Una lettera al Post

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Ho letto questo post del Post in cui venivano così argomentate le ragioni per non pubblicare la vignetta oggetto dell’articolo:

L’avevamo messa qui, la vignetta, dove ora sono queste righe. Sarebbe stato un servizio ai lettori di questo articolo, e la sua ovvia illustrazione: è pure spiritosa e inoffensiva per chiunque dotato di intelletto. Abbiamo in orrore le persecuzioni fanatiche nei confronti della libertà di opinione. Ma la ragione per cui poi abbiamo deciso di lasciare ai lettori del Post la scelta di andarla a vedere nella sua collocazione originale – e di non fingere che questa fosse una scelta come un’altra – è che, con tutta la diffidenza per gli ignoranti dogmi delle religioni, pensiamo si debba essere rispettosi anche nel confrontarsi con l’ignoranza, quando costa poco. Benché pensiamo che qualunque divinità illuminata non possa che ridere delle vignette a lei dedicate, o fregarsene, non vogliamo offendere nessuno fino a che non ce ne sia bisogno per difendere qualcuno. Quel giorno, fosse anche domani, la homepage del Post ospiterà ben più che una vignetta.

Ho trovato queste ragioni inadeguate, e sono andato a leggere il dibattito apertosi nei commenti sperando di leggerci qualcosa di sensato a sostegno dell’idea che la vignetta andasse pubblicata. Invece gli argomenti di coloro che avevano il mio stesso punto di vista – la bontà della pubblicazione della vignetta – erano del tutto scandalosi. Perciò ho iniziato a scrivere io il commento che avrei voluto leggere lì sotto, ma ne è venuto fuori qualcosa di troppo lungo per un commento. L’ho trasformata in una lettera al Post, e la metto qui:

Caro Post,
sono molto stupito da questa tua opinione sulla vignetta di Zapiro: proprio perché mi sembra così lontana dalla prosecuzione naturale di tanti altri ragionamenti che, invece, condividiamo.

Leggo le accuse di codardìa, e mi rammarico di come sia difficile trovare qualcuno che contesti un’opinione – sbagliata – confutandola, anziché con dietrologie sull’interlocutore. Mi offendo quasi di più perché le persone che condividono la mia opinione riescono a portare come unico argomento la delegittimazione – senza alcuna prova – dell’onestà dell’opinione altrui. Ammesso – e tutt’altro che concesso – che gli argomenti del corsivo siano una pezza per nascondere della paura, a quegli argomenti va data una risposta. Ci provo io.

Credo che tu sappia bene che accettare la dimensione dell’offesa altrui come proprio metro sia un asse scivoloso. Soltanto in questo momento nella tua homepage ci sono diverse cose che potrebbero offendere qualcuno: la parola Dio, che alcuni ebrei religiosi non scrivono. La parola rompicoglioni, che potrebbe andare di traverso a qualcuno all’antica. E poi sono certo che il meraviglioso giorno in cui gli omosessuali si potranno sposare in Italia pubblicherai una foto dei primi due coniugi, magari del loro bacio: e io penso che farai benissimo a farlo! Immagino che a questo potresti rispondere che ognuno deve necessariamente decidere una soglia oltre la quale l’offesa – anche illegittima – di un interlocutore inficia la giustizia di ciò che si ritiene giusto, e credo che in questo caso la declineresti in quel costa poco. Anche questo è opinabile – perché costa poco anche scrivere D-o o rompic*****i, o mettere una foto di un municipio anziché quella di un bacio – ma vorrei provare a convincerti che è la stessa esistenza di quella soglia a essere per lo meno discutibile.

Essere rispettosi nei confrontarsi con l’ignoranza” è ciò di più contrario a ciò che auspichiamo per il mondo, e professiamo per noi stessi come cittadini di esso. La nostra società è, esattamente, fondata sulla mancanza di rispetto per la stupidità e l’ignoranza. Il mondo in cui viviamo deve tutti i suoi progressi a questa forma di intolleranza dolce nei confronti delle cattive idee: c’è una ragione per la quale una persona che dice che la Terra è piatta non può diventare Presidente degli Stati Uniti ed è la stessa ragione per la quale, probabilmente, non assumeresti un redattore che durante un colloquio ti spiegasse di essere in contatto con gli extraterrestri, o per la quale non usciresti a cena con chi sostiene di stimare il Mostro di Firenze.

