Dlin Dlon, proposta

Leggo che c’è chi dice, giustamente insofferente a vedere le inviate dei nostri TG costrette a mettere il velo nei servizî dall’Iran, che non dovremmo “mai più [fare] un servizio Tv da quelle parti, se non c’è libertà dal velo per le giornaliste”. Aggiungendo: “Vedremo se il silenzio dei media lo troveranno gradito oppure no”.

Io sono convinto che sarebbe una mossa ostinata e sciocca, e che – specie ora in Iran – troverebbero, eccome, gradito il silenzio dei media. E non aspetterebbero altro, per cacciare gli inviati occidentali.

Ma anche a me la circostanza infastidisce non poco, specie perché tutte le giornaliste fanno finta di niente, come se non si notasse.

Proporrei, invece, che prima di ogni servizio, la giornalista che poi racconterà gli aggiornamenti cominci con un messaggio standard di spiegazione al pubblico, tipo: «vado in onda con una velo a coprire la testa perché questo servizio proviene dall’Iran, una teocrazia che calpesta i diritti delle donne, dove tale indumento è imposto. Qualora non lo indossassi, sarei immediatamente espulsa dal Paese; le donne iraniane, subiscono torture e angherie molto peggiori».
E poi cominciare normalmente il racconto giornalistico.

36 Replies to “Dlin Dlon, proposta”

  1. Il fatto che non serva oppure si, non c’entra con quello che mi sembrava volessi dire.
    Il fatto che una giornalista italiana, lo indossi durante un servizio in Iran, non credo che abbia bisogno di sottotitoli. E’ chiaro che non possa fare a meno d’indossarlo e perchè.

  2. Paese che vai, usanze che trovi.
    Se vuoi entrare in una Moschea devi indossare le “loro ciabattine”… lo fai, accetti per rispetto.
    Non so se le nostre giornaliste si sentano “sottomesse” perchè “obbligate” a mettere il velo, penso che a loro interessi di più il loro servizio.

  3. Sono convinta anche io che a loro non importi assolutamente niente del velo che debbono indossare. Ed è palese che lo indossano soltanto per poter rimanere e fare il loro lavoro.
    E per questo mi fa pensare…..farei indossare un simbolo della mia religione ad una persona che non lo può capire, anzi a cui proprio non importa niente? E poi penso ancora…. obbligando uno straniero che viene nel mio paese per lavorare, a rispettare le mie usanze…posso dire che nel “mio” paese c’è libertà di espressione?

    Ripeto, non credo che occorrano i sotto titoli. 🙂

  4. Giovanni, eppure forse proprio tu, dovresti essere d’accordo! 🙂

    Io ho preso questa proposta-provocazione, copiata ed incollata. De panza, sarei d’accordo con la proposta, ma so anch’io che i media occidentali non possono abbandonare le donne iraniane e ovviamente in certi Paesi il velo diventa uno “strumento di lavoro”. Però, se anche le giornaliste portassero il velo e dicessero in diretta ciò che proponi tu, «vado in onda con una velo a coprire la testa perché questo servizio proviene dall’Iran, una teocrazia che calpesta i diritti delle donne, dove tale indumento è imposto. Qualora non lo indossassi, sarei immediatamente espulsa dal Paese; le donne iraniane, subiscono torture e angherie molto peggiori», che conseguenze potrebbero esserci per la giornalista? Potrebbe essere COMUNQUE espulsa dall’Iran o incarcerata e non potrebbe più informare sulla situazione, in particolare delle donne. Gira e rigira le conseguenze potrebbero essere le stesse! Già il fatto di vedere una giornalista occidentale con il velo, mi pare abbastanza eloquente: fa di per sè riflettere sull’obbligo di coprirsi la testa e sulle angherie che devono subire le donne autoctone, senza bisogno di tante “spiegazioni” da parte della giornalista… . Poi si sa che in Iran il velo, il chador o comunque lo si voglia chiamare, è obbligatorio.

  5. Setif: il velo non è un simbolo della loro religione
    Tenkiu: l’obbligo del velo non è un’usanza che si dovrebbe rispettare, nemmeno quando ti interessa fare solo il tuo lavoro. Certo, è facile, dirlo… .

  6. Alessandra: l’hijab è il simbolo della sottomissione e dell’umiltà della donna verso Allah, correggimi se sbaglio.
    Come faccio a non considerarlo un simbolo religioso?

