Pulirsi il culo con la bandiera

In Francia un ragazzo, Frédéric Laurent, ha deciso di partecipare a un concorso fotografico per la categoria “provocazioni” con questa foto:

Se ne è levato un piccolo scandalo – di quello sciovinismo francese un po’ sciocco – con interrogazioni parlamentari, supposte multe di 7.500 euro, e reazioni indignate. Ovviamente, a me, quella foto non fa un’ottima impressione né mi sembra così provocatoria, ma l’idea che c’è dietro è carina perché traduce in immagine un modo di dire piuttosto comune. Poi, un giorno, bisognerà riparlare di questa ossessione per i simboli, di quanto il patriottismo sia l’ultimo rifugio delle canaglie (S. Johnson), e di come il concetto stesso di “offesa” alle entità anziché alle persone andrebbe molto ridimensionato.

Io la so già l’obiezione: però quando lo fa Bossi gli dài contro. Intanto c’è una differenza costitutiva nell’invitare qualcuno a ficcarsi un oggetto nel culo – proprio perché l’insulto è a una persona – e poi non è certo per le sue idee sull’uso della bandiera Italiana che Bossi è spregevole. I reati di vilipendio, come tutti i reati d’opinione, sono una sciocchezza. È un modo abborracciato di cercare di difendersi dalle idee più pericolose, e spesso controproducente: anche nei casi limite, come i nazisti o gli juventini.

grazie a Franco

p.s. la parola “culo” nel titolo è una scelta di trasparenza, e così in avanti: quella direi, quella scrivo.

17 Replies to “Pulirsi il culo con la bandiera”

  1. troppo facile
    troppo facile pulirsi il culo con una bandiera francese (di un qualsiasi Paese che tuteli la libertà di espressione), chiamarla “provocazione” e rischiare una multa di 7500 euro (e questa è già una contraddizione: la libertà di espressione è tutelata o no?). Farlo con una bandiera dell’Arabia Saudita, quello sì vorrebbe dire “avere le palle”.

  2. Arianna Cavallo scrive::

    Finché non è quella americana
    This comment was originally posted on FriendFeed

    Su questo c’è da dire che il primo emendamento rende impossibile una legge per punire il vilipendio alla bandiera degli Stati Uniti, ma se vuoi bruciarla devi obbedire ad una legge che prevede che:
    a)la bandiera deve essere di proprietà di chi la brucia.
    b)si deve operare rispettando le normative antincendio.

  3. E’ vero Giovanni. Pulirsi il culo con un bandiera è bello e provocatorio, mentre prendersela perché qualcuno lo fa è retrogrado e sciocco. Non capisco perché fai tante campagne contro il burqa. Secondo me è un indumento che rompe gli schemi classici della moda e poi può perfino aiutare ad aguzzare la vista. Pensaci, che ci scappa una bella lezione sul Post.

    Enzo

    P.S. Sai Giovanni qual è il problema? Che l’originalità a tutti i costi alla fine bisogna saperla maneggiare. Ché, se no, ti scappa di mano, e un blog intelligente diventa una macchietta da varietà di seconda categoria. Il “tutto vale”, alla fine, vale solo per chi non ha niente che vale davvero. E’ un gran peccato vedervi scivolare così verso il qualunquismo, voi che siete i buoni.

  4. Ugo scrive::

    troppo facile pulirsi il culo con una bandiera francese (di un qualsiasi Paese che tuteli la libertà di espressione), chiamarla “provocazione” e rischiare una multa di 7500 euro (e questa è già una contraddizione: la libertà di espressione è tutelata o no?). Farlo con una bandiera dell’Arabia Saudita, quello sì vorrebbe dire “avere le palle”.

    Ugo, bel sillogismo del cazzo. Mica si parla di coraggio, le cose “facili” non sono necessariamente sbagliate, e tu devi spiegare perché siano sbagliate. Applichiamo lo stesso sillogismo a qualunque altra cosa, e ti rendo conto di come sia farlocco: troppo facile non portare il burqa in Francia, prova a farlo in Afghanistan e vedi che ti ammazzano!

    Che discorso è?

