Certezza della pena

Ma che è una notizia? Già mi fanno storcere il naso le risse sugli sconti di pena per buona condotta: fanno parte della legge (che, ricordiamo, non è punitiva). Ma in questo caso, davvero, dov’è la notizia oggi? Gianni Guido avrebbe finito di scontare la sua pena ventennale il 26 agosto 2009, cioè oggi. Lo si sapeva ieri, lo si sapeva l’altro ieri, lo si sapeva il giorno prima: ora che è arrivato il giorno previsto per la fine della pena, quale sarebbe questo ulteriore motivo di scandalo?

24 Replies to “Certezza della pena”

  1. Che poi secondo me anche la storia dell’ergastolo andrebbe rivista. Il carcere dovrebbe prima di tutto riabilitare, non punire.

    Scusate l’off

  2. se veramente riuscite a parlare di riabilitazione, di sconti di pena previsti dalla legge etc parlando di una bestia schifosa come questa voi avete un problema.

  3. me stesso medesimo scrive::

    l carcere dovrebbe prima di tutto riabilitare, non punire.

    Sì, il carcere nei paesi civili – compresi l’Italia – non “punisce” mai. La pena è cautelativa, deterrente e riabilitativa. Mai punitiva.

    Carlo scrive::

    se veramente riuscite a parlare di riabilitazione, di sconti di pena previsti dalla legge etc parlando di una bestia schifosa come questa voi avete un problema.

    Quale?

  4. Direi capire il concetto di giustizia…ma potrebbe anche starci il senso di umana empatia per una ragazza che è stata violentata e seviziata da una bestia.
    Saro all’antica ma secondo me chi fa del male a una donna andrebbe appeso per i coglioni.

  5. Sai ne stavo a discutere con un amico e convenivamo che il nostro problema nell’integrarci nella società italiana è che quando eravamo bimbi mentre i nostri coetanei andavano a calcio noi praticavamo il Judo.
    La stragrande maggioranza della popolazione italiana fatta di calciatori interiorizza fin da bambini l’idea che se sbagli, se commetti fallo beh : “mavvabbeh, ma non vuol dire cioè, ma è un bambino, ma non l’ha fatto apposta”. Ne esce questa massa di buonisti scassaminchia, che ” la riduzione di pena è previsto dalla legge, il carcere è per riabbilitare, è pentito, bisogna pperdonare”

    Il judo ti insegna invece tre cose:

    1) Se vuoi raggiungere un certo livello di abilità devi passare attraverso ore di fatica, allenamento,dolore e sudore (niente a che vedere con l’allenamento di un calciatore ha più a che fare con gli esercizi di un monaco ti ripulisce da ogni malintesa debolezza emotiva, ti rende puro e terso come una spada).

    2)Sei tu all’inizio del combattimento a decidere quanto violento sarà uno scontro per una specie di accordo tacito con l’avversario. Puoi scegliere ma non puoi tornare indietro. Il libero arbitrio è un fatto.

    3) Se sbagli paghi. Se ti sei mosso troppo presto o troppo tardi, se non hai fatto attenzione, se non sei pronto pagherai con una forma di dolore difficilmente spiegabile a un profano, in pratica i tuoi organi interni ti segnalano che hanno deciso di andarsi a fare un giro e cercano di uscire(se non hai mai subito un ippon tu non sai cosa è il dolore).

    Un judoka sa che ogni azione inappropriata implica un prezzo e che quel prezzo deve essere pagato. E’ cosi, non implica nemmeno rabbia o passione, è cosi, punto. Hai stuprato e seviziato una donna? beh nella mia Dojo il mio maestro (una bravissima persona) ti avrebbe spezzato ogni articolazione del corpo cominciando dalle caviglie per finire con le cervicali. Perché questa è la necessaria conseguenza del tuo gesto. Non è nemmeno una questione di vendetta, o giustizia, tanto varrebbe ti stupissi di esserti ustionato per aver preso in mano un carbone ardente.
    Quando dici ma “la riduzione della pena… ma la società…” stai dicendo “sippero è andato sulla palla, eppero se guardi bene non era un fallo cattivo, è ggiovane, è nervoso”.
    No, stronzate.

    Hai sbagliato, paghi.
    Quell’uomo avrebbe dovuto essere ucciso.

  6. Carlo scrive::

    ogni azione inappropriata implica un prezzo e che quel prezzo deve essere pagato. E’ cosi, non implica nemmeno rabbia o passione.

    appunto, prezzo pagato, tu ci metti rabbia e passione.
    sipperò è andato sulla palla nel caso le regole non fossero rispettate.