E questo non succede – per fortuna! – perché ci sia una legge che vieta di pensare che la Terra è piatta o che il Mostro sia un bell’esempio, ma perché la nostra società è arrivata a un livello di consapevolezza tale da ostracizzare i punti di vista che non sono fondati su delle prove. È così per qualunque scoperta sulla medicina, sulla biologia, sulla fisica, ma anche sulla storia o sull’etica: in tutte queste discipline ci sono delle opinioni squalificate dalla mancanza di prove, in nessun convegno di storia sentirete mai qualcuno difendere il proprio punto di vista dicendo “dovreste rispettare la mia idea che l’Olocausto non ci sia mai stato”.

Naturalmente ci sono cose del cui grado di certezza siamo meno sicuri rispetto al fatto che la Terra sia rotonda, alla veridicità dell’Olocausto, o alla sociopaticità del Mostro di Firenze, ma è proprio per questa ragione che sarebbe sbagliato mettere una legge che vieti di pensarlo: potremmo avere torto. Tuttavia la sola maniera per dimostrare la validità di un’idea piuttosto che di un’altra è che nessuna delle due sia schermita da un malinteso rispetto. L’unico modo per poter cambiare idea, è dare la possibilità agli altri di attaccare quell’idea.

Perciò è giusto rispettare le persone, mica le idee. Ed è giusto che chi si sente offeso da un’idea altrui – molto brutalmente – se la prenda in saccoccia. Potrà cercare di convincere l’interlocutore delle proprie buone ragioni, ma non potrà appellarsi soltanto al fatto di essere offeso: perché ciò non vale nulla. Anche io sono offeso da un sacco di cose, da chi dice che Prandelli è un imbroglione, da chi si mette i pantaloni con scritto “Rich” sul sedere, o da chi fa le battute che finiscono con qualcuno che sodomizza qualcun altro. Altri sono offesi dagli applausi ai funerali, dal Grande Fratello o da chi mette il pepe sulla mozzarella di bufala. Eppure queste offese, tutti noi, ce le teniamo. E ci mancherebbe altro. Forse dirai che queste sono cose meno importanti. Intanto è tutto da dimostrare – qualche ultrà della Roma potrebbe ammazzare per un “Totti frocio” – ma poi chi lo stabilisce cos’è importante?

Perciò no: l’offesa non può mai essere nell’occhio di chi guarda. Un mussulmano non può sentirsi offeso perché mia sorella non indossa il Burqa, come un ebreo non può offendersi se mangio il prosciutto, e un cristiano non può considerarsi offeso se io vado a letto con un uomo. O meglio, certo che può: ma non ha nessun diritto di condizionare il mio comportamento. E questo discorso non vale – ovviamente – solo per le religioni, ma per tutti coloro che si sentono offesi per dei comportamenti altrui.

Naturalmente resta ancora molto da discutere: ci si può domandare quali siano le ragioni sufficienti per reclamare la propria offesa (ad esempio: per un “terrone!” è giusto offendersi?). Discutiamone, è quello che stiamo facendo da diversi secoli. Ma mi sembra piuttosto chiaro che “un libro scritto 1400 anni fa lo vieta” non è una ragione sufficiente – anche perché di libri scritti secoli fa ce n’è più d’uno. Tanto più che accettare il metro di chi spinge l’offesa più in là – che sia l’integralista o l’ultrà – vorrebbe dire premiare socialmente i più violenti e i più suscettibili, due atteggiamenti che vorremmo scoraggiare.

Dici, e non credo tu abbia tutti i torti, che c’è una notevole misura d’ignoranza nell’offendersi di fronte a una vignetta spiritosa e inoffensiva come quella, però difendere qualcuno dalla propria ignoranza è un atteggiamento molto condiscendente e – secondo me – neanche così altruista: bisogna sempre cercare di trattare gli altri esseri umani come fini, per quanto si può.

Apprezzo molto che tu abbia deciso di non fingere che questa fosse una scelta come un’altra. Io penso che avresti dovuto pubblicare la vignetta proprio così, scrivendoci accanto che non era una scelta come un’altra, e magari spiegandolo. Chessò, qualcosa così: “Cari lettori, ci dispiace che qualcuno si possa offendere per questa vignetta. E ci dispiace davvero. Però noi pensiamo che – con tutti gli strumenti di riflessione – non ci sia ragione per la quale questa vignetta possa risultare offensiva. Non ci mettiamo su di un piano morale superiore, perciò trattiamo voi lettori come vorremmo essere trattati: e noi vorremmo che c’insegnaste ciò ch’è giusto”.

