che in ogni scelta si possa individuare un istante temporale in cui è stata effettuata e non che possa essere frutto di un percorso (quando hai scelto di comprare una certa macchina? ha senso come domanda; quando hai scelto di sostenere i diritti degli omosessuali? per esempio ha meno senso come domanda perchè non sempre è individuabile un istante temporale)

    concludendo il filmato manca totalmente di imparzialità
    usa la logica per dimostrare qualcosa che dà per scontato sia vero

  2. La logica del filmato è quella di una provocazione, cioè quella di cercare di scardinare certe affermazioni (pregiudizi più che altro) su cose importanti come quello che una persona è – di come una persona si considera.
    Niente è scontato, certo, allora neanche l’eterosessualità lo è. E per me nessuna investigazione sulle origini dell’omosessaulità ha – avrebbe – importanza (non si nasce, non lo si diventa, non lo si sceglie: lo si è, e come non mi domando perchè uno è etero non mi domando perchè sia omosessuale).
    Purtroppo finchè tante persone daranno importanza a chiedersi certe cose (e a darsi delle risposte a cacchio che riguardano la vita di altre persone) sarà altrettanto importante cercare di metterle in contraddizione – come prima cosa; poi in una società ideale si potrebbe anche smettere di chiedersi il perchè e il percome delle preferenze sessuali, e investigare invece su cose più importanti per la convivenza umana e la sua sopravvivenza.

  3. stealthisnick scrive::

    il filmato è neutrale come io sono giovanna d’arco

    Il filmato non è neutrale, anche perché ci mancherebbe che su un tema del genere lo fosse: se lo fosse sarebbe connivente con l’ingiustizia.

    È il modo di porre le domande che è in tono neutrale.

    stealthisnick scrive::

    1) l’intervistatore ti pone davanti la scelta binaria che uno nasca gay o scelga di esserlo come se fossero le uniche due possibilità, trascurando quella che uno lo diventi (che fra l’altro mi sembra la più probabile, ma questa è solo un’opinone personale)

    Beh, non è questione di opinioni. Gli studi che hanno fatto sul tema – e su questo Max ci può illuminare – dicono che c’è una parte di genetica (la più rilevante) e una piccola parte di ambiente. Ma in nessuna delle due parti si tratta di una scelta operata.

    stealthisnick scrive::

    chiude quelli che tentano di sfuggirre alla logica binaria dicendo che potrebbe essere frutto di una serie di concause, come predisposizione e ambiente esterno, nella categoria “scelta”

    Beh, appunto, chiude la parte di “è una scelta”. Se io ti dico che i negri sono 50% animali tu mi contesti quel 50%.

    stealthisnick scrive::

    arbitrariamente decide che in ogni scelta si possa individuare un istante temporale in cui è stata effettuata e non che possa essere frutto di un percorso

    Ma questo cosa cambia rispetto alla domanda? Cioè, tu potresti rispondere: ho scelto di essere eterosessuale fra il 12 febbraio del 1998 e il 13 dicembre del 1999?

    stealthisnick scrive::

    concludendo il filmato manca totalmente di imparzialità
    usa la logica per dimostrare qualcosa che dà per scontato sia vero

    Che è come funziona la logica. Se ciò che desse per scontato non si rivelasse vero, la logica non funzionerebbe.

  4. stealthisnick scrive::

    premesso che il dibattito sul fatto che uno nasca o meno omosessuale è totalmente irrilevante, se non controproducente

    been out of town lately? e’ irrilevante se vivi in una caverna in cima ad un monte…purtroppo il dibattito si centra su punti come questo. non e’ che ad ignorare un problema questo sparisce da solo.

    stealthisnick scrive::

    partono da quella che per loro è una “verità assoluta” e per dimostarla adoperano il mostro della logica aristoteliana

    a me pare pongano una domanda semplice ed ovvia in modo da attivare i neuroni specchio….

    stealthisnick scrive::

    1) l’intervistatore ti pone davanti la scelta binaria che uno nasca gay o scelga di esserlo come se fossero le uniche due possibilità, trascurando quella che uno lo diventi (che fra l’altro mi sembra la più probabile, ma questa è solo un’opinone personale)

    …il tuo fantomatico terzo escluso e’ semplicemente includibile nelle prime due categorie…l’oggetto qui e’ la natura dell’attrazione omosessuale. se per “lo diventi” intendi dire che ambiente e geni interagiscono e che da quell’interazione (della quale non hai nessun controllo) si produca un fenotipo omosessuale, fondamentalmente ricadi nella categoria “nati gay”, in quanto assente quei geni l’ambiente puo poco o nulla (e.g. figli di omosessuale sono eterosessuali con la stessa frequenza di quelli cresciuti da genitori etero), invece se tu intendi per “lo diventi” una scelta razionale, allora ricadi nella seconda categoria. non c’e’ terzo escluso in questo caso.

    stealthisnick scrive::

    chiude quelli che tentano di sfuggirre alla logica binaria dicendo che potrebbe essere frutto di una serie di concause, come predisposizione e ambiente esterno, nella categoria “scelta”

    chiude perche se c’e’ “predisposizione” allora si e’ nati in quel modo. che poi l’ambiente (e.g. dal”esposizione ad ormoni materni, all’ordine di nascita dei fratelli, etc.) faccia prevalere il genotipo o meno e’ irrilevante, in quanto uno non ha nessun controlo sull’ambiente dove si sviluppa o nasce o cresce. quindi non c’e’ nessuna scelta da fare.

    tu, sbagliando, sembri pensare che uno diventi omosessuale in seguito ad un percorso intellettuale preciso e razionale. quel percorso non e’ piu razionale di quello seguito da un eterosessuale. basta chiederlo a chi gay lo e’ o piu sistematicamente, basta guardare alla letteratura.

    altrimenti il tuo “lo diventa” che significa?

    stealthisnick scrive::

    3) arbitrariamente decide che in ogni scelta si possa individuare un istante temporale in cui è stata effettuata e non che possa essere frutto di un percorso

    percorso di che tipo? intellettuale? l’attrazione per il sesso opposto comincia in eta prebubescente e si sedimenta durante la puberta’. cio e’ vero per etero ed homosessuali. ma ti sfido a dimostrare che in entrambi esiste la minima razionalizzazione di questi processi.

    stiamo parlando di attrazione, non del fatto che uno decida o meno di agire su quegli impulsi. uno puo essere un omosessuale represso con moglie e figli per tutta la vita, ma rimane omosessuale.

  5. Giovanni Fontana scrive::

    È il modo di porre le domande che è in tono neutrale.
    Il filmato non è neutrale, anche perché ci mancherebbe che su un tema del genere lo fosse: se lo fosse sarebbe connivente con l’ingiustizia.

