I diritti di tutti, e quelli di pochi

Della questione dei matrimonî in California ne avevo parlato più volte, su questo blog. Per tante ragioni, fra cui quella che – negli ultimi 18 mesi – è stato un tema e uno spazio campo di battaglia tra coloro che sono contenti che gli altri si vogliano bene come vogliono loro, e coloro che vogliono decidere se e come gli altri individui debbano volersi bene.

Le cose erano andate più o meno così: nel 2008 la Corte Suprema californiana aveva dichiarato anticostituzionale il divieto di matrimonio per gli omosessuali, da quel momento tante coppie avevano cominciato a sposarsi.

La storia, purtroppo, non progredisce solamente, e contestualmente all’elezione di Obama un referendum aveva reintrodotto nella Costituzione il vincolo uomo-donna, vietando di fatto la celebrazione di nuovi matrimonî.

Di più, Kenneth Star, quello famoso per l’affaire Lewinski, aveva poi tentato di impugnare le diciottomila unioni già celebrate.
Era proprio in questo contesto che avevo raccontato della reazione dell’educatrice palestinese al bellissimo video contro quelle cancellazioni.

Ecco, ora, sulla scia di quelle retrive brutture, c’è chi fa campagna per cancellare il diritto, di tutti, al divorzio:

Questo per dire che se te ne freghi dei diritti degli altri, poi arriva sempre il giorno in cui qualcuno viene a togliere i tuoi.
E – sai che c’è? – un po’ ti sta pure bene.

EDIT – Era uno scherzo! E io ci son cascato.

5 Replies to “I diritti di tutti, e quelli di pochi”

  1. Lo sai che non l’ho capito proprio bene questo video?
    Cioè questi tizi sono contro il divorzio e su questo si può discutere, ma il fatto di dire che il matrimonio è anche una responsabilità…forse è vero.

  2. Giovanni Fontana scrive::

    Ecco, ora, sulla scia di quelle retrive brutture, c’è chi fa campagna per cancellare il diritto, di tutti, al divorzio

    aahhahahahahhahahhahahahah!
    Giovanni Fontana scrive::

    Questo per dire che se te ne freghi dei diritti degli altri, poi arriva sempre il giorno in cui qualcuno viene a togliere i tuoi.
    E – sai che c’è? – un po’ ti sta pure bene.

    questa è la parte più bella del posto, complimenti.

  3. “se te ne freghi dei diritti degli altri, poi arriva sempre il giorno in cui qualcuno viene a togliere i tuoi”

    Queste sono parole tue, caro Giovanni…
    Allora, solo per paura che qualcuno venga a togliere i miei diritti… non posso fregarmi dei diritti degli altri? 🙂
    Perchè è necessario che qualcuno venga a togliere i miei diritti per vedere/capire i diritti degli altri?
    Allora posso calpestare i diritti di chi non può difendersi! Infatti chi non si può difendere non potrà mai calpestare i miei diritti!

    Allora i miei desideri hanno la precedenza e diventano dei “diritti” talvolta a scapito di altri “diritti” che qualcuno ha…

    Purtroppo, nella vita, qualche volta succede che “gli altri” siamo noi e allora… magari scriviamo… visto che non sempre possiamo parlare, sperando che qualcuno (bontà sua!) possa dire che i nostri desideri sono dei “diritti” 🙂
    Beh, questa è la lettera di “uno dei tanti” che difficilmente viene preso in considerazione:

    “Buongiorno, sono un bimbo che chiamano feto e sono discriminato.
    A “Repubblica” non interessa, ma la discriminazione c’è, eccome se c’è; ed è questa: non ho ancora tre mesi di vita e potrei essere abortito. Altri bimbi nasceranno, ma io potrei non farcela. Sapete, mamma è bella e giovanissima ma la notizia del mio arrivo ha spiazzato i nonni, ha messo in fuga mio padre – che non dev’essere un gigante di galanteria, da quanto ho capito -, e anche quelle che lei credeva amiche. Morale: ora è sola, e le amiche che ancora le rivolgono ancora la parola, a giudicare dai discorsi che sento, perdono sempre l’occasione di tacere.

    Mamma è dunque indecisa, non sa che fare; non sa se tenermi e forse lasciare l’università o continuare l’università e lasciare certamente me. Ci sta pensando e intanto soffre. E se lei soffre, vi lascio immaginare quel che sto passando io, che rischio di perdere in un solo colpo la donna che amo e la libertà di sorriderle. Me la vedo brutta, dunque. Bruttissima. Altri bimbi che invece hanno mamma e papà o che, più semplicemente, non hanno una mamma sola come la mia nasceranno di sicuro. Ebbene, questa non vi sembra una discriminazione bella e buona ai danni miei e di una giovane donna che ha la sola “colpa” di tenermi in grembo? Vi pare civile un Paese che tramite i consultori manda a dire alla mia mamma che si può sbarazzare di me gratis – pagato lo Stato, cioè voi che leggete – mentre se decide di accogliermi si deve arrangiare?

    Non crediate il mio caso isolato: dal pancione non ho potuto stringere amicizie, ma dai discorsi sentiti ho capito che altre donne belle e giovanissime come la mia mamma soffrono ed hanno sofferto la stessa solitudine, arrivando non di rado a scegliere di ingigantirla tramite l’aborto. Perché non le aiutate? Perché siete contro i diritti di queste donne oppure ve ne dichiarate a favore, salvo poi non muovere un dito? E soprattutto, che male vi hanno i bimbi come me, che chiamate feti nella speranza di esclissare l’evidente umanità di un essere umano che ha già un corpicino, testa, gambe e braccia? Proprio non lo capisco. E dire che, noi “feti”, abbiamo pure un cuore. Che, benché minuscolo, è già più grande di quello di quanti, finita questa lettera, faranno finta di nulla.

    (fonte: giulianoguzzo)

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