UK

Interesse 2 su 5

Ogni tanto faccio qualche piccolo aggiornamento su quello che sto facendo, nella vita: capita spesso che qualcuno mi chieda se sono ancora in Palestina, perfino in Burkina Faso, o chissà dove. Sono a Londra.

Questo post doveva essere scritto da Roma, dove ero ripassato per un paio di settimane dopo un mese milanese e diversi trasferimenti nei mesi precedenti per le ragioni più disparate. Dovevo raccontare che ero sommerso dai preparativi per questa nuova partenza, questa volta di raggio più lungo, e pubblicare questa foto:

(grazie Ilaria)

Poi le cose erano talmente tante che non ho fatto neanche in tempo a pubblicare il post, e quindi vado a farlo direttamente dalla destinazione. Sono a Londra, dicevo, e sarò qui per il prossimo anno.

In questi anni ho fatto diverse esperienze nei campi dell’impegno umanitario e del giornalismo, conservando sempre una smaccata indecisione su quale strada prendere definitivamente. Una risposta definitiva non c’è, però ho deciso che per qualche anno – a tornare in Italia per scrivere farò sempre a tempo – vorrei concentrarmi nel lavoro sui temi che mi interessano: diritti delle donne e degli omosessuali in Medio Oriente e Nord Africa, dove sono meno rispettati. Lo sapete, sempre con quell’approccio minimalista di cui ho detto tante volte: non è una missione, ma soltanto un po’ di tempo che ho da spendere.

Di esperienze sul campo ne ho già fatta qualcuna, ma di preparazione teorica ne ho davvero poca: con la mia bellissima ma poco attinente laurea in lettere. Perciò ho pensato di dover devolvere un anno allo studio delle relazioni internazionali, dell’intervento umanitario e dei meccanismi della macropolitica: per diverse ragioni ho scelto Londra, e così sarò qui per i prossimi dodici mesi. È un po’ il percorso inverso a quello classico, dalla pratica alla teoria, ma serve per tornare alla pratica – o almeno così si spera.

Perciò, se vi capita di passare per Londra, fate un fischio ché magari vi faccio conoscere Viola, la mia bici.

27 Replies to “UK”

  1. Mitico, il cubo di Rubik!

    Se, come immagino, vuoi trovare da solo il modo di risolverlo, ti consiglio di cominciare con il cubo più piccolo 2x2x2 (si trova facilmente su internet, più raramente nei negozi): è molto più semplice ma tutt’altro che banale, e fornisce un’ottima palestra per il 3x3x3.

    Cambiando discorso, avrei una domanda “personale” (sentiti libero di non rispondere, o di farlo via email). Leggendo del tuo impegno in campo umanitario, che ammiro molto, mi è venuta la seguente curiosità: riesci a ricavarne uno stipendio di cui vivere, oppure devi affiancare a questo impegno altre attività più remunerative?

    Grazie e in bocca al lupo per tutto.

    Francesco

    P.S. Rivedremo prima o poi il professor du Lac?

  2. Francesco C. scrive::

    avrei una domanda “personale”

    Fossero queste le domande personali! Il denaro è sempre sopravvalutato o sottovalutato: è una cosa importante, ma non è certo una cosa personale.

    Rispondendo alla domanda: sono stato sempre molto fortunato perché ho incontrato persone davvero per bene, e senza di quelle sicuramente non ce l’avrei mai fatta. A Roma, alla CDS – l’italiano agli stranieri – non mi pagavano, ma era un impegno che non mi prendeva più di qualche pomeriggio. Quello con i senzatetto, il tendone dell’emergenza freddo, era un vero e proprio lavoro pagato dalla Protezione Civile e dal Comune di Roma: era un’esperienza che mi interessava fare, quindi ho lavorato moltissimo facendo anche tre o quattro notti a settimana. Pensavo di pagarmici le spese della Palestina, poi ho incontrato Amal: avevamo pattuito una cifra massima per il rimborso – non ci conoscevamo moltissimo, all’inizio, era naturale che ci fosse un limite – per trasporti, vitto e alloggio a Betlemme: non era un vero e proprio stipendio, ma per il costo della vita era sufficiente. Alla fine della mia permanenza gli ho presentato un rendiconto con tutte le mie spese, che erano state meno della cifra pattuite dicendo che gli avrei restituito i soldi in eccesso e loro mi hanno detto: «cavoli tuoi, se sei stato bravo e hai speso meno: noi avevamo pattuito e messo a bilancio una cifra, non abbiamo intenzione di riprenderceli». Insomma, delle persone eccezionali, come dicevo: pensare che ci eravamo accordati soltanto sulla parola. In Abruzzo non avevo spese, lavoravo durante il giorno, ma pranzo e cena servivo alle mense con gli sfollati e mangiavo o prima o dopo. La notte c’erano delle tende allestite proprio per i volontarî. In Burkina Faso, dove comunque sono stato poco, era tutto a spese di NPSG che mi ha dato anche un piccolo rimborso spese per i quattro mesi che ho lavorato con loro anche da Roma: anzi, mi hanno pure comprato i vestiti per la conferenza (un completo, giacca e cravatta, non l’ho mai avuto!). Nel frattempo con le collaborazioni giornalistiche che ho portato avanti, sul campo e no, ho anche racimolato qualche soldo.