    è proprio la domanda, invece, che non è neutrale
    e ribadsco che secondo me il fatto che ci nasci o meno deve essere assolutamente irrilevante rispetto ai diritti da garantire nei confronti deli omosessuali

    Giovanni Fontana scrive::

    Beh, appunto, chiude la parte di “è una scelta”. Se io ti dico che i negri sono 50% animali tu mi contesti quel 50%.

    ma perchè il fatto che possa essere una scelta dovrebbe essere discriminatorio e offensivo?
    e in ogni caso nessuno degli intervistati tranne l’ultima (mi sembra), vanno diretti a rispondere “una scelta” perchè evidentemente nessuno di loro pensa veramente che sia una scelta a tavolino (“ok oggi decido di essere gay o eterosessuale”)
    il trucco del filmato è proprio questo, cioè che forza su una posizione anche chi non ci si trova

    Giovanni Fontana scrive::

    Ma questo cosa cambia rispetto alla domanda? Cioè, tu potresti rispondere: ho scelto di essere eterosessuale fra il 12 febbraio del 1998 e il 13 dicembre del 1999?

    potrei rispondere, se avessi memoria, che sono in grado di individuare un periodo in cui sono diventato eterosessuale, nel senso che fino ad un certo punto suppongo di essere stato totalmente indifferente al mio o all’altro sesso (il che, per l’appunto, non dimostra affatto che si diventi etero o omosessuali)

    Giovanni Fontana scrive::

    Che è come funziona la logica. Se ciò che desse per scontato non si rivelasse vero, la logica non funzionerebbe.

    che è come NON funziona la logica vorrai dire
    allo stesso modo usando la logica del filmato si potrebbe dimostrare che sono nato tifoso della fiorentina
    perchè se mi chiedi “quando hai scelto di essere tifoso della fiorentina?” io non sono in grado di rispondre
    lo sono sempre stato da quando mi è interessato il calcio e non riesco ad individuare una scelta consapevole
    perchè probabilmente non l’ho fatta, lo sono diventato
    e con questo non voglio dire che visto che si diventa tifosi di una squadra si diventa anche eterosessuali, solo che non è vero che se non puoi individuare una scelta consapevole allora ci nasci

  6. max scrive::

    been out of town lately? e’ irrilevante se vivi in una caverna in cima ad un monte…purtroppo il dibattito si centra su punti come questo. non e’ che ad ignorare un problema questo sparisce da solo.

    in belgio che è anche peggio della caverna in cima ad un monte
    è irrilevante o dovrebbe esserlo per quanto riguarda l’assegnazione dei diritti

    max scrive::

    …il tuo fantomatico terzo escluso e’ semplicemente includibile nelle prime due categorie…l’oggetto qui e’ la natura dell’attrazione omosessuale. se per “lo diventi” intendi dire che ambiente e geni interagiscono e che da quell’interazione (della quale non hai nessun controllo) si produca un fenotipo omosessuale, fondamentalmente ricadi nella categoria “nati gay”, in quanto assente quei geni l’ambiente puo poco o nulla (e.g. figli di omosessuale sono eterosessuali con la stessa frequenza di quelli cresciuti da genitori etero), invece se tu intendi per “lo diventi” una scelta razionale, allora ricadi nella seconda categoria. non c’e’ terzo escluso in questo caso.

    intendo lo diventi irrazionalmente, altrimenti sono d’accordo che ricadi nella scelta
    ma “lo diventi irrazionalmente” è diverso da “ci nasci”
    “ci nasci” per me vuol dire che deterministicamente, come per il colore della pelle, degli occhi eccetera, alla nascita hai il marchio dell’eterosessualità

    max scrive::

    tu, sbagliando, sembri pensare che uno diventi omosessuale in seguito ad un percorso intellettuale preciso e razionale. quel percorso non e’ piu razionale di quello seguito da un eterosessuale. basta chiederlo a chi gay lo e’ o piu sistematicamente, basta guardare alla letteratura.
    altrimenti il tuo “lo diventa” che significa?

    ti sfido a trovare dove ho fatto distinzione fra eterosessualità e omosessualità e ti sfido altrettanto a trovare dove ho detto che secondo me uno sceglie la propria sessualità attraverso un percorso razionale
    è fastidioso questo modo di attribuire alla gente cose che non ha detto e che non pensa tanto per screditare quello che ha detto
    io ho semplicemente contestato il modo in cui è stato fatto il filmato
    e come ho già scritto sopra il mio “lo diventi” è un “lo diventi irrazionalmente”
    perchè “lo nasci” vuol dire che è determinato irrevocabilmente alla nascita e mi sembra poco probabile
    come ho detto è un’opinione, può anche darsi che mi sbagli

  7. @ stealthisnick:
    guarda, a me piacciono le zizze da che ho memoria ed è una delle poche cose di cui ho certezza. conosco persone che alla domanda “ti piacciono le persone del tuo sesso o del sesso opposto” non sapevano dare una risposta certa per un bel pezzo della propria vita; d’altra parte ci son persone che, come io son sempre stato eterosessuale, son sempre state omosessuali.
    alchè ho capito che di un certo orientamento sessuale ci si nasce e (forse) ci si può diventare (non so nè come nè perchè).
    ti comunico però che ci sono persone su questa terra convinte che si scelga razionalmente di essere omosessuali, un’idiozia che non credevo fosse possibile fino a quando non ho avuto modo di parlare con una portatrice di queste convinzioni: il filmato vuol solo smontare quest’idiozia, non dimostrare che si nasce gay o etero.

  8. stealthisnick scrive::

    allo stesso modo usando la logica del filmato si potrebbe dimostrare che sono nato tifoso della fiorentina
    perchè se mi chiedi “quando hai scelto di essere tifoso della fiorentina?”

    Solo per inciso, io so benissimo quando sono diventato tifoso della Fiorentina!