  7. sarò banalissima ma la pena di morte è uno dei metri con cui si misura, non tanto la civiltà, quanto la dignità di un paese.
    uccidere sistematicamente, meccanicamente, come atto dovuto, istituzionalizzato, supera la barbarie dell’assassinio per divertimento, crudeltà o quel che sia. in niente è differente dallo sterminio nazista. un governo può e deve punire, ma mai diventare omicida. capisco perfettamente la vendetta, la voglia di uccidere dei parenti, ma innalzare questa emozione a legge significa perdere ogni imparzialità e consegnare lo stato all’odio casuale e istintivo.

    detto questo, secondo me le proteste non vertono tanto sul fatto che uno stupratore è uscito in libertà, quanto sul senso effettivo della sua pena, visto che si parla di uno che è evaso dal carcere due volte rifacendosi pure una vita per un breve periodo, quindi insomma sti 30 anni di carcere effettivi non mi sembrano tali, nè mi pare che la rieducazione ci sia effettivamente stata.
    diciamo che Izzo, uscito di carcere malgrado l’ergastolo, che va a far fuori altre due persone può dar dubbi su quanto si controlli e ci si assicuri effettivamente che la rieducazione c’è stata.
    in sintesi: la giustizia non deve di certo uccidere. deve far scontare le colpe (lo preferisco al termine punire) e poi rieducare, ma il fatto è appunto Rieducare per Davvero.

  8. Carlo scrive::

    Sai ne stavo a discutere con un amico e convenivamo che il nostro problema nell’integrarci nella società italiana è che quando eravamo bimbi mentre i nostri coetanei andavano a calcio noi praticavamo il Judo.

    Appena ho una connessione decente ti rispondo approfonditamente: qui solo per dirti che ho fatto quattro anni di judo.

  9. Caro Carlo, calcio e Judo – dal quale ho tratto insegnamenti meno legalitarî – a parte, trovo un problema nell’intero impianto della tua risposta. Tu sovrapponi al pensiero altrui una caricatura che è quella di una piccola parte, minima parte, di chi pensa che la pena non debba essere punitiva.
    Io sono un responsabilista, forse sono la persona più responsabilista che conosca – senza farne un vanto, è una considerazione descrittiva – per esempio leggi questo.
    Non ho neanche un’altissima opinione del perdono – dispositivo intorno al quale, mi pare, si concentrano i tuoi strali – inteso in senso cristiano, tantopiù che considero la vittima di un crimine titolata quanto e meno degli altri a valutare il crimine di una persona.

    Non c’è nessuna ragione al mondo per cui la pena debba essere punitiva: a meno che tu non abbia un approccio teistico (di più: non tutti gli approcci teistici – come non lo è la gran parte del Cristianesimo oggi – sono punitivi). Al di fuori di Dio, e quindi di una morale da accettare o da rifiutare, e di una coscienza extracorporea situata chissà dove non c’è nessuna ragione perché la pena di un crimine sia punitiva. Visto che esso è determinato dalla società, e dalla genetica: entrambe cose su cui non c’è nulla da sentenziare. Tu puoi considerare qualche individuo da punire soltanto se credi nell'”anima”, istituzione smentita da tutte le ripetute e successive scoperte scientifiche, ed espertimenti.
    Altrimenti scegli che rubare debba avere una pena per tre ragioni, nessuna delle quali punitive: per conservare la società da altri furti di quell’individuo, per fare sì che altri non rubino, e per rieducare la persona a non rubare. Tutte e tre le cose sono valide – e non a caso sono il fulcro dei sistemi penali di tutti i paesi civili – l’ultima è la più nobile, e non c’è alcuno spazio per la punizione.

    P.s. Se il tuo maestro spezza, deliberatamente, un braccio a un suo allievo non è una “brava persona” – con la tua stessa perentorietà – punto.

  10. Credo che tutto lo “scandalo” provocato dai media si possa ricondurre a questo:
    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/04_Aprile/30/izzo.shtml
    Izzo, nell’aprile 2005, fu messo in libertà vigilata e reiterò il reato commesso 30 anni prima.
    Ma la giustizia, come sottolinea Giovanni, ha fatto il suo corso. Ha condannato Gianni Guido e gli ha imposto di scontare la pena prestabilita.
    A differenza di Izzo, Guido è uscito perché la pena l’ha scontata interamente.
    Se il carcere non ha riabilitato questo criminale, allora c’è da chiedersi se il nostro sistema carcerario funziona oppure no.
    Certo è che, IMHO, ai 3 del Circeo andava dato l’ergastolo.
    In questo caso, però, la giustizia ha fatto il suo corso.

    (“Tu non vieni. Non importa sai, c’avevo judo” [cit.])