16 Replies to “Una lettera al Post”

  1. che delusione, questo post del Post. Concordo pienamente con quanto hai scritto, anche se credo si debba essere almeno un po’ più severi, chè al Post questi ragionamenti credo li conoscono bene, e non ci sia bisogno di spiegarli. per la stessa ragione alcune delle accuse dei lettori mi paiono invece gisutificate e inevitabili.

    C’è poi questa parte: “pensiamo che qualunque divinità illuminata non possa che ridere delle vignette a lei dedicate, o fregarsene”. Andiamo bene, pure lo slacio teologico: questo è voler sconfiggere i fanatici sul loro terreno. E’troppo!

  2. Giovanni, la prossima volta che ti viene da chiedermi ma-perché-ce-l’hai-tanto-con-Sofrino, rileggiti (e rileggigli) questo:

    Allora io dico: ma questo non dimostra quindi che la sensibilità dei musulmani nei confronti della raffigurazione del Profeta e della sua messa in scherzo non è così intoccabile come ci hanno raccontato? Non dimostra che i musulmani sono in grado benissimo di abbozzare e fregarsene, anche rispetto a una cosa che giudicano comunque offensiva come questa? Non dimostra che il clima “di rispetto” da zitti-zitti-che-il-musulmano-s’incazza non è altro che un nuovo frutto del razzismo relativista europeo e delle minacce dei terroristi che si fregano le mani di averci belli spaventati?

    http://www.wittgenstein.it/2006/02/10/sviluppo-danese/

    Che è la prova provata che hanno ragione marcia quelli che vanno lì a commentare: paura, eh? Perché lui era tanto bravo a fare l’illuminista con le palle quando il culo (anzi, la gola) lo rischiavano gli altri, appunto.

  3. ti ringrazio x avermi detto che gli argomenti a difesa della vignetta espressi da me sono scandalosi…. non mi pare di aver scritto opinioni cosi’ distanti dal tuo pensiero. cmq non hai commentato il cavallo di Cattelan che citava il Post in correlazione con la vignetta di Zapiro.
    Red Stripe 2010

  4. izzo scrive::

    ti ringrazio x avermi detto che gli argomenti a difesa della vignetta espressi da me sono scandalosi…

    Sai che ho provato il commento a cui ti riferisci, e non l’ho trovato?

    In ogni caso trovo scandalose le accuse di codardìa, sia perché avere paura può essere ragionevole, sia perché sono accuse che non rispondono – in nessun modo – alla sostanza delle cose.

    Se tu hai detto “ah, paura eh?”, mi dispiace, ma sì: è un’obiezione scandalosa.izzo scrive::

    non hai commentato il cavallo di Cattelan che citava il Post in correlazione con la vignetta di Zapiro.

    Beh, io trovo qualunque doppio standard sbagliato e arrogante, oltre che spesso razzista.

    La spiegazione, secondo me, fa proprio quel concetto di “nostra cultura” e “loro cultura” contro cui ho scritto e riscritto: come se i diritti degli omosessuali fossero un concetto occidentale.

  5. Giovanni Fontana scrive::

    In ogni caso trovo scandalose le accuse di codardìa, sia perché avere paura può essere ragionevole,

    Ma infatti, bastava dirlo: teniamo famiglia; senza inventarsi giustificazioni farlocche.

    sia perché sono accuse che non rispondono – in nessun modo – alla sostanza delle cose.

    La sostanza e’ che, al tempo delle vignette danesi, Sofrino era per la liberta’ di satira senza se e senza ma, boia razzista chi molla dandola vinta ai terroristi: questo, quando la gola tagliata la rischiava qualcun altro; adesso che la rischierebbe lui, invece, ooops, ha riscoperto il Rispetto.
    Maddai.

  6. @ Shylock:
    Scialocco,
    nel post sono spiegate espressamente le ragioni per le quali loro non considerano la circostanza uguale, e che in una vicenda come quella pubblicherebbero tutte le vignette del mondo.

    Loro vedono una differenza fra quella vicenda e questa, che tu non ne vedi: probabilmente io la vedo, ma non vedo perché questa dovrebbe cambiare l’atteggiamento da usare.