  9. dtm scrive::

    ti comunico però che ci sono persone su questa terra convinte che si scelga razionalmente di essere omosessuali, un’idiozia che non credevo fosse possibile fino a quando non ho avuto modo di parlare con una portatrice di queste convinzioni: il filmato vuol solo smontare quest’idiozia, non dimostrare che si nasce gay o etero.

    il punto è che anche se fosse una scelta razionale, sarebbe una scelta legittima

    Giovanni Fontana scrive::
    Solo per inciso, io so benissimo quando sono diventato tifoso della Fiorentina!

    sei diventato o hai scelto?
    per me non è stata una scelta consapevole, che io mi ricordi, come non lo è stata quella di essere eterosessuale

    ma se preferisci ti faccio un esempio meno provocatorio
    io sono scontroso di carattere
    quando ho scelto di essere scontroso?
    mai, non ho scelto di esserlo
    sono nato scontroso?
    secondo la logica del filmato sì
    secondo me no
    magari ho una predisposizione genetica ad esserlo, ma anche l’ambiente esterno e non so che altri fattori hanno giocato la loro parte

  10. >allo stesso modo usando la logica del filmato si potrebbe >dimostrare che sono nato tifoso della fiorentina
    >perchè se mi chiedi “quando hai scelto di essere tifoso della >fiorentina…..

    ma che cagata. ma cosa c’entra? ti perdi a guardare l’albero e ignori la foresta. il punto non e’ ricordarsi la data esatta di tale scelta, il punto e’ se tale scelta razionale di essere attratti ad uno o entrambe dei due sessi e’ esistita o meno.

    il fatto che esistano persone che hanno attrazione verso entrambe i sessi ed ad un certo punto di fatto sceglie -o sceglie di non scegliere-, non elimina la condizione di base che tali pulsioni -in un senso o in un altro- esistevano precedentemente la scelta. che esista un continuum nelle attrazioni sessuali verso i sessi -punto triviale, essendo questo on carattere geneticamente complesso e multifattoriale- non elimina il punto fondamentale che tali attrazioni non sono sono scelte. non piu della sensibilita della tua lingua alla capsaicin del red hot pepper o alle aldeidi del cilantro….

    la scelta quindi e’ solo se agire o meno su quelle attrazioni, se essere liberi e vivere chi si e’ o rimanere imprigionati, per paura, convenienza, espediente etc..ovvero se continuare a mangiare peperoncini e cilantro anche se fa schifo e brucia o smettere… e li pressioni sociali e culturali condizionano il comportamento esterno.

    again, il fatto di essere un omosessuale represso o confuso o ambivalente non elimina il fatto di avere attrazioni omosessuali to begin with.

  11. @Max

    leggi quello che scrivo? e lo capisci?
    il mio punto è che il modo in cui è costruito il filmato è fuorviante
    che secondo la logica del filmato io sono nato tifoso della fiorentina e scorbutico
    il che non vuol dire che neghi la possibilità che si nasca con una certa sessualità anche se la mia opinione, magari sbagliata, è che non si nasca etero o omosessuali, cioè che non sia predeterminato alla nascita come il colore degli occhi, per esempio

  12. Ci sono alcuni dati che mi mancano:
    1) la definizione precisa di omosessuale (quando capirò se c’è differenza fra sesso e amore e quale, forse avrò più chiarezza anche su questo primo punto) (questo punto a a che fare con la definizione di Dio)
    2) la definizione di libero arbitrio, necessaria per capire che cosa si intede in questo caso per scelta; se davvero c’è chi dice che l’omosessualità è una scelta, vuol dire che ha chiari questi due punti. ma anche chi dice che no, c’è una base genetica.
    So invece precisamente quando e perché sono diventato tifoso della Roma: in III elementare, perché un mio amico era di Roma (sarò omosessuale?)

  13. Sì, sarebbe bello se anche i gay italiani si rendessero conto che gli stessi concetti si applicano anche a noi bisessuali. Che insomma, cari ragazzi, no, non è una fase, la bisessualità. Non siamo confusi. Nemmeno un po’, almeno superati i 15 anni, ecco.

  14. bel post!
    mi incuriosisce come si finisca a parlare di diritti quando si discute dell’origine dell’omosessualità, come se gli omosessuali vivessero solo in funzione dei diritti. mah!

  15. Avrebbero semplicemente potuto controbattere: le cose naturali non hanno bisogno di essere scelte, solo quelle contro natura (nascono tutti naturali (etero), i gay poi scelgono di essere gay).