  11. Pablo, secondo me c’è una contraddizione fra il dire che

    Se il carcere non ha riabilitato questo criminale, allora c’è da chiedersi se il nostro sistema carcerario funziona oppure no.

    e dire che avrebbero dovuto dar loro l’ergastolo.
    L’ergastolo viene dato a coloro che sono considerati, appunto, non-riabilitabili.

  12. MI FA VERAMENTE SCHIFO CHI DIFENDE QUEI PORCI ,PARASSITI E MEFISTOFELICI.COME I MOSTRI DEL CIRCEO ,PERCHE’ SONO SOLO ESSERI ASSATANATI,AUGURO A CHI DIFENDE QUESTI PORCI ,DI AVERCI A CHE FARE NEL PIU’ BREVE TEMPO POSSIBILE,E QUANDO GLI SARA’ AMMAZZATA UNA MOGLIE UNA FIGLIA O VILOENTATO UN BAMBINO LI ASPETTO SU QUESTO BLOG E VORREI TANTO SENTIRLI PARLARE DI RIABILITAZIONE,ABBIATE IL CORAGGIO DI DIRE CHE CHI SBAGLIA DEVE PAGARE E DOVREBBE PAGARE CON LA VITA ALTRO CHE RIABILITAZIONE,NON SI RIABILITA UN DEMONIO,PERCHE’ CHI UCCIDE HA VENDUTO LA SUA ANIMA AL DIAVOLO,IO NON CI STO A DAR DA MANGIARE CON LE MIE SUDATE TASSE AGLI ASSASSINI,ANDASSERO A SPACCARE LE PIETRE ,ANZI PENSO CHE CON UNA CORDA INSAPONATA SI RISOLVEREBBE A MONTE IL PROBLEMA,PRIMA DI DIRE STRONZATE,PENSATE A QUANTO VI COSTEREBBE VEDERE LA PERSONA A VOI PIU’ CARA,MASSACRATA DA UNO DI QUESTI VOSTRI CARI AMICI DA RIABILITARE

  13. IANNIELLO CLEMENTINA scrive::

    AUGURO A CHI DIFENDE QUESTI PORCI ,DI AVERCI […] AMMAZZATA UNA MOGLIE UNA FIGLIA O VILOENTATO UN BAMBINO

    Con lo stesso criterio augureresti l’impiccagione anche a te stessa – con la corda insaponata – per le mostruosità che hai scritto.
    Io non te lo auguro.

  14. @ Giovanni Fontana:
    se io avessi tolto la vita a qualcuno ,sta tranquillo che non avrei aspettato che la corda me la mettessero gli altri al collo ,lo avrei fatto da sola,ma purtroppo sono proprio le persone come te che sono corresponsabili di quanto succede,perche’ certi crimini non vanno proprio ne scusati,ne’tollerati,e’ evidente che a te nella vita non ti hanno massacrato nessuno,buon per te,ma almeno abbi rispetto per chi vive nel dolore.

  15. clementina ianniello scrive::

    e’ evidente che a te nella vita non ti hanno massacrato nessuno,buon per te,ma almeno abbi rispetto per chi vive nel dolore

    Mi sono domandato se avesse senso rispondere, oppure no. Ci ho pensato, e ho pensato di sì: il fatto che tu abbia subito un lutto grave, come quello di tua figlia, non ti intitola più degli altri a dare alcun parere.
    Anzi, lo squilibrio emotivo che palesano le bestialità che hai scritto – l’augurio di avere madri o sorelle violentate – dimostra come chi ha subito un lutto non ha la serenità di esprimere un giudizio sensato.
    Ho compassione per te, ma non al livello di odiare del tuo odio.

  16. Cristo santo signor Fontana, cos’altro deve subire una donna per poter avere il diritto di odiare?
    A questa donna hanno portato via una figlia, la luce dei suoi occhi. E le hanno spento per sempre il sorriso. Non le sembrano motivazioni sufficienti per avere il diritto di odiare?
    Lei parla di squilibrio emotivo. Quale equilibrio emotivo si pretende da una persona che vede morire sua figlia, per giunta assassinata.
    Dopodiché io sono d’accordo con chi è contrario alla pena di morte: ma per cortesia cerchiamo di non confondere le cose. Gli assassini devono pagare. Fine. Stop. Il resto è fuffa.