  7. Alessandra ha scritto:

    che conseguenze potrebbero esserci per la giornalista? Potrebbe essere COMUNQUE espulsa dall’Iran

    Non ne sono per nulla convinto. Da una parte c’è l’alibi del simbolo religioso: quella è una legge di quello stato, e ci sarebbe chi potrebbe dire che “le religioni si devono rispettare”, eccetera.

    Quanto a cacciare tutti i giornalisti per una divergenza d’opinione, è una considerata molto più uno smacco. Porterebbe sicuramente a sanzioni economiche notevoli, e conseguenze di notevole rilievo.

    Io sono convinto che non se lo potrebbero permettere, di cacciare tutti i giornalisti occidentali.

    Alessandra ha scritto:

    Poi si sa che in Iran il velo, il chador o comunque lo si voglia chiamare, è obbligatorio.

    Io scommetto che 9 persone su 10, per strada, non saprebbero quali sono le conseguenze per una donna iraniana che non porta il velo.

  8. Comunque il mettere quella proposta, è stata più una provocazione che altro, pensando a quanto mio padre, giustamente, s’indigna a vedere le giornaliste italiane, inclusa Mimosa Martini quella sera! 🙂 Uno stimolo di discussione.

    Espellere tutti i giornalisti occidentali, no, però… .

    Il 9 su 10 degli occidentali non sa senz’altro le conseguenze per una donna iraniana che non porta il velo, ma sa comunque che è un obbligo e che l’Iran è una teocrazia islamica.

    Certo, in generale non è sbagliato ciò che dice Setif e ammetto che parte della mia contrarietà alla legge francese è dovuta a questo. Però è anche vero che non dovrebbe essere CONSIDERATO un simbolo di sottomissione ad Allah, indipendentemente dal fatto che sia un obbligo o meno. Nel Corano si parla solo 7 volte di hijab e MAI come velo per coprire i capelli, semmai si parla di “mantello” (jilbab) da tenere fin sul petto, ma non è precisato se debbano coprire i capelli. L’hadit da cui si è dedotto l’obbligo del velo, mi risulta di dubbia autenticità. Anche in Arabia Saudita c’è l’imposizione del velo eppure ci sono prostitute: non è certo sottomissione ad Allah, questa! 🙂 Qualche giorno fa, vicino a Frosinone, due ragazze marocchine velate hanno aggredito e insultato una connazionale che non lo portava: è sottomissione ad Allah? A maggior ragione, comunque, riprendendo Setif, anche se lo tratto come simbolo religioso per le musulmane, non dovrebbe esserlo per le non-musulmane!

  9. @ Alessandra:
    Certo che è sottomissione ad Allah. Il velo significa quel concetto odioso e insopportabile che la sede dell’auto-controllo sessuale degli uomini, è il corpo delle donne. Lo stesso teorema per cui, ad esempio, tu vai in giro in minigonna e io ti stupro, è colpa tua.

    L’autenticità è irrilevante: è vero che l’Islam chiede alle donne di sottomettersi ad Allah, ma prima ancora al marito e ai maschi della casa. È vero che considera la donna metà dell’uomo. Che sia uno dei capisaldi della religione, legittimamente o no, è del tutto irrilevante.
    Non possiamo andare dietro ai pazzi nelle sperequazioni sui testi sacri.
    Che sia, o no, un simbolo religioso, è indecente.

  10. E’ vero. Vero anche che è irrilavante la storia dell’hadit: l’ho detto per far vedere che qualcosa so 🙂 e, perchè purtroppo, per molti musulmani e alcune musulmane, non è irrilevante come dovrebbe. Però, dato che è un simbolo di sottomissione, preferirei che fosse ad Allah, piuttosto che al maschio di casa. Almeno che lo fosse davvero ad Allah, non come sostengono i fanatici, magari convertiti, che vogliono giustificare con una pseudolibertà di scelta, l’oppressione della donna all’uomo!

  11. che in certi posti anche le inviate occidentali debbano indossare il velo è forse un modo per rimarcare il fatto che noi siamo infedeli (ai loro occhi lo siamo), loro semplicemente non prendono neanche in considerazione che ci possa essere un altro tipo di società dove alle donne viene data la libertà di vestirsi come vogliono.
    Credono ciecamente di essere nel giusto, e si comportano di conseguenza.
    E si che fa rabbia anche a me vedere le inviate occidentali coperte dal velo, d’altronde penso sia ben chiaro a tutti che sono costrette a farlo.