  16. “OMOSESSUALI NON SI NASCE E SOPRATTUTTO SE NE PUO’ USCIRE
    La testimonianza di Luca Di Tolve”
    di Andrea D’Ettorre
    Era gay, ora è sposato e sogna di avere un figlio. “Non ero felice e volevo capire il perché”. Racconta Luca: “Ci ho messo cinque anni per realizzare di avere sofferto dell’assenza di un padre, di aver idealizzato i maschi perché li sentivo più forti di me e per cominciare ad incuriosirmi dell’universo femminile”.
    Da almeno trent’anni nella società occidentale opera una potente lobby che vuole prepotentemente innestare nel sentore comune questa aberrante ideologia: l’omosessualità come “fatto normale”. Chiunque sostenga il contrario perde il diritto di parola e viene tacciato di essere un intollerante che discrimina gli omosessuali, insomma, è moralmente condannato per omofobia. Luca, di fronte alle speciose accuse dell’Arcigay di esser stato vittima di un lavaggio del cervello, replica: “Non ci sto. Sono una persona in grado di intendere e di volere come lo ero quando ero un gay. La vera violenza è dire che è impossibile uscire dall’omosessualità”. E insiste: “Basta con questa accusa di omofobia. Chi discrimina è chi pensa che gay si nasce. Non esiste certo un gene. La mia scelta ha richiesto coraggio, anche perché non ho dovuto lottare solamente contro le mie abitudini, praticare l’astinenza per un periodo, ma ho dovuto rinunciare anche ai privilegi di una società in cui essere gay è trendy, ti serve a trovare un lavoro più facilmente e a fare soldi più in fretta”.
    Non è la vita di un pericoloso soggetto affetto da schizofrenia quella che Luca ha deciso di raccontare, ma è una nuova vita. Luca di Tolve, oggi 39enne, racconta al settimanale Tempi: “I miei genitori si separarono quando ero piccolo, mio padre se ne andò di casa. Rimasi da solo con mia madre, in un ambiente tutto femminile. Giocavo con le bambole, avevo mutato il tono della voce, mi sentivo molto rassicurato quando stavo con le donne e spaventato, anche se attratto, dalle figure maschili – prosegue -. Avevo tredici anni e nessun padre che mi spingesse a entrare nel “gruppo dei maschi” da cui, invece, venivo respinto perché avevo interessi diversi, perché non ero dei “loro”, perché non giocavo a pallone come tutti. Questo mondo che pure mi attraeva, al tempo stesso mi spaventava, mi lasciava ai margini, solo. A quell’età questa mia infelicità e, al contempo, la necessità, come tutti, d’affetto, si manifestò in pulsioni omosessuali”. Da quegli innocenti anni dell’adolescenza, Luca ne aveva fatta di strada. Fino a qualche anno fa Luca curava le pubbliche relazioni per i locali omosex, era un attivista dell’Arcigay, si occupava di turismo e organizzava viaggi per la comunità: era un gay doc, un gay convinto. “Convinto sì, credevo che quella fosse la mia condizione, irreversibile. Ero un egocentrico, palestrato, schiavo dei locali notturni, ossessionato dai soldi, convinto di provare attrazione unicamente per i maschi e finito nel vortice del sesso compulsivo”. Autorevoli psicologi del calibro di Joseph Nicolosi e G. Van den Aardweg hanno chiarito che l’omosessuale prova attrazione per una persona dello stesso sesso perché cerca quello che vorrebbe essere, quello che non ha, in quanto è irretito nel tunnel di una personalità incompiuta. Il sentimento che prova è narcisistico ed egoistico. Egli cerca il partner ideale, ma dopo i primi momenti di intensa attrazione fisica, dopo la consumazione non gli resta che il nulla, una sconfinata sensazione di vuoto, perché anche quella persona che ha trovato non ha una identità correttamente definita. Questo spiega anche l’origine dell’elevato tasso di infedeltà e precarietà nei rapporti omosessuali. Gli omosessuali vivono un frenetico nomadismo sentimentale. Fanno sorridere le rivendicazioni di coloro che chiedono il matrimonio omosessuale: non può esistere stabilità e fedeltà nel mondo gay, perché quel che cercano è di per sé effimero.
    Confessa Luca: “Credevo di essere io lo sfortunato che non trovava l’anima gemella. Poi mi sono reso conto che attorno a me tutto era impostato in modo frivolo, superficiale, che ero circondato da persone infelici, molti delle quali ossessionate dalla pornografia e dal sesso. E poi la morte: l’ho vista consumarsi negli amici attorno a me e alla fine ho dovuto farci i conti anch’io dopo aver scoperto di essere sieropositivo”. L’incubo Hiv Luca lo ha scoperto sulla sua pelle.
    La malattia lo ha devastato. Eppure oggi è convinto che quella terribile malattia è stata una grazia poiché lo ha aiutato a riportare a galla quelle insopprimibili domande esistenziali che il vagabondare di quegli anni aveva sopito. Caduto in una depressione profondissima, un giorno Luca vede, appeso al contatore della luce all’interno del suo appartamento, un rosario cui si aggrappa fortemente ricordando quello che, lontano nel tempo, i suoi nonni e la sua mamma gli avevano insegnato. Sentiva che era la sua ultima opportunità. Mentre recitava il rosario, alla terza decina, si accascia improvvisamente e avverte una sensazione di pace, di serenità immensa, prima sconosciuta. Percepisce la presenza della Madonna che gli dona una forza ed una gioia indescrivibili. Luca intuisce che tutte quelle sofferenze, quella disgrazia, si stavano trasformando in grazia; allora continua a pregare giorno dopo giorno attingendo da quelle preghiere il sostentamento necessario per cambiare la sua vita. Per caso, leggendo degli appunti lasciati da un amico sulla propria scrivania, s’imbatte nella “terapia ripartiva” dell’americano Joseph Nicolosi http://www.narth.com. Da allora, dopo un percorso lungo cinque anni, grazie alla preghiera, all’aiuto di sacerdoti ed associazioni cattoliche esperti in materia, e grazie a quella buona psicologia che aiuta ad elaborare l’origine delle tendenze omosessuali ed a colmare quelle lacune identitarie che ne sono la causa, per Luca è arrivato il matrimonio con Teresa e la nascita di un gruppo di ispirazione cattolica “Gruppo Lot” da lui guidato http://www.gruppolot.it. Con questo gruppo “aiutiamo gli omosessuali a rifiorire – spiega Luca -. Certo che ci sono gay che vivono la loro condizione con naturalezza ed in tranquillità. Ma io voglio dire a tutti quelli che invece vivono il disagio che ho attraversato io che non devono vergognarsi, che possono rivolgersi a strutture che li aiutano e che alla fine possono trovare la felicità”.
    Se si vuole davvero aiutare gli omosessuali, è necessario riconoscere che in quella condizione essi vivono male, soffrono terribilmente. Anche quando sia apparentemente accettata con serenità, l’omosessualità non sarà mai compatibile con le esigenze più intime della persona e, proprio per questo, essa è un comportamento irragionevole: non porta alla felicità. La verità è che dall’omosessualità è possibile liberarsi. Certo, il primo passo di questo non facile cammino è riconoscersi bisognosi di aiuto, ed infrangere il luogo comune imposto dai media secondo cui, al contrario, bisognerebbe arrendersi al fatto che omosessuali si nasce. Nulla di più falso: il cambiamento è possibile.

    Andrea D’Ettorre
    da L’Ottimista, 17 Novembre 2010

  17. “Sono medico e curo i gay, la metà vuole cambiare”
    di Andrea Morigi
    … Sfidare i pregiudizi sull’omosessualità è possibile, perfino da una prospettiva insolita e dichiarata inaccettabile da parte dei movimenti gay.
    Dal 1967, quando discusse la sua tesi di laurea ad Amsterdam, lo psicologo olandese Gerard van den Aardweg mette in discussione la teoria che indica un’origine genetica dell’orientamento omosessuale. «Non c’è nulla di innato, è soltanto disinformazione», spiega a Libero, «Dopo 15 anni di ricerche sui gemelli, monozigoti e no, non è stato dimostrato proprio nulla. Anzi, tutto indica il contrario, cioè che il contributo genetico all’omosessualità è pari a zero».
    Van den Aardweg è in Italia per un corso organizzato da una decina di associazioni che propongono un’alternativa al coming out. Invece di seguire la teoria affermativa (“accettati per quello che sei”), si dà una possibilità di cambiare. A chi vuole, si intende.
    Eppure anche gli effetti della terapia riparativa sono discussi. Perché alcuni ritengono che sia addirittura pericolosa?
    «Non c’è nessun pericolo. Magari alcuni abbandonano la terapia per un motivo qualsiasi, poi vanno in crisi per altre ragioni indipendenti e sprofondano di nuovo nel loro peccato».
    Lo definisce peccato?
    «Certo. È la conseguenza di un complesso di inferiorità rispetto alla propria mascolinità nel caso degli uomini o della propria femminilità nel caso delle donne. Ma è soprattutto una menzogna verso se stessi. E il cattivo comportamento sessuale che ne deriva è peccato. E si tratta di un sentire assolutamente universale, in tutte le società, non soltanto in quelle di tradizione giudeo-cristiana. Anche nella cultura cinese e in quella africana non è considerato lecito. Ed è segno che il rifiuto sociale dell’omosessualità deriva dal senso comune».
    Come mai in Occidente si fanno tanti sforzi per rendere socialmente accettabile l’omosessualità, allora?
    «È dagli anni Settanta che i movimenti gay hanno compreso che, se si riesce a vendere l’idea dell’omosessualità innata, si può provocare un cambiamento sociale. Perciò cercano sempre nuove indicazioni che, puntualmente, dopo qualche anno sono smentite. Io le chiamo le “teorie della farfalla”, perché catturano l’attenzione dei media ma poco dopo muoiono».
    Se i movimenti gay vogliono provocare un cambiamento sociale, significa che hanno un progetto politico?
    «Sono il retroterra di un progetto più grande, come quello dei movimenti anti-famiglia e anti-natalista, che hanno ottenuto successi politici riuscendo per esempio a convincere gli Stati a sostenere i programmi di sterilizzazione. La normalizzazione dell’omosessualità si innesta in questa tendenza: se si riescono a crescere generazioni convinte che l’omosessualità sia accettabile, si avranno anche nuove risorse per combattere la guerra psicologica e di propaganda che condurrà a una drastica diminuzione del tasso di natalità. Da soli, i movimenti gay non avrebbero avuto la forza di affermarsi, perché non hanno il consenso della popolazione. Perciò cercano, e in parte vi sono riusciti, di deviare l’opinione pubblica con la loro propaganda».
    Quali argomenti utilizza per contrastare quella propaganda?
    «Semplicemente la diffusione di informazioni veritiere e la promozione di relazioni familiari e matrimoni migliori. Questo mi pare il momento buono. Nei Paesi Bassi si avverte già una saturazione crescente riguardo alla propaganda gay, un’ideologia che ha esagerato. Era molto più influente trent’anni fa, quando se ci si dichiarava omosessuali si era oggetto di una discriminazione positiva e si ottenevano i posti di lavoro migliori. Ora si assiste a una certa, lieve, controtendenza. Il ministro della Sanità olandese, pur essendo di sinistra, ha concesso sussidi triennali a gruppi di ex-gay che aiutano le persone a orientarsi nella direzione giusta. Potrebbe rappresentare un inizio per chi è davvero discriminato».
    Chi intende?
    «Coloro che soffrono da soli e in silenzio, quel 50 x cento di giovani che scoprono di avere quel tipo di sentimenti, ma non vogliono precipitare nella vita omosessuale. Vorrebbero cambiare, ma intorno a loro tutto sembra renderglielo impossibile, perché i gruppi militanti e i politici li discriminano».
    Anche grazie alle leggi anti-discriminatorie? Pensa che restringano gli spazi della libertà di opinione?
    «Certo che li restringono. Creano difficoltà concrete in alcune professioni per chi non accetta le parole d’ordine pro-gay. Ormai è come ai tempi del nazismo: chi era contro le leggi razziali veniva isolato».