    Ovviamente puoi decidere di non credergli, ma lo fai perché lo hai deciso tu.

  7. Non e’ che non gli credo, e’ che l’ho letto:

    La Jamiatul Ulama ha immediatamente sottoposto la questione alla High Court di Johannesburg sostenendo che la vignetta era offensiva e avrebbe potuto scatenare violenze in Sud Africa a meno di un mese dai mondiali di calcio.

    L’unica differenza rispetto alla vicenda danese (anche allora gli ulema di turno erano andati prima dal giudice) e’ che non sono ancora passati alle vie di fatto, ma le minacce in perfetto stile mafioso ci sono gia’.
    Quindi, finche’ non si vede il sangue, la liberta’ d’espressione non e’ in pericolo, anzi: e’ cosa buona e giusta mostrare Rispetto ed autocensurarsi.
    Non e’ che non gli credo, lo prendo fin troppo sul serio.

  8. la differenza tra la situazione danese e quella sudafricana è che chi contesta Vilks sono studenti universitari di fede islamica e quindi bisogna assolutamente discutere del valore della satira o della critica xche’ non si puo’ considerare qst studenti come dei talebani e nascondere il problema sotto il tappeto aspettando che la situazione esploda…..se la vignetta fa scandalo tanto meglio, cosi’ si discute del problema e lo si rende visibile.

  9. izzo scrive::

    non si puo’ considerare qst studenti come dei talebani

    E in cosa sarebbero diversi, di grazia?
    Solo perche’ gli si e’ data una ripulita, un passaporto europeo e magari un bel sussidio?

  10. @ izzo:
    Io non generalizzo, anzi sono molto specifico: specificatamente, costoro usano la violenza per imporre le proprie idee ed impedire agli altri di esprimere le loro, ne’ piu’ ne’ meno come fanno i talebani (che infatti hanno le stesse idee), solo che questi ultimi sono meglio armati ed addestrati.
    Gli ‘strumenti’ (aka, il libero accesso alla cultura occidentale) sono semmai un’aggravante, perche’ non ne hanno fatto uso per liberarsi delle loro idee medievali.
    E comunque, avere gli strumenti per essere x non vuol dire necessariamente essere x, non confondere i tuoi auspici con la realta’, che e’ ben diversa: altrimenti non staremmo qui a parlarne.

  11. se uno propugna certe idee vuol dire che in qualche ambiente vengono insegnate queste ideologie ( quindi in qst caso pure in Europa) perche’ non basta il corano per far invasare cosi’ i ragazzi quindi se noi non offriamo spazi di dibattito dove confrontare pacatamente le nostre idee si sposta solo il momento in cui, civilmente o incivilmente, si affronteranno i pareri contrapposti…..non si puo’ avere la certezza che siano tutti dei binladen in miniatura invece che delle sbandate adolescenziali sintomo di un disagio piu’ ampio.

  12. Per i non germanofoni: ‘quando sento la parola “disagio” (‘Kultur’ nell’originale, attribuito in varie versioni a diversi gerarchi nazisti), estraggo la pistola’.
    Aggiungo che, quando sento le coppie ‘disagio sociale’ o ‘farci carico’, sparo a vista.

  13. Ho scritto sul post del Post ventilando, ma non accusando, l’ipotesi che la mancata pubblicazione della vignetta fosse dovuta ad una maggiore attenzione alle ragioni del prossimo e che questa maggiore attenzione fosse alimentata da una preoccupazione delle eventuali conseguenze. E’ fin troppo riduttivo affermare che questo sia riassumibile nel concetto “paura eh?” come fa Sofri e l’autore di questo post, che addirittura se ne dispiace. Se è vero che a mio fratello posso dare dell’idiota e ad un estraneo ci penso su, è anche vero che se so per certo che mio fratello è tipo da tirarmi un pugno in faccia per questo, sto attento anche con lui prima di dirgli idiota. E’ solo paura? Non è che forse sto valutando con più attenzione la relazione causa effetto? Nel mio commento mi chiedevo solo perché in alcune occasioni siamo così rapidi nel superare certi timori. Secondo me le ottime considerazioni espresse in questo blog non sono in antitesi con quanto affermato nei diversi interventi qui presenti e in quelli del Post, semmai ravviso un pò di supponenza in chi si limita ad affermare “sapete solo dire che abbiamo paura?”.

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