    È chiaro che in Arabia Saudita se lo fai ti ammazzano, il fatto che in Francia non succede significa che sono PIÙ civili, non meno.
    Basta solo un passetto in più, e togliere quella cretinata del vilipendio.

    Che, infatti:
    Ugo scrive::

    Su questo c’è da dire che il primo emendamento rende impossibile una legge per punire il vilipendio alla bandiera degli Stati Uniti

    Appunto. Evviva!

  5. 1972 scrive::

    Non capisco perché fai tante campagne contro il burqa

    Davvero non lo capisci?

    Secondo te ha senso una legge contro il vilipendio? Rispondi sugli argomenti, non ad hominem. Ho capito che ora, per te, il peggio che c’è è “il Post”, ma dovresti provare a contestare le cose con delle buone ragioni, e non con l’istinto, o con teorie del complotto degne dei peggiori rifondaroli.

  6. “””Poi, un giorno, bisognerà riparlare di questa ossessione per i simboli”””
    cavolo, allora dovresti rivedere la strategia che adotti nella lotta al velo. mi riferisco al discorso sul velo-svastica

  7. Ciao Giovanni.
    Il Post non è il peggio che c’è, ci mancherebbe altro. Però non posso fare a meno di riscontrare in chi ci scrive esattamente gli stessi vizi di quella sinistra che pretende di dare lezioni a tutti, moralmente superiore, fondamentalmente snob che impedisce a molti (fortunatamente) di identificarvisi. Poi ci sarebbe un discorso di impostazione e di gestione dei contenuti ma direi che questa non è la sede. E comunque non parlavo del Post questa volta.
    Parlavo piuttosto dell’opportunità di dare ad ogni provocazione – per quanto inutile – una dignità alta, superiore in ogni caso a quella di chi quella provocazione contesta. Come diresti tu, le provocazioni non sono buone a prescindere, bisogna saper scegliere bene l’obiettivo, bisogna saperle fare.
    Troppe volte ho letto ultimamente su questo blog che chi bestemmia in realtà non fa altro che usare la sua libertà d’espressione e se qualcuno si sente offeso il problema è solo suo. Insomma, chi bestemmia è un progre con due palle così, chi storce il naso è un bigotto che merita poca o nulla considerazione.
    Lo stesso per chi si pulisce il culo con una bandiera nazionale. Figurati cosa me ne importa della retorica nazionalista, ma ciò non toglie che è un gesto francamente inutile, chiaramente volgare, che serve solo all’ego di chi lo compie. Eppure se qualcuno si sente offeso il problema è solo suo, perché è un retrogrado attaccato ai simboli, mica come il fine pulitore di deretano. Ma perché quel fenomeno della provocazione non si pulisce con la gonna di sua sorella, o con la giacchetta di suo fratello? Immagina che provocazione sarebbe, immagina che rivoluzione in famiglia. Certo, è più facile fare i brillanti con i simboli altrui per poi andare per il mondo atteggiandosi a difensori della libertà di espressione.
    Su questo vorrei invitarti a riflettere, sul fatto che l’anticonformismo a prescindere non è altro che la più sciocca forma di conformismo, e sono sicuro che tu non vorraicadere in questa trappola.
    Sul reato di vilipendio la penso come te. I reati di opinione non hanno ragione di esistere in un ordinamento democratico. Ma non per questo mi pulirei mai il mio onusto didietro con la bandiera di uno stato che non mi piace, non per questo mi metterei a fischiare un inno nazionale, non per questo applaudirei chi sputa sulla bandiera americana o iraniana. Come invece fai tu in questo caso.
    Tutto qui.

    Saluti.

    Enzo

    P.S. Già che ci sono. Dì a Sofri che ti dia uno spazio come si deve, ché prendere uno con diecimila buone idee (e qualcuna cattiva) per fargli scrivere scrivere una cosa che non si capisce cosa vuol essere, è tempo sprecato.

  8. Prevengo un’obiezione. Non è esatto dire che “applaudi” la pulitura di culo, bensí che la giustifichi, trovi l’idea “carina”, e in fondo l’apprezzi in quanto mette alla berlina un simbolo. Ecco, così ti risparmio la fatica di dire che sono gli altri a non capire.