    Andrea Morigi
    da 15 marzo 2009

  18. Ci sarebbe da ridere se non fosse che certe cose sono terribilmente serie per la vita di tante persone…
    Non esiste nessuna “propaganda gay”, esiste solo l’esigenza di poter vivere la propria vita in santa pace. Chi vuole vivere la propria vita di (e da) etero può farlo – perchè inventarsi tutti questi metodi da lavaggio del cervello?
    Bah…

  19. “GLI OMOSESSUALI ATTIVI SONO LA MAGGIOR PARTE DEI MALATI DI AIDS – Gli omosessuali in realtà fanno un uso non sessuale delle loro parti sessuali: se la sessualità non è aperta alla fecondità, di cosa si sta parlando?”
    da Unione Cristiani Cattolici Razionali (anti-uaar)
    Come ricorda il giovane filosofo convertito, Fabrice Hadjadj, la Chiesa rigetta l’omosessualità semplicemente perché non si tratta di vera sessualità. «Dire omosessualità è come dire “cerchio quadrato”: se i due hanno lo stesso sesso, viene meno l’ordinazione reciproca dei due sessi. Se la sessualità non è aperta alla fecondità, di cosa si sta parlando?». Anche qualsiasi manuale di zoologia parla di sessualità sempre legandola alla questione della fecondità, della procreazione. Continua Hadjadj su Tempi: «Gli omosessuali in realtà fanno un uso non sessuale delle loro parti sessuali. Non è perché le parti sessuali entrano in gioco che si è obbligati a definire ciò sessualità: io posso, se voglio, ficcare il mio pene in una porta, ma quel che faccio non è sessualità. Non sono necessariamente atti sessuali tutti gli atti che io posso fare con le mie parti sessuali. Se vivo l’amore e la comunione in opposizione al dato fisico del mio corpo, vivo una situazione schizofrenica, dualista. La Chiesa dice: siete liberi di fare quel che volete, ma vi ricordiamo soltanto che se andate in quella direzione, vi sarà una rottura della vostra unità personale, questa rottura noi la chiamiamo peccato».
    Questa “rottura”, questo disagio interno descritto dalla Chiesa e riportato da Hadjadj, è anche dimostrato dalle ricerche sociologiche sul mondo omosessuale. Non ci sentiamo quindi omofobi se riportiamo all’attenzione un recente studio sociologico sull’AIDS, il quale mostra come gli omosessuali attivi rappresentino quasi la metà di tutti gli americani infetti dall’HIV-positivo. Il Centers Disease Control (CDC) informa che «gli uomini che fanno sesso con altri uomini soffrono il 53% delle nuove infezioni da HIV segnalati ogni anno, anche se questi costituiscono solo il 4% della popolazione americana. Le diagnosi di HIV tra gli omosessuali attivi negli Stati Uniti sono 44 volte superiori a quelle degli altri uomini». Mentre il tasso di infezione da HIV tra gli altri gruppi a rischio (come i consumatori di droghe) è diminuito, il sondaggio CDC mostra che il tasso di infezioni tra gli omosessuali attivi continua a evidenziare un trend al rialzo. Sempre che le lobby omosessuali ci permettano di dirlo, ricordiamo come altre ricerche dimostrino la grande affinità tra la pratica omosessuale e la dipendenza, l’utilizzo e l’abuso di droga, fumo e alcool rispetto al resto della popolazione.

