Il discorso di Obama all’Onu

Il lungo discorso di Obama alle Nazioni Unite non è bello, è la più precisa definizione del “progresso”.
Avevo inziato anche a tradurlo, e arrivato a metà (3 ore di lavoro!) ho scoperto che su Repubblica l’avevano già tradotto… allora tanto vale che lo leggiate da lì.

6 Replies to “Il discorso di Obama all’Onu”

  1. Ma lei è uno scettico totale o un progressista? Si decida.
    A tal proposito mi viene in mente questa citazione di Chesterton:
    “Noi controbattiamo ogni ideale di religione, patriottismo, bellezza o piacere bruto con l’ideale alternativo del progresso, vale a dire, controbattiamo ogni proposta di ottenere qualcosa che conosciamo con una proposta alternativa di ottenere un’assai maggiore quantità di nessuno sa che cosa. (…) Nessuno ha il diritto di usare la parola “progresso” a meno che abbia un credo definito e un ferreo codice morale.
    Nessuno può essere progressista senza essere imbevuto di dottrina; potrei perfino dire che nessuno può essere progressista senza essere infallibile o, in ogni caso, senza credere in una sorta d’infallibilità. Poiché il progresso, per la sua stessa definizione, indica una direzione; e nel momento in cui nutriamo un minimo dubbio sulla direzione, nutriamo un eguale dubbio sul
    progresso.”

  2. @ franco:
    Non vedo dove sia la contraddizione. La crasi dello scetticismo con il relativismo è un’operazione del tutto abusiva.

    Lo scetticismo (lo scandaglio scettico) è un metodo, non un fine, ci mancherebbe altro. E, credo, sia il metodo migliore per ottenere la felicità del maggior numero di persone, che è quello a cui tutti aspiriamo. Sono certo – ad esempio – che, applicando il metodo scientifico, sia ben difficile farsi esplodere su di un autobus a Gerusalemme: non posso dire lo stesso della prassi dogmatica.

    Una società in cui piantiamo tutti cacciaviti negli occhi dei nostri interlocutori è una società peggiore, in questo senso, di una in cui ciò non accada. Ecco che la seconda è un progresso rispetto alla prima.

    Certo che abbiamo una direzione, ci mancherebbe altro, sennò non possiamo esecrare neanche la lapidazione di una donna stuprata.

  3. Applicando il metodo scientifico si è arrivati anche all’eugenetica, ad esempio.
    La mia constatazione è che il dogmatismo etico è necessario allo stare al mondo, tutto qua, per questo trovo insensato attaccare considerazioni dogmatiche solo perché tali.
    «Ogni uomo della strada deve serbare un sistema metafisico, e serbarlo con fermezza. L’estrema possibilità ammisibile è che l’abbia serbato con tanta fermezza e così a lungo, da dimenticare della sua esistenza.». Sempre Chesterton.

  4. Franco scrive::

    Applicando il metodo scientifico si è arrivati anche all’eugenetica, ad esempio.

    Anche giocando a rugby si è arrivati all’eugenetica, ma non c’è nesso di causa effetto.

    Ripeto, il metodo scientifico è appunto un metodo, quindi non può essere “buono” o “cattivo” ma “vero” o “falso”, o più precisamente “funzionante” o “non funzionante”.
    Per ora è il metodo più funzionante che conosciamo, e non ci sono evidenze di altri metodi che ci abbiano fatto scoprire delle cose.

    Quanto al mio fondamento è l’empatia – che ha anche origini genetiche – la quale si può, anch’essa spiegare.

    Ciò che contestavo, piuttosto era la sovrapposizione di scetticismo e relativismo: concetti diversi e per molti versi opposti.

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