    Saluti.

    Enzo

  9. Ehi, mica dico che sia sbagliato. Dico che chiamare quella foto “provocazione” è un’esagerazione. Tutto sommato abbiamo visto roba più forte.

    E poi Bossi quella volta disse “il tricolore lo metta al cesso, signora” (suppongo per usarlo come carta igienica), mica di ficcarselo in culo.

  10. Ugo scrive::

    Ehi, mica dico che sia sbagliato. Dico che chiamare quella foto “provocazione” è un’esagerazione. Tutto sommato abbiamo visto roba più forte.
    (…)

    … e invece no!
    invece I FATTI hanno dimostrato che quella foto è stata una NECESSARIA provocazione

    infatti c’è stata una interrogazione parlamentare, una denuncia penale, e chi organizzava il concorso ha avuto paura e la foto l’ha rimossa

    tutto questo dimostra che una foto del genere è ANCORA una valida provocazione PERSINO nella Francia moderna

    quindi viva Frédéric Laurent il fotografo che lo ha ricordato a tutti e viva il magistrato che ha dimostrato che almeno in francia la legge da più importanza alle persone che ai simboli

  11. 1972 scrive::

    Sono contento di rileggerti così, Enzo, dopo un po’ di tempo.

    è un gesto francamente inutile, chiaramente volgare, che serve solo all’ego di chi lo compie. Eppure se qualcuno si sente offeso il problema è solo suo, perché è un retrogrado attaccato ai simboli,

    Il problema è che sono d’accordo con diverse delle cose che dici: ma qual è la contraddizione fra queste due cose?

    (non delegittimare il corso delle mie idee, non dire che sono date da “anticonformismo a tutti i costi”, stai dicendo che non le penso davvero, così)

  12. scusate, vi segnalo il solito clamore sublato dai nostri mass media sulle ‘non notizie’ dei gruppi di Facebook, ma solo perché anche colà si tratta di bandiere e di culetti (più o meno sporchi…):

    Assessore della Lega su Facebook
    “Il Tricolore è carta igienica”
    Tra gli iscritti alla pagina, anche l’assessore ai servizi sociali di Malnate Mingardi
    L’opposizione in Consiglio comunale ne chiede le immediate dimissioni

    http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/05/03/news/asessore_della_lega_su_facebook_il_tricolore_carta_igienica-3780650/

  13. distinguerei tra la liberta’ di parola, quasi assoluta, per quel che mi riguarda, e il valore dei simboli. non ci dovrebbe essere contraddizione. non mi sembra che la dicotomia simboli-persone sia valida.

    la dove Giovanni parla di “ossessione per i simboli” non credo voglia negarne l’importanza, nel bene e nel male.

    i simboli sono importanti, direi fondamentali ed inseparabili dal nostro essere specie Homo, con un cervello che continuamente cerca la sintesi degli input stimolatori che riceve. sono una forma di comunicazione immediata, sintetica, potente. i simboli muovono gli individui, ispirano, ma anche opprimono e sopprimono.

    Per un francese la bandiera puo’ rappresentare liberta’ eguaglianza e fraternita. Per l’altri, unione nazionale, orgoglio tribale, militarismo. Per altri puo’ essere il simbolo di colonialismo ed oppressione. La bandiera non e’ il pezzo di stoffa, e’ piu del pezzo di stoffa. nessun si offende o esalta per la violazione del pezzo di stoffa.

    ai suoi limiti estremi, liberta di parola e’ liberta di offendere. ed offendersi e’ pure OK, fa parte della stessa categoria di liberta dell'”offender”.

    sia la foto che la reazione indignata sono entrambe lecite ed essenziali.

    cio che non e’ OK e’ usare il potere dello stato per limitare sia la liberta di offendere che di essere offesi da opinioni. e in quell’area, vuoi per storia, vuoi per tradizione, gli stati nazionali europei hanno ancora tanta strada da percorrere.

  14. Scusate, ho scritto malissimo.
    Dunque: licenziati gli organizzatori del concorso, che l’avevano premiata, e soprattutto legge ad hoc a difesa della bandiera nazionale, con estensione del reato di oltraggio.

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