    da Unione Cristiani Cattolici Razionali (anti-uaar),18 ottobre 2010

    Pubblicato su BASTABUGIE n.165

  20. “IO, OMOSESSUALE, OFFRO LA VITA A CRISTO
    E ringrazio il Papa e la Chiesa Cattolica”
    da Avvenire
    Gentile direttore, nel vero e proprio tsunami di accuse alla Chiesa sollevato in queste settimane, più volte e da diverse voci (alcune delle quali si pavoneggiano da artisti raffinati e liberi critici del pattume mediatico, ma finiscono a spaccare le noci di cocco in un isola davanti ad una telecamera) si è levata l’accusa alla Chiesa di essere omofoba, un’accolita di omosessuali repressi i quali da una parte sfogano le loro inconfessate attrazioni perseguitando chi queste le viva senza i loro complessi, e dall’altra coltivano nel segreto una ricerca del piacere che spesso esplode in violenze nei confronti dei piccoli e degli inermi.
    Non ho la pretesa, da laico, di affrontare la questione nella sua vastità e complessità. In questo senso mi limito ad esortare ciascuno, quale che sia la sua posizione o credo, a leggere la lettera del Santo Padre ai vescovi e fedeli d’Irlanda, facilmente reperibile su Internet. Lì troverà verità, giustizia e misericordia, come nessun altro sulla terra è in grado di proporre, in risposta ai tanti interrogativi ed aneliti che la vicenda suscita in ogni cuore desto. Come testimonianza personale mi soffermo su un solo aspetto, che tuttavia interroga il cuore di molte persone:non è vero che a una persona omosessuale restino solo due opzioni davanti alla Chiesa: una sorta di repressione mutilatrice, oppure l’adesione a uno stile di vita «gay». Entrambe queste strade fanno a meno dell’unica cosa che conta, lo sguardo di Gesù, che ci raggiunge ogni giorno da duemila anni. Chi scrive per anni ha vissuto relazioni omosessuali, e non si trattava di incontri furtivi e vergognosi, giacché all’epoca non ero cristiano. Ma ero triste, disperatamente triste perché, nonostante l’apparente appagamento delle relazioni, mi era chiaro come quello che davvero desideravo io non lo stessi trovando.
    L’abbraccio che cercavo, l’unione cui aspiravo non si trovava mai. Un anno fa scrissi queste parole al vostro giornale, e mi permetto di ripeterle qui: tutte le forme di disordine e di peccato attingono la loro forza da un’ultima, magari inconfessata disperazione: la disperazione che l’amore vero e totale non ci sia, che non sia possibile amare ed essere amati, e allora che noi lo si debba afferrare alle condizioni e con i mezzi di cui disponiamo.
    Questo ci riguarda tutti, quale che sia la nostra storia o difficoltà: tutti siamo feriti, tutti abbiamo bisogno di un amore che ci guarisca e ci colmi di pace vera. Quando ho incontrato lo sguardo di Cristo vivo nella Chiesa, lì ho scoperto quanto desideravo anche nei momenti più confusi del mio passato. Lì mi sono scoperto amato e abbracciato come mai avrei creduto possibile; mi sono sorpreso capace di amare chi già mi era caro, con una libertà, una forza, una profondità che era sempre sfuggita ai miei tentativi anche più determinati.
    Da allora ho deciso di dargli tutto, tutta la mia vita, tutto il mio cuore, nella quotidianità della mia esistenza, del mio lavoro, dei miei affetti. L’ho fatto per stare ogni giorno sotto il suo sguardo, e poterlo portare a coloro che mi sono cari. È questa la strada silenziosa di tante persone, in una declinazione di modi che varia da storia a storia. Talvolta il confronto con una sana psicologia autenticamente cattolica, che consideri l’uomo nella sua integrità, può essere utile per avere un quadro più chiaro della propria condizione e decidere liberamente cosa farne. Molti hanno trovato guarigione e pace nell’amore di una ragazza, con la quale si sono felicemente sposati; altre persone si fanno carico di questa condizione offrendola a Gesù nella verginità, sostenute dall’abbraccio del Signore nei sacramenti e in quel meraviglioso «ottavo sacramento» che, come diceva san Tommaso Moro, è costituito dall’amicizia vera e dall’affetto di tante persone.
    Questa è la mia offerta, il modo di essere povero davanti a Lui. Certo non mancano i momenti di difficoltà e confusione, le battaglie, le sofferenze, ma è così per ogni percorso di crescita nell’amore vero, si sia eterosessuali o omosessuali. Dal non censurare questo dolore è venuto anche tutto il vero bene della mia vita, perché ho potuto e posso ogni giorno incontrare Lui.
    Attraverso questo cammino quotidiano, le sue prove e le sue gioie e tante sorprese oggi sono me stesso, come non avrei neppure potuto sognare anni fa. Chiunque si trovi a fronteggiare difficoltà simili alle mie, sappia che con Gesù è davvero possibile amare ed essere amati.
    In un mondo e un clima culturale per il quale non esistono «ferite», e dove la libertà coincide con lo scrollarsi questi «pesi obsoleti» di dosso per seguire ciò che è facile e comodo, io rivendico il diritto di dire che sento la mia condizione come una ferita, di vivere una condizione che a volte può anche dolermi molto, ma che mi permette ogni giorno di mendicare l’unica cosa di cui abbiamo bisogno tutti: gli occhi vivi di quel Volto regale che tanti hanno modo di poter fissare a Torino.
    Egli ci conosce e ci ama. Egli ha attraversato la porta del dolore, della ferita e dell’infamia e l’ha fatta diventare porta dell’amore e della fiducia. Vale la pena andargli dietro: ogni giorno il paesaggio si spalanca un poco di più, perché Gesù ci porta sempre ai confini di noi stessi e ci fa scoprire qualcos’altro del Suo amore infinito.
    Non c’è cosa più bella che camminare con Lui, amare con Lui e farsi amare in Lui da tante persone che hanno abbracciato la mia vita, e nel cui sguardo io mi sono scoperto «visto» davvero, dentro e oltre la mia storia, nel mio valore unico e irriducibile. Questa mia lettera è anche il mio commosso ringraziamento al Santo Padre, che ogni giorno guida con coraggio e amore il popolo cristiano in un cammino nel quale ciascuno diventa sempre più se stesso e dove tutti gli aneliti più profondi del cuore trovano davvero risposta.

    da Avvenire, 30/04/2010

  21. Patfumetto scrive::

    Ci sarebbe da ridere se non fosse che certe cose sono terribilmente serie per la vita di tante persone…

    Sono perfettamente in sintonia con te.

  22. Patfumetto scrive::

    @ tenkiu:
    Io no; tanto per chiarire.

    ?

    tenkiu scrive::

    Patfumetto scrive::
    Ci sarebbe da ridere se non fosse che certe cose sono terribilmente serie per la vita di tante persone…

    su questo – che hai scritto tu – sono in sintonia con te

  23. Non solo per chi PARLA con chiunque di qualunque cosa ma soprattutto per chi LEGGE di chiunque e qualunque cosa…
    Tanto per discutere e per CONFERMARE o – perchè no? – cambiare la propria idea…
    Sono i motivi VERAMENTE validi a convincere una persona a CAMBIARE IDEA! 🙂

    27 maggio 2013
    Confessioni di un ex trans. Walt: «Ero malato. Stavo male. Ora sono la prova che Dio è vivo»
    Tempi.it

    Ti piacerebbe avere disturbi di identità, depressivi, dissociativi, al punto da spingerti alla droga, all’alcol, al suicidio, e sentirti dire che vai bene così? Questo domanda Walt Heyer (nella foto) a chi dice che il sesso non è un dato naturale. «Non si nasce transessuali. Ti accade qualcosa per cui cerchi di fuggire da ciò che sei». A parlare contro chi sostiene che l’identità di genere sia una scelta soggettiva è un ex transessuale americano. E questa è la sua confessione resa a Tempi. Walt Heyer è un ragazzo ventenne quando si sposa. Ma l’essere di sesso maschile lo terrorizza da tempo. Sono gli anni Sessanta. L’idea di potersi trasformare da uomini in donne sta diventando una concreta possibilità grazie alla chirurgia. La vita procede. Carriera, moglie, figli. Tutto ciò non basta più a lenire la segreta sofferenza di Walt. Così, un giorno, abbandona la famiglia, entra in una clinica. E Walt diventa Lara. Lara Jensen. Purtroppo, a parte l’involucro, testa e natura restano quelle di prima. E il dolore, anziché diminuire, cresce. «I medici che incontrai prima dell’operazione e che dovevano valutare il mio stato psicologico diedero un giudizio molto approssimativo: la diagnosi di disturbo dissociativo arrivò solo dieci anni dopo».