  12. Alessandra ha scritto:

    Anche in Arabia Saudita c’è l’imposizione del velo eppure ci sono prostitute: non è certo sottomissione ad Allah, questa! 🙂 Qualche giorno fa, vicino a Frosinone, due ragazze marocchine velate hanno aggredito e insultato una connazionale che non lo portava: è sottomissione ad Allah?

    E’ proprio questo il punto. La giustificazione religiosa del velo è l’umiltà di fronte a Dio, ma se non c’è libertà non ha più alcun senso. Il velo obbligatorio diventa solo un simbolo di possesso, ed esce dall’ambito religioso. E’ per questo che ritengo sia controproducente obbligare stranieri non musulmani ad indossarlo.
    (Veramente mi sembra controproducente obbligare anche i musulmani….)
    Mi pare un vero controsenso che anche senza commenti la dice lunga su come si vive la religiosità in quelle zone.

  13. Giovanni Fontana ha scritto:

    Io scommetto che 9 persone su 10, per strada, non saprebbero quali sono le conseguenze per una donna iraniana che non porta il velo.

    Dici così perchè se non lo porti nessuno ti dice niente, o perchè non passa per la testa a nessuno di non portarlo?

  14. @ Setif:
    Beh, intanto perché io stesso – che sono moderatamente informato su queste questioni – quando ho sentito racconti sulla faccenda, le impiccagioni, i matrimoni-stupro, le squadre della moralità, etc sono caduto dalle nuvole.

  15. D’accordo, Setif.

    Aspetta, ma a me risulta che la punizioni per le donne iraniane che non portano il velo sono multa, arrestato e frustate, giusto? Serve anche a me chiarirlo, anche per il tipo di blog che ho. Anche impiccagioni e matrimoni-stupro? Tanto per sapere fino a che punto di barbarie si spingono… . Sulle squadre di moralità “ci sono”… .

    Giovanni, dato che sei stato volontario nei Territori Palestinesi, forse ti potrebbe interessare l’intervista a Hanan Ashrawi sulla proposta di pace di Netanyahu ai Palestinesi… .

  16. Setif ha scritto:

    Giovanni, dunque dici che sono informazioni pilotate e che la situazione è ben diversa?

    No, il contrario, dico che se io – che ho molto interesse, e seguo costantemente – mi stupisco di come stiano le cose, tante persone che lo fanno in modo molto più svogliato, non hanno idea di ciò che succede alle donne iraniane, e islamiche più in genere.
    Per questo considero il lavoro di raccolta che fa Alessandra di importanza capitale, al di là delle opinioni che abbiamo noi sulle varie questioni.

  17. Giovanni Fontana ha scritto:

    Setif ha scritto:
    Giovanni, dunque dici che sono informazioni pilotate e che la situazione è ben diversa?
    No, il contrario, dico che se io – che ho molto interesse, e seguo costantemente – mi stupisco di come stiano le cose, tante persone che lo fanno in modo molto più svogliato, non hanno idea di ciò che succede alle donne iraniane, e islamiche più in genere.
    Per questo considero il lavoro di raccolta che fa Alessandra di importanza capitale, al di là delle opinioni che abbiamo noi sulle varie questioni.

    Purtoppo chi è svogliato in genere si ferma agli stereotipi e preferisce fare di tutta un’erba un fascio senza sottilizzare troppo.
    Blog come quelli di Alessandre in internet non mancano di sicuro e di sicuro non mi sembra neppure di sentire in giro molte informazioni differenti.
    A me personalemte piacciono molto di più siti d’informazione che cercano di affrontare gli argomenti non sempre da un solo punto di vista.
    E’ come se volessi raccontare l’Italia ad uno straniero parlando esclusivamente della cronaca nera. Finirei per perdere la mia credibilità….ma questa è solo la mia opinione personale.
    Un saluto e buona serata.

  18. @ Setif:
    Non farò io la difesa del sito di Alessandra, ma dico che lei ha a cuore un tema, per dei motivi che condivido.
    Su quel tema pubblica buone e cattive notizie, se le notizie sono più spesso cattive, dimostra solamente la necessità di parlarne.

    Se tu pensassi che in Italia c’è un omicidio in ogni famiglia, faresti bene a parlare principalmente della cronaca nera, per raccontare l’Italia.

    Ovviamente anche questo è il, mio, parere.

