C’è una cosa che non capisco

C’è una cosa che non capisco: quando io non sono d’accordo con qualcosa – diciamo, in genere – non sono d’accordo con l’andare a sprangare qualcuno perché non condivide quella idea. E qui ci siamo. Se io non sono d’accordo, per dire, con il crocifisso in aula – come non sono d’accordo – questo non mi rende più incline a dare delle attenuanti a uno che prenda a sprangate chi mette un crocifisso nelle aule. Io non capisco proprio questa cosa della vicinanza ideologica.

Allora: il parlamento ha affossato (si usa questa parola qui, ora) un disegno di legge che metteva un’aggravante per chi va a sprangare i froci perché sono froci. Come succede per le altre discriminazioni, se tu tiri una coltellata a uno sei un bello stronzo, ma se gliela tiri perché è negro, allora sei uno stronzo e razzista. E quindi, anche qui, tutto bene. Dunque se uno mi tira una molotov perché mi piacciono gli uomini, beh sì, questa è una discriminazione, e non credo ci sia qualcuno che lo può negare.

Quindi siamo arrivati al punto: i soliti, destra più cattolicorps (udc+Binetti), hanno votato contro ‘sta modifica. Io davvero non capisco. Io non penso che la metà del nostro Parlamento sia omofoba in questo senso, che condannerebbe ogni omosessuale a essere appeso come in Iran. Penso, diversamente, che moltissima parte del nostro Parlamento – anche più della metà – sia omofoba in modo più viscido, ma certamente meno violento: con le frasi nelle orecchie, le battutine, le barzellette in cui c’è il ricchione, i modi di dire che sottointendono che “farselo mettere al culo” sia la cosa peggiore del mondo. Quelli che, non solo simpatici, ma anche originali dicono «checca isterica». Insomma, tutte cose che mi irritano ferocemente.

Però io non credo che ci sia qualcuno, lì dentro, che vorrebbe davvero prendere un omosessuale a sprangate. Lo prendiamo in giro, “ahah, ci sono più donne per noi”, e altre argute simpaticherie del genere, ma – allora – perché votano così? Voglio dire, prendiamo Binetti: la signora non è la mia tazza di tè, immaginerate, però non ce la vedo proprio a andare a pestare un omosessuale. Anzi, faccio questo sforzo d’immaginazione, mi azzardo a pensare che se si trovasse in una scena in cui un gay viene picchiato da dei fascistelli, lei, Binetti, andrebbe anche a soccorerlo. E dunque?

Finché son contro al matrimonio, mi incazzo e lo capisco. Scelgono il loro dogma anziché la felicità altrui. Ma qui? Che tipo di egoismo ideologico c’è? Io davvero non capisco.

5 Replies to “C’è una cosa che non capisco”

  1. da quello che dice la Binetti, avevano paura che potesse portare al reato di omofobia.
    Poi sai com’è cominci col condannare i pestaggi e finisci che gli dai i pacs

  2. Mi sembra uno spunto interessante, anche se origina dalla contingenza sbagliata, nel senso che l’emendamento aveva i crismi per essere bocciato anche da una platea che, tutta, avesse voluto scrivere una legge contro l’omofobia (e la transfobia).
    Ma, dal momento che così non è, provo a darti la mia breve opinione. Secondo me dovresti cominciare dal distinguere chi interverrebbe a dare una mano a dare un pestaggio (o, almeno, chiamerebbe la polizia), ed è colpevole di una sorta di razzismo di pancia, pericoloso solo perché sottostima il fenomeno, senza pensare che dalle sue frasette equivoche e dalle sue posizioni titubanti-ma-contro possa scaturire un odio profondo, dai maggiorenti della posizione anti-omosessuale, che invece rappresentano e sostanziano l’apparentemente colto retropensiero giustificazionista dell’omofobia. Tra i secondi c’è Paola Binetti (1; 2, 3). E davvero poco importa se lei, che utilizza il cilicio e dunque non è pregiudizialmente contro il dolore che educa, che guarisce (dal peccato), potrebbe essere contro la violenza fisica diretta verso gli omosessuali: quel tentativo di imporre un’ideologia culturale è di per sè violento – quando presuppone interventi medici, psicologici, di cura della devianza -, o incita alla violenza soggetti meno culturalmente affermati.

    Anche dopo aver distinto tra queste due occorrenze, secondo me la tua domanda resta ancora validissima: hai ragione a chiedere cosa spinga la stragrande maggioranza dei residenti/assenti nell’emiciclo ad osteggiare misure antidiscriminatorie verso l’omosessualità. E, anche se qualche teoria ce l’ho, non dispongo di una risposta da two cents che soddisfi anche me.

  3. Quello che non vogliono nel modo più assoluto è la legittimazione. Essere gay è sbagliato – nella loro mente ideologizzat. Compassione per chi sbaglia sì, ma legittimazione MAI.

    Ed è una cosa di moltissimi italiani, di tutti quelli che dicono “facciano quel che credono ma senza esibizioni”.

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