    Si dice che ognuno deve essere ciò che “sente” di essere.
    Il pensiero dominante ci insegna che si è felici scegliendo quel che si vuole. Fosse anche la cosa più terribile. Violenti, talebani e intolleranti, quelli che affermano il contrario? Sì, a detta del politically correct, è così. Eppure sono loro quelli che mi hanno salvato la vita. Perciò io li chiamo caritatevoli, realisti, buoni. Se sono sopravvissuto, e sono finalmente in pace, è grazie a chi mi ha detto che della mia condotta di vita non andava bene nulla. Per colpa mia? No, non c’erano colpe. C’era un trauma che a un certo punto decisi di affrontare. Bene. Quella gente che definiscono retrograda, bigotta e intollerante non mi ha mai mollato e ha lottato con me per la mia felicità.

    Come comincia la sua storia, Walt?
    Per strane ragioni mia nonna sin da piccolo mi vestiva da bambina e quando mio padre lo scoprì non fece che peggiorare le cose: basò la mia educazione su una disciplina severissima. Vennero poi ad aggiungersi le molestie di mio zio, un adolescente disturbato, che cominciò a toccarmi quando avevo 10 anni. Inconsciamente pensavo che se fossi stato una bambina non mi avrebbero più trattato in quel modo. E così cominciai segretamente a pensare di cambiare sesso. All’età di 15 anni mi sentivo intrappolato. Volevo fuggire dal mio corpo. Lo reputavo la causa del mio malessere.

    Però lei si è sposato a 20 anni e sua moglie sapeva.
    Sì. Mi disse che non era un problema. Che le andavo bene così. Non volle affrontare la cosa e comunque tutto filò via liscio per un po’. A parte l’ansia che tentavo di curare e dominare con lavoro e alcol. Feci una carriera brillante come ingegnere aerospaziale. Guadagnavo bene ma stavo sempre peggio. Dopo diciassette anni di matrimonio non vedevo soluzioni. E così un giorno presi la decisione di cambiare sesso per via chirurgica.

    Cosa è successo, poi?
    È successo che invece della felicità sono caduto in una depressione ancora più forte. In una vita fatta di promiscuità e follie. Solo dopo otto anni mi resi conto che non avevo fatto altro che peggiorare le cose. Non ero diventato una donna. E la depressione mi annientava. Ma sentivo che ormai era troppo tardi per tutto.

    O forse no.
    Mi ricordai che all’università avevo studiato psicologia e che quando le persone hanno una grande pena nella vita diventano depresse o alcolizzate o tossicodipendenti. O tutte e tre le cose insieme. Perciò, dovevo capire da dove veniva la mia pena. Dovevo sapere quale era la verità. E così mi venne in mente che l’unico che poteva conoscere il mio dolore e la mia verità era Colui che mi aveva creato. Perciò feci la cosa più semplice di questo mondo: andai in chiesa a cercarlo. A cercare Dio. E lì trovai uno che mi aiutò per davvero. Un prete. Gli chiesi se avrebbe provato a cambiarmi e lui, sorridendo, mi rispose: «Il mio mestiere è volerti bene, a cambiarti ci penserà Dio».

    Ed è stata la svolta della sua vita.
    È così, sembrava che Gesù fosse proprio lì, in quella chiesa, in quel prete, ad aspettarmi. Cominciai la terapia psicologica e incontrai la donna che ora è mia moglie. Oggi sono un padre, un marito e un uomo nuovo. Ma sono anche la prova che Dio è vivo. E che i suoi più grandi miracoli sono le ricostruzioni di vite distrutte come la mia. Dio ha il potere di costruire opere usando macerie.

    Quanto sono lontane da questa sua esperienza l’iconografia di spensierata normalità che del mondo gay e trans ci mostra il sistema massmediatico.
    È un cliché che conosco molto bene, fatto di superficialità e di comode apparenze. In realtà è un mondo di frustrazione, rabbia, dolore che riversa le sue contraddizioni contro le persone che vivono una condizione normale e, giustamente, la difendono. Chi soffre pensa (o per razionalizzare il dolore o perché viene convinto di questo) che la colpa del suo disagio sia della società eterosessuale. Quella che viene erroneamente definita “omofoba”. Perciò la maggioranza dei trans e gay desiderano che sparisca qualsiasi sesso. Dall’altra parte c’è la responsabilità di chi sa, ha studiato ma tace per paura di mettere a repentaglio la propria carriera o per timore di finire in tribunale. Il problema è questo: transessuali, gay e lesbiche nascondono pubblicamente il loro disagio. Quando ero uno di loro ho ascoltato tanto dolore. Ma privatamente non ho mai sentito parlare di amore.

    In effetti le statistiche sul tasso di suicidi tra la popolazione di persone transessuali sono agghiaccianti.
    Negli Stati Uniti sono il 30 per cento, ma c’è chi rimane vivo, alzando la soglia dei tentati suicidi al 40 per cento. In Svezia tutti coloro che hanno subìto operazioni per cambiare sesso tra il 1973 e il 2003 hanno tentato il suicidio o hanno avuto gravi problemi psichiatrici. Spesso chi ha disturbi di identità sessuale si prostituisce. Sul mio sito web (sexchangeregret.com) mi contattano migliaia di persone all’anno, sento storie terribili di gente che maledice il giorno in cui si è messa sotto i ferri, che soffre e non trova nessuno che li aiuti. Ora faccio quello che ha fatto chi ha salvato me.

    Cosa, precisamente?
    Amore, amicizia, Dio. Anche se sono minacciato. Anche se la legge vuole mettere a tacere chiunque cerchi di offrire un aiuto in questo campo. Anche se il dogma è che essere transessuali non è un problema.

    Sappiamo che hai subìto e subisci minacce, censure, boicottaggi sui media.
    Sì, l’America è sempre più intollerante con chi vuole anche solo raccontare la propria storia. È vietato ricordare che non c’è evidenza scientifica che sostenga la base biologica della omo e transessualità. E non si possono menzionare gli studi che confermano il fallimento delle operazioni chirurgiche senza essere calunniati.