    Buona serata anche a te!

  19. Giovanni Fontana ha scritto:
    Se tu pensassi che in Italia c’è un omicidio in ogni famiglia, faresti bene a parlare principalmente della cronaca nera, per raccontare l’Italia.

    Sono del parere che non basti “pensare” che in ogni famiglia ci sia un omicidio per parlarne, è necessario avere la certezza che in ogni famiglia c’è un omicidio per raccontare.
    C’è un po’ di differenza, non trovi?

  20. Setif ha scritto:
    Purtoppo chi è svogliato in genere si ferma agli stereotipi e preferisce fare di tutta un’erba un fascio senza sottilizzare troppo.

    A me personalemte piacciono molto di più siti d’informazione che cercano di affrontare gli argomenti non sempre da un solo punto di vista.
    E’ come se volessi raccontare l’Italia ad uno straniero parlando esclusivamente della cronaca nera. Finirei per perdere la mia credibilità….ma questa è solo la mia opinione personale.

    Ed è anche la mia opinione pesonale. Grazie Setif

  21. tenkiu ha scritto:

    Giovanni Fontana ha scritto:
    Se tu pensassi che in Italia c’è un omicidio in ogni famiglia, faresti bene a parlare principalmente della cronaca nera, per raccontare l’Italia.
    Sono del parere che non basti “pensare” che in ogni famiglia ci sia un omicidio per parlarne, è necessario avere la certezza che in ogni famiglia c’è un omicidio per raccontare.
    C’è un po’ di differenza, non trovi?

    Non credo di dover spiegare che ci sono tanti modo diversi di informare su uno stesso fatto.
    E con questo non voglio assolutamente giustificare comportamenti come quelli che hai menzionato, ma neppure vorrei vederli perpretare in Europa, da chiunque.

  22. @ Setif:

    Giovanni Fontana ha scritto:
    Se tu pensassi che in Italia c’è un omicidio in ogni famiglia, faresti bene a parlare principalmente della cronaca nera, per raccontare l’Italia.

    tenkiu a Giovanni:
    Sono del parere che non basti “pensare” che in ogni famiglia ci sia un omicidio per parlarne, è necessario avere la certezza che in ogni famiglia c’è un omicidio per raccontare.
    C’è un po’ di differenza, non trovi?

    Sono d’accordo con te, desideravo sottolinare che non basta pensare che ci sia un omicidio per parlarne ma che è necessario averne la certezza per parlarne.

  23. Giovanni, guarda che anche se difendi il mio blog, non ci rimango male… . 🙂
    Però, dato che credo di potermi anche difendere da sola, vorrei sapere se Setif ha guardato BENE il mio blog, prima di dire la sua e se l’ha guardato senza paraocchi.
    Il blog è nato proprio per non vedere le cose da un solo punto di vista, ma se per non vederle così, devo inventarmi le cose, MI SPIACE, MA NON HO INTENZIONE DI FARLO! Persino Giovanni, se mi permette di dirlo, mi ha rivolto delle critiche dicendo che a volte ero troppo conciliante, troppo soft, per i temi che trattavo, rischiando di andare “contro ragione”.
    Ricordo di aver postato

    Рun articolo su una donna somala musulmana e velatissima (tranne la faccia), che ha vinto un premio perch̬ si batte contro le mutilazioni genitali femminili

    – un articolo intitolato “La santa musulmana” riguardante Fatou, commessa senegalese e musulmana che ha interpretato recentemente suor Bakhita” in TV. Fatou ha dichiarato che, anche se ha imparato ad apprezzare tantissimo la nostra religione, è sposata con un italian, ma non ha la minima intenzione di convertirsi e dice che TUTTE le religioni rigettano la violenza

    – ho postato di una anchorwoman saudita velata

    Рho postato di una convertita americana velata che andata da Benedetto XVI per il dialogo interreligioso. Se non che dopo ho scoperto che questa ̬ simpatizzante di Hamas o simili

    Рidem ho parlato, per quanto abbastanza scettica, ma cercando di non avere pregiudizi, di Dalia Mughaed, velata, consigliera di Obama per il dialogo con il mondo islamico. Non ̬ colpa mia se poi questa non solo non respinge, ma addirittura sostiene i Fratelli Musulmani!

    Devo andare avanti?! Comincio ad essere stufa di queste accuse a me e al mio blog!!!!

