“Every time you silence someone you make yourself a prisoner of your own action”

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Le cose successe in questi giorni mi hanno fatto ricordare questa grande lezione di Hitchens sulla libertà d’espressione, e sul perché zittire qualcuno è sempre sbagliato – anche se questo qualcuno è David Irving.

(purtroppo è solo in inglese)

12 Replies to ““Every time you silence someone you make yourself a prisoner of your own action””

  1. noi invece:
    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=7800&ID_sezione=&sezione=

    da cui copio il primo paragrafo

    “Nell’Italia degli ultrà, delle minoranze che sequestrano i diritti delle maggioranze, il confronto delle idee sta diventando impossibile. S’avanza una strana idea di libertà e di democrazia: non più il diritto di dissentire, criticare, contestare, sacrosanto in un sistema sano e ben funzionante, ma il diritto di impedire al tuo avversario di parlare.”

  2. E’ sempre sbagliato? O lo sarebbe in un mondo ideale dove tutti possiedono un alto senso critico? In generale: bisogna tollerare gli intolleranti (anche quelli che si limitano a parlare, perché poi dei tanti che ascoltano qualcuno agisce)?

  3. @ Flx:
    Io penso che nello scontro aperto fra due idee, se le si discute ragionevolmente, vinca sempre la migliore. Magari qualcuno non cambia idea, ma in teoria dovrebbe.

    C’è una minima, infinitesimale, possibilità che le teorie di Irving siano vere, come nella mente delle persone centinaia d’anni fa ce n’era che la Terra fosse rotonda. Naturalmente le cose non stanno così, ma noi dobbiamo sempre lasciare la porta aperta a chi ci potrebbe mostrare che abbiamo torto.

    È l’unico modo per progredire, ed è la ragione per la quale la diversità è un mezzo, e non un fine.

  4. Ciao a tutti,
    complimenti per il blog, stupendo…la questione è la seguente: se ci fosse qualcuno disposto a perdonare la mia ignoranza e pigrizia ed a premiare il mio interesse per l’argomento che volesse riportare almeno l’essenziale del discorso in italiano, (non interpretazioni) qualche punto letteralmente, sarebbe un grande, letteralmente.
    Marco

    Marco

  5. @ Giovanni Fontana:
    in linea generale sono d’accordo con te, però io mi riferisco a situazioni limite (che sono poi quelle veramente problematiche). Ossia se sia lecito dare spazio ad idee che potrebbero avere delle ricadute pratiche negative prima che la maggioranza si renda conto che la “cattiva idea” è appunto tale.
    Esempio banale: invitiamo dei neonazi in prima serata in tv così possiamo mostrare a tutti che si sbagliano (diminuendo quindi il loro seguito)? Io credo piuttosto che faremmo loro una pubblicità e aumenterebbero i consensi per loro (pur di poco). Tu ritieni che:
    Giovanni Fontana scrive::

    @ Flx:
    nello scontro aperto fra due idee, se le si discute ragionevolmente, vinca sempre la migliore. Magari qualcuno non cambia idea, ma in teoria dovrebbe.

    ma “In theory there is no difference between theory and practice. In practice there is.” (attribuita, tra gli altri, a Yogi Berra). Nel nostro caso specifico: la discussione non è mai solamente, e forse nemmeno soprattutto, “ragionevole”, ma è un insieme di impressioni, immagini (visto che parlavo di tv) e retorica.

  6. sia in pratica che in teoria uno stato liberale non ha paura di idee idiotiche, anzie le confronta a viso aperto smascherandoli nela pubblica arena, ne’ ha bisogno dell’intervento del governo al fine di non impressionare menti deboli. come l’intera storia del primo emendamento dimostra.

    rimane un vizio d’infanzia di democrazie deboli o con storie autoritarie che ancora le intrappolano quello di ergersi paternalisticamente a protettore dei sudditi-cittadini che, poverini, non possono capire in quanto troppo impressionabili.

    l’alternativa e’ censura o autocensura.