    Ma che interesse c’è a non riconoscere il disagio della persona transessuale?
    In America molti trans sono così fragili psicologicamente che non lavorano e sono definiti “disabili”. Il governo li “tiene buoni” elargendo loro assegni di invalidità. Li presi anch’io, ma quando cominciai a guarire e incontrai la mia attuale moglie le dissi che era una cosa folle. Non volevo più dipendere dal governo che mi addomesticava in quel modo. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a essere me stesso. Avevo bisogno di terapie. E di veri amici. Ma gli uomini liberi non piacciono.

    Lei sa che la cosiddetta “terapia riparitiva” su omo e transessuali è violentemente contestata dagli attivisti dell’agenda gay e che ovunque, almeno in Occidente, c’è una fortissima spinta alle leggi sull’omofobia e a criminalizzare ogni tipo di dissenso contro quell’agenda.
    Questo è appunto merito delle lobby Lgbt, che per decenni hanno perseguito l’obiettivo di occupare gli organi politici, istituzionali, rappresentativi e internazionali per piegarli alla loro agenda. È un’operazione che, come si vede, ha avuto successo.

    Perché in Occidente c’è questa costante indifferenza per il matrimonio e la famiglia, mentre c’è un’enorme sopravvalutazione della questione gay, anche se parliamo di percentuali molto piccole delle popolazione?
    Il movimento politico gay e transgender è intollerante nei confronti della società eterosessuale perché è intimamente persuaso che il proprio senso di frustrazione terminerà solo con l’eclissi della società tradizionale.

    Beh, ci sta riuscendo…
    Il problema è che alla fine di questo processo non arriverà nessuna nuova società. Arriverà il disastro.

    E da dove si può ripartire, secondo lei, per evitare il “disastro”?
    Dalla famiglia. La famiglia deve tornare a essere un luogo di amore vero. Bisogna andare incontro a chi soffre. E occorrono medici che parlino senza paura. Che contestino il sistema omertoso. E che pubblichino i molti dati esistenti che vengono normalmente censurati. Servono poi le testimonianze di chi è cambiato, affinché chi sta male sappia che c’è una via di uscita reale, come la mia. Ero malato, depresso, alcolizzato. Oggi ho 72 anni e sono sanissimo. Mentre la maggioranza di chi ora si trova nella mia condizione di un tempo, statisticamente non arriva alla mia età, muore prima per abuso di alcol, droga e promiscuità, il miglior viatico ad Aids e malattie letali di ogni genere.

    E che ruolo può avere il “fattore religioso” nella riconquista della propria integrità?
    Spesso ci si vergogna a parlare di Dio, di lavoro su di sé, di terapie, perché si temono ritorsioni. Bene, voglio dire a chiunque sta soffrendo quello che un tempo ho sofferto io: non avere paura, ti insulteranno come adesso insultano me, ma non importa, chi ti insulta è perché non è a posto lui. Perciò io ti dico: vai avanti lo stesso, cerca amici e aiuti medici, anche se lo Stato nega a psicologi e psichiatri la possibilità di curarti. Per questo c’è tanta gente che mi cerca: io non ho licenze professionali e la legge non può ancora colpirmi. Se mi chiudessero la bocca? Nessun problema. Una via d’uscita c’è sempre. La vita è più forte di qualsiasi disastro. Anche quello promosso per via legale e statale.

    http://www.tempi.it/confessioni-di-un-ex-trans-walt-ero-malato-stavo-male-ora-sono-la-prova-che-dio-e-vivo#.UYoAEErwDKE

  24. Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi… nemmeno per REPUBBLICA!

    SGARBI: “LA LETTERA DEL 17 ENNE GAY PUBBLICATA DA REPUBBLICA E’ UN FALSO”
    Post n°8139 pubblicato il 28 Maggio 2013 da diglilaverita

    Dopo Giuliano Ferrara, tocca a Vittorio Sgarbi “sbugiardare” Repubblica.
    Mentre il primo si è soffermato sul doppiopesismo del quotidiano di Ezio Mauro, il vulcanico critico d’arte si dice convinto che la lettera del 17enne omosessuale, Davide Tancredi, spedita al quotidiano sia un falso.
    Lo scrive in un editoriale al vetriolo su Il Giornale.

    La lettera è falsa – Prima critica la retorica della presidente della Camera Laura Boldrini, tra i primi a rispondere al giovane Davide proprio con una lettera che si chiudeva così: “Mi farebbe piacere incontrarti nei prossimi giorni alla Camera”. Poi, partendo proprio dalla chiusa della missiva, Sgarbi rilancia: “Ecco, con questa chiusura formidabile, la Boldrini ci consente una perfida e diabolica scommessa: questo incontro non avverrà mai. Perché la lettera che ha turbato e commosso Bondi e la Boldrini e indignato Ferrara, è, ad evidenza, un falso. Salvo che non trovino una controfigura omonima e coincidente per età e condizione, Davide Tancredi non esiste”.

    Creato ad arte? – Tutto inventato? Così la pensa Sgarbi, che punta l’indice contro il quotidiano di Largo Forchetti: “È un’abilissima invenzione giornalistica di Repubblica. E chi ha scritto la lettera ha messo in fila i luoghi comuni del conformismo progressista, dopo le mode dell’outing e l’urgenza a deliberare dei parlamenti, dalla Spagna alla Francia, con l’Italia arretrata perché troppo vicina alla Chiesa romana”. Non sono solo supposzioni. Sgarbi prova ad argomentare la sua tesi smontando pezzo dopo pezzo la lettera: “Il falsario si tradisce con l’esordio troppo facile, un’apertura da vecchio attore consumato: ‘Caro Direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio’. Quel ‘forse’ – scrive ancora Sgarbi – è illuminante, perché il suicidio di Davide sarebbe il gesto simmetrico rispetto a quello ‘vano’ dell’omosessuale vecchio e di destra che si è ucciso a Notre Dame, Dominique Venner”.

    Il finto giovane – Insomma, per Sgarbi dietro la lettera c’è la manina di qualche giornalista di Repubblica. Il caso sarebbe stato costruito ad arte per sollecitare politiche favorevoli al riconoscimento delle coppie gay. Proprio come sta avvenendo in Francia. Le parole scritte nella lettera non convincono nemmeno un po’ Sgarbi, che accusa: “Il furbo intellettuale contemporaneo, mascherato o travestito, gli fa dire: ‘Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay – non sono così sconsiderato – chiedo solo di essere ascoltato’. Fino al sublime: ‘Un paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di se’. Nessun giovane, se non finto, e per far abboccare la Boldrini, scriverebbe pensieri come questi”, è la conclusione di Sgarbi.

    Fonte: libero.it – http://www.libertaepersona.org

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