Sennò che liberale sei?

Spesso mi picco di essere molto bravo a individuare tutte le contraddizioni, e tutto il portato strutturato dietro a ragionamenti apparentemente innocui: specie per quanto riguarda il maschilismo, ma anche su altri concetti a me cari, come l’egoismo del dire «non voglio giudicare quella persona» o l’inane illogicità del pensare che «due cose possono essere diverse, né rispettivamente peggiori, né migliori né uguali».

Il preambolo è lungo, il concetto è che c’è sempre uno più bravo di te:

“Provo a ragionare da un punto di vista laico e liberale – scrive Antonio Polito (il Riformista, 27.2.2009) – cioè a valutare che cosa sia meglio per la comunità, e non che cosa corrisponda di più ai miei convincimenti personali”. Un aborto fin da quest’incipit, questo editoriale, perché “un punto di vista laico e liberale” non contempla alcuna contraddizione tra “convincimenti personali” e “cosa sia meglio per la comunità”.

È verissimo, ovvio direi, ma il possidente qui non c’aveva pensato. Come direbbe quello: « mo’ me lo segno».

3 Replies to “Sennò che liberale sei?”

  1. beh, non è detto,anzi:
    direi che con l’attenzione e la preminenza che il liberalismo attribuisce all’individuo è probabile che la comunità passi in secondo piano in chi è per propria convinzione liberale

  2. se però vuoi assicurare la “felicità” del maggior numero di individui finirai per adottare politiche che contrastano con il liberalismo in quanto sacrificano la sfera del singolo individuo al “bene comune”

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