  17. Io non ho opinioni inamovibili, mi baso sui fatti.
    I fatti sono i seguenti: gli animali devono stare in galera o allo zoo. No, non vanno ammazzati. Sono contro la pena di morte. Ma in galera devono rimanere. Non è inamovibilità, è buonsenso.
    Se la gente oggi fa il cazzo che gli pare, è perché dinnanzi ai delitti, anche quelli più gravi, si cerca sempre di rimestare nel giustificazionismo.
    “Eh ma lui ha un’infanzia difficile”, “Eh ma lei lo ha provocato” oppure “Eh ma lei aveva la gonna troppo corta”.
    Questo quando non cadiamo nel tragicomico come hai fatto tu, dicendo che una persona, in quanto vittima di un crimine, è meno titolata a parlare.
    Ti rendi conto da solo delle idiozie che scrivi? Oppure devi tener fede ad un personaggio? O ti manda qualcuno?
    Oltretutto tu non conosci la storia della signora Ianniello che ti ha replicato, la signora è la madre di una ragazza che fu barbaramente assassinata dal fidanzato perché quest’ultimo non si rassegnava al fatto che lei, dopo che lui l’aveva lasciata più volte, si fosse rotta le balle e lo abbia mandato al diavolo. Allora lui dapprima si è messo a fare sceneggiate che la buonanima di Mario Merola a confronto non era nessuno, dopodiché l’ha uccisa dopo averle teso un’imboscata nascosta dietro un civile chiarimento e risoltosi con una pallottola alla nuca.
    Caro Fontana, dietro le reazioni della gente, ricordati che ci sono storie di vita vissuta.
    Dopodiché le opinioni, da tutti i punti di vista, sono sempre da rispettare ed analizzare.
    Parli con uno che è contrario alla pena di morte e certo non condivide ciò che ha scritto la signora Ianniello riguardo al fatto che l’assassino debba pagare con la vita. Non lo condivido perché conosco la profonda umanità della signora in questione e so che la pena di morte ridurrebbe una brava persona quale è lei, allo stesso livello di chi ha tolto la vita alla figlia. E’ un parere il mio, come tale contrastabile e discutibile.
    Ma non mi sognerei MAI di dire ciò che hai detto tu, e cioè che chi è vittima di un crimine non ha titoli per parlare. Cosa diavolo dici?

  18. Francesco Lo Scognomato scrive::

    Se la gente oggi fa il cazzo che gli pare, è perché dinnanzi ai delitti, anche quelli più gravi, si cerca sempre di rimestare nel giustificazionismo.

    Questo è un altro luogo comune, e una sciocchezza. La gente “oggi” non fa il cazzo che gli pare, lo fa molto meno di un tempo.
    E qualunque esempio di società punitiva mostra un numero maggiore di reati rispetto a una società liberale.
    Pensi che la gente sia meno più ligia in Arabia Saudita?

    Francesco Lo Scognomato scrive::

    “Eh ma lui ha un’infanzia difficile”, “Eh ma lei lo ha provocato” oppure “Eh ma lei aveva la gonna troppo corta”.

    Queste sono gigantesche sciocchezze, e se tu avessi letto anche uno solo degli altri post che ho fatto sapresti come la penso su queste cose.

    Per me questo tipo di attenuanti sono irrilevanti
    (quella della minigonna non la considero neanche un attenuante, ma un’aggravante).

    Una persona sta in carcere perché è pericolosa per il prossimo. Punto.

    Francesco Lo Scognomato scrive::

    Questo quando non cadiamo nel tragicomico come hai fatto tu, dicendo che una persona, in quanto vittima di un crimine, è meno titolata a parlare.

    Argomenti?
    Tu pensi che una persona che è vittima di un crimine ha più titolo di un altro? E allora perché dici di essere contrario alla pena di morte?

    Francesco Lo Scognomato scrive::

    Ti rendi conto da solo delle idiozie che scrivi? Oppure devi tener fede ad un personaggio? O ti manda qualcuno?

    Mi manda qualcuno, è chiaramente un complotto. C’è la CIA dietro. A te chi ti manda?

    Francesco Lo Scognomato scrive::

    Dopodiché le opinioni, da tutti i punti di vista, sono sempre da rispettare ed analizzare.

    Le opinioni non sono MAI da rispettare. È la cosa più razzista che si possa fare il rispettare le idee e non le persone.
    Se rispetti le idee di una persona non rispetti la persona in quanto tale, perché ti metti su di un piano morale superiore a lei.

    Francesco Lo Scognomato scrive::

    Ma non mi sognerei MAI di dire ciò che hai detto tu, e cioè che chi è vittima di un crimine non ha titoli per parlare. Cosa diavolo dici?

    Non ho detto che non ha titoli, ho detto che non ha più titolo di altre persone. Lo sciacallaggio giornalistico da Studio Aperto che va a chiedere ai parenti delle vittime “lo perdonate” è la cosa più disgustosa che possa immaginare.

  19. Giovanni tu sei tanto bravo a fare il buonista,però vorrei vedere te nei panni di un genitore che vede morire un figlio in giovane età e per di più ucciso.Sarei curiosa di vedere se saresti dello stesso parere o no.

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