Lunedì degli aneddoti – XXXVII – Le svedesi

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Le svedesi

Il mito delle svedesi. Ho scoperto di recente perché fra la generazione dei nostri nonni c’era il mito delle svedesi, che erano – alternativamente o tutto insieme – alte, bionde, ridanciane, bendisposte al dialogo, aperte di vedute. Questa la versione raffinata, che probabilmente avrete sentito diverse volte, ma la traduzione – più ruvida e più italiana, anzi la facciamo romanaccia – era: bòne, e ce stanno. La non lusinghiera reputazione, però, era del tutto immeritata: non erano le svedesi a essere tutte puttane, ma erano gli italiani ad avere quell’idea, dura ancora oggi a morire, che la condizione naturale di una donna sia la renitenza alle avances maschili, da esprimere in ogni proprio atteggiamento ed espressione della persona.

È il concetto che c’è dietro al velo imposto alle donne nell’Islam, se non ti copri vuol dire che stai suggerendo al tuo interlocutore la tua presunta disponibilità. E andò così anche in Italia, negli Anni Cinquanta, quando cominciarono ad arrivare in Italia le svedesi. Venivano nella Penisola d’estate, al mare, a fare dei bei bagni e a passare la stagione. E quand’erano in spiaggia si mettevano in bikini, indumento che in Italia non si era mai visto: potete immaginare il malizioso stupore, fatto di pruderìe da quattro soldi, con cui persone che avevano vissuto soltanto accanto a ragazze cresciute a pane e cattolicesimo potevano interpretare quel simbolo – sono belle, e ci stanno. Di lì, per un bikini, la nomea: le-svedesi. E tutte le grandi storie, naturalmente raccontate al bar e mai consumate, di quanto le svedesi fossero per nulla ritrose.

Poi c’era la più bella fra tutte le svedesi, negli Anni Cinquanta, e anche lei venne in Italia. Per una ragione un poco diversa, però: lei era Ingrid Bergman, l’avrete capito. Aveva visto i film di Roberto Rossellini e se ne era innamorata. Magari si era innamorata anche di lui, chissà. Fatto sta che gli scrisse:

Caro Signor Rossellini,
Ho visto i suoi film Roma Città Aperta e Paisà, e li ho apprezzati davvero tanto. Se ha bisogno di un’attrice svedese, che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, che non è propriamente comprensibile in francese, e che in italiano sa dire solamente “ti amo”, sono pronta a venire a fare un film con lei.

“Ti amo” glielo scrisse proprio così, in italiano, per fargli vedere che lo sapeva davvero. Naturalmente – che altro? – finì che si sposarono.

Grazie a Simone e Paolo

Qui il primo: Brutti e liberi qui il secondo: Grande Raccordo Anulare qui il terzo: Il caso Plutone qui il quarto: I frocioni qui il quinto: Comunisti qui il sesto: La rettorica qui il settimo: Rockall qui l’ottavo: Compagno dove sei? qui il nono: La guerra del Fútbol qui il decimo: Babbo Natale esiste qui l’undicesimo: Caravaggio bruciava di rabbia – qui il dodicesimo: Salvato due volte – qui il tredicesimo: lo sconosciuto che salvò il mondo qui il quattordicesimo: Il barile si ferma qui qui il quindicesimo: Servizî segretissimi qui il sedicesimo: Gagarin, patente e libretto qui il diciassettesimo: La caduta del Muro qui il diciottesimo: Botta di culo qui il diciannovesimo: (Very) Nouvelle Cuisine qui il ventesimo: Il gallo nero qui il ventunesimo: A che ora è la fine del mondo? qui il ventiduesimo: Che bisogno c’è? qui il ventitreesimo: Fare il portoghese qui il ventiquattresimo: Saluti qui il venticinquesimo: La fuga qui il ventiseiesimo: Dumas qui il ventisettesimo: Zzzzzz qui il ventottesimo: Teorema della cacca di cavallo qui il ventinovesimo: Morto un papa qui il trentesimo: L’invincibile Marco Aurelio qui il trentunesimo: L’Amabile Audrey – qui il trentaduesimo: Anima pura – qui il trentatreesimo: Ponte ponente – qui il trentaquattresimo: Batigol – qui il trentacinquesimo: L’originalità del bene – qui il trentaseiesimo: Hans]

5 risposte a “Lunedì degli aneddoti – XXXVII – Le svedesi”

  1. In realtà un motivo per le quali le svedesi sono più attraenti esiste: consentendolo il territorio, fanno largo uso di patate per nutrirsi, e ciò sviluppa bene il fisico. (Informazione vera)

  2. L’aneddoto non mi è nuovo, vorrei solo ricordare Ingrid, la “svidisi” che tenta inutilmente di sedurre il commissario Montalbano senza successo. Ma è solo finzione letteraria. A volte penso che forse a Camilleri bruci ancora il rifiuto di qualche bella “svidisi” e, per ripicca, faccia soffrire la povera Ingrid..che ha tutta la mia solidarietà.

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