  24. Giovanni, “proposta di pace” di Netanyahu: almeno non ridere… .

    Ammetto che non ero informata, credevo che Netanyahu, fino all’altro ieri, avesse detto ad Obama di non accettare lo Stato palestinese e poi, di punto in bianco l’avesse accettato. Poi vengo a sapere che lui NON AVEVA DETTO, di non accettare lo Stato palestinese, ma di non accettarlo COSI’ COM’E’: MILITARIZZATO! E sfido chiunque, che sia minimamente interessato alla pace, ad accettarlo. Sfido pure chiunque a voler smantellare le colonie israeliane, dopo aver visto quanto meravigliosamente i palestinesi hanno sfruttato lo sgombero da Gaza e da parte del West Bank! Invece di preoccuparsi di Netanyahu, per cui in realtà non ho mai avuto simpatie, come membro di Fatah e come cristiana, Hanan Ashrawi dovrebbe preoccuparsi del trattamento che Hamas riserva ai suoi “compagni” e alla situazione dei cristiani in Terra Santa! Voglio vedere, con una Palestina ancora militarizzata, che fine fanno questi ultimi!!! Scusa, come al solito prendo le cose di pancia, ma comincio davvero a stufarmi dei discorsi “Se tu vivessi qui, cosa faresti?” (che poi li fanno anche gli israeliani) e “Se occupassero l’Italia, cosa faresti”! Cmq aspetto un tuo post!

  25. @ Alessandra:
    per quel che ho visto io, trovo il tuo blog molto interessante.
    Mi spiace solo che quegli argomenti vengono raramente affrontati dagli altri mezzi d’informazione.
    Complimenti a te.

  26. Alessandra ha scritto:

    Hanan Ashrawi dovrebbe preoccuparsi del trattamento che Hamas riserva ai suoi “compagni” e alla situazione dei cristiani in Terra Santa! Voglio vedere, con una Palestina ancora militarizzata, che fine fanno questi ultimi!!!
    Scusa, come al solito prendo le cose di pancia, ma comincio davvero a stufarmi dei discorsi “Se tu vivessi qui, cosa faresti?” (che poi li fanno anche gli israeliani) e “Se occupassero l’Italia, cosa faresti”!

    Bella domanda al nostro Giovanni, veramente!

  27. Alessandra ha scritto:

    Giovanni, “proposta di pace” di Netanyahu: almeno non ridere…

    Non ti preoccupare, Alessandra, Giovanni ama provocare… sono portata a pensare che sia una sua arma di difesa!
    😉

  28. Ragazzi, se volete commentare da me, siete benvenuti, eh!

    Tenkiu, intendevo dire che sono stufa dei Palestinesi che fanno sempre e solo le vittime con Israele e poi giustificano il terrorismo.
    Se sono così vittime, perchè il terrorismo è continuato anche dopo l’evacuazione da Gaza e da parte della Cisgiordania? Non volevano la “fine dell’occupazione” (che comunque non era occupazione, ma è un discorso lungo, che non c’entra col post)?
    Giovanni, nonostante le differenze di opinione mi ha ricordato (ma non ce n’era bisogno) che il problema delle donne palestinesi non è tanto Israele, quanto la discriminazione che subiscono in quanto donne, come in tutto il mondo arabo e islamico. Ho apprezzato tantissimo, perchè l’ho visto meno ideologizzato di altri, magari volontari in Palestina, com’è stato lui. Però sono stata anche derisa per certe mie posizioni su Israele, percui non vorrei che facesse lo stesso anche Giovanni, anche per il motivo di cui sopra… .

  29. Alessandra ha scritto:

    Giovanni, “proposta di pace” di Netanyahu: almeno non ridere… .

    Alcune cose di quello che dici le condivido, e altre meno, ma il punto della mia risata (amara) è la convinzione che Netanyahu non voglia la pace. Ed è del tutto chiaro dalla partita a scacchi che s’è giocata su quel discorso. Non la vogliono neanche i palestinesi, del resto.

    Farò il post, comunque.

    Ovviamente i discorsi “se tu vivessi qui cosa faresti” sono stupidi, sono d’accordo con te.

  30. Ah, ho capito: l’avevo presa per una presa in giro a me… .
    Mi viene il dubbio, invece, che Netanyahu voglia la pace. Invece che non la voglia, lasciando perdere i palestinesi, neppure il “moderato” Mubarak, viste le sue recenti dichiarazioni… .

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