  7. Anyway, senza aver compreso l’origine del dibattito ecco una riflessione sull’argomento libertà di espressione, confronto aperto ecc.
    La questione è semplicissima, se si rimane sulla teoria, resta tale nella pratica ma poi genera tutta una serie di problematiche quelle per cui si discute che nulla hanno a che fare con la libertà di espressione con il confronto ma solo con la cultura e con dei sistemi di valore.

    Il confronto tra due persone idee mondi diversi porta all’emersione dei sistemi di valori di questi due mondi al confronto.
    Una persona aperta liberale si approccia al confronto con il fine di arrivare alla soluzione migliore che potrebbe essere anche quella dell’avversario se questo è in grado di dimostrargliene la bontà.
    Se il confronto coinvolge una persona con idee idiotiche, come potrebbe essere un neonazi, con quali speranze di fargli cambiare idea si potrebbe iniziare a parlare? Per smascherare la sua idiozia? Bene questo raccoglierà proseliti laddove sarà ascoltato da persone che per cultura condivideranno il suo modo di fare.
    Un soggetto che ha certe idee, non le coltiva certo perchè è una persona aperta rispettosa. A che scopo e con quali pretese gli si sottopoirrà un “confronto”? Gli scopi dei due interlocutori saranno e sono diversi. Entrambi cercheranno di raccogliere proseliti che siano il proprio rispettivo interlocutore o chi ascolta. Questo è il punto. qQuesto non è confronto: è scontro. Il confronto vero avviene tra due situazioni assimolabili. Laddove la diversità è totale (come tra libertà ed autoritarismo), ci potrà essere solo uno scontro. E ognuno lo attuerà secondo le sue caratteristiche: le ragioni della libertà si faranno strada attraverso il dialogo la dimostrazione razionale….l’autoritarismo con la forza….ed anche l’autoritarismo attira proseliti laddove incontra persone di questo tipo….
    Io penso che l’autoritarismo sia un disvalore che non ha ragione d’esistere in una società perfetta. Tuttavia c’è, ed il modo per combatterlo è diffondere una cultura del rispetto, anche tramite il dialogo. Diffondere una cultura di rispetto integrazione ispirata al dialogo al confronto: diffonderla. Ma il dialogo in se (assurdo) tra una persona che lo usa in modo appropriato ed un’altra che non sa neanche cosa sia se non come una forma come un altra per esercitare l’autoritarismo a che conseguenze volete che porti?
    Dal mio punto di vista il dialogo è un valore sacrosanto, ma il suo valore va misurato nello specifico, senza aspettarsi miracoli in situazioni limite come il dialogo con un autarca!! (incredibile)

  8. @ Marco:
    Marco, qui trovi la trascrizione del discorso in inglese, magari ti è più facile tradurla da scritta, o puoi usare qualche traduttore online per capire almeno il senso:
    http://howtoplayalone.wordpress.com/hitchens-on-free-speech/#comment-1056

    Quando a ciò che dici, tutti i dialoghi sono scontri. E anzi, più un’idea è espressa bene più porta allo scontro con un’idea diversa espressa bene anche quella: l’idea che esce vittoriosa, come dicevi, da uno scontro è quella più giusta, fino a prova contraria.

  9. Flx scrive::

    Esempio banale: invitiamo dei neonazi in prima serata in tv così possiamo mostrare a tutti che si sbagliano (diminuendo quindi il loro seguito)?

    Ma io mica ho detto questo, comunque. Ogni televisione può decidere per conto proprio: nella mia televisione probabilmente non li inviterei – c’è una differenza fra la libertà d’espressione e l’offerta di una tribuna.

  10. Giovanni Fontana scrive::

    Flx scrive::
    E c’è una differenza fra la libertà d’espressione e l’offerta di una tribuna.

    Ammesso e non concesso che questo sia…
    Non sto cercando una tribuna, la libertà di espressione comunque rimane e quando cancelliamo questa non possiamo dire che “parliamo con chiunque di qualunque cosa”.
    Sinceramente mi aspettavo una smentita a quegli articoli, mi avrebbe fatto immensamente piacere.
    Sempre con affetto e stima.

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