    Insomma, l’ho sfangata con molta fortuna e gli incontri giusti. Il cavallo di battaglia di un mio amico, Gianluca, è che questo tipo di lavori dovrebbe essere pagata strutturatamente – come succede solamente per una piccola parte, specie ai livelli più alti: insomma che il volontariato non dovrebbe essere solamente volontario, ma anche remunerativo, e che lui sarebbe disposto a pagare un po’ più di tasse per sovvenzionare questo tipo di interventi. Probabilmente ha ragione, ma non ho mai approfondito tutti gli aspetti che potrebbe comportare.

  3. In bocca al lupo!
    Comunque ho il forte dubbio che la foto sia di camera tua, ci sarebbe almeno una copia de “l’infedele” 🙂

  4. Giovanni Fontana scrive::

    insomma che il volontariato non dovrebbe essere solamente volontario, ma anche remunerativo, e che lui sarebbe disposto a pagare un po’ più di tasse per sovvenzionare questo tipo di interventi

    io sarei ben lieta di pagare tasse che vadano a finire ai volontari, mentre mi girano se penso che con i nostri soldi si finanziano più che abbondantemente le scuole private cattoliche (e quello che ho visto su “Presa Diretta” mi ha fatto incacchiare ancora di più).

  5. fra Alberto scrive::

    Pensavo ti occupassi del diritto degli etero in Europa e USA

    ahah, bella questa, ma hai ragione. Questi poveri etero, i loro diritti vengono di continuo calpestati!
    Non c’è più religione…..:D

  6. Buona avventura, sono sicuro che saprai farla fruttare al meglio, ti seguo ormai da 3 anni e i tuoi post sono sempre molto belli! Se capito da Londra ti faccio un fischio, tu se capiti a Oslo ricambia!

  7. ilGab scrive::

    ho il forte dubbio che la foto sia di camera tua, ci sarebbe almeno una copia de “l’infedele” 🙂

    Macché, non è la mia! Ho creditato Ilaria per la foto: la mia è molto più disordinata, e tu lo sai!

  8. Giovanni Fontana scrive::

    Macché, non è la mia! Ho creditato Ilaria per la foto: la mia è molto più disordinata, e tu lo sai!

    si vedeva che c’era dietro la mano paziente e creativa di una donna…bellissimo lavoro, Ila!

  9. So good luck Giovanni!
    Andrà tutto bene, studia tanto, il mondo ha un gran bisogno di persone preparate. Poi questo post semplice sul denaro conferma un bel po’ di cose buone che penso di te.

  10. ah, la mitica Viola….
    scusa, non ricordo bene, ma è quella che volevano far brillare al check-point israeliano?
    se è così, ne ha fatta di strada!
    buon cammino a entrambi.
    “…e tu scrivici, scrivici, se ti viene la voglia, e raccontaci quello che fai..” (de Gregori un po’ modificato…)

  11. «né dolcezza di figlio, né la pieta
    del vecchio padre, né ‘l debito amore
    lo qual dovea Penelopè far lieta,

    vincer potero dentro a me l’ardore
    ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
    e de li vizi umani e del valore;

    ma misi me per l’alto mare aperto
    sol con un legno e con quella compagna
    picciola da la qual non fui diserto.»

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