Sabato 24 gennaio

Occidentali, occidentali e occidentali – Diario dalla Palestina 146

Incredibile a dirsi, ma ieri quando siamo tornati a giocare a pallone con i bambini a Cremisan una delle suore salesiane che gestiscono la struttura mi ha fermato dicendo: «la mia superiora ha letto il tuo Diario, e ha detto che condivide molte delle cose che hai scritto, ma deve fare una precisazione – noi conosciamo alcuni palestinesi che vorrebbero vivere in Israele».

Non ho ben capito in quale parte del blog, google abbia trasportato queste suore, quindi non so a cosa si riferissero di preciso: so che hanno capito che lo scrivente fossi io perché, dalle foto su Distanti Saluti, hanno riconosciuto i bambini che erano venuti a giocare a pallone, e da lì avevano ricollegato a me il volontario che doveva essere lo scrivente.

In ogni caso mi sembra giusto raccontare anche questa testimonianza, tanto diversa da quelle di cui ho esperienza quotidiana io: devo dire che non mi stupisce che le persone in qualche modo più ragionevoli – perché preferiscono uno stile di vita più tranquillo, più libero e più agiato, all’amore per la Bandiera – vivano nel giro delle strutture cattoliche.

Non ho capito i motivi di questa inversione, se è perché spesso le strutture cattoliche offrono un contatto con l’Occidente e quindi con persone – quantomeno – non cannibalizzate dall’odio. Se abbia a che fare col messaggio cristiano in sé, ma devo dire che la filosofia del perdono, dell’altra guancia, dell’amore per il prossimo, sono molto poco presenti, nei cristiani di qui, perlopiù ortodossi, che in Europa sarebbero considerati con pochi dubbi dei fondamentalisti. Oppure se – molto semplicisticamente – perché quello che lì è “indietro”, qui è “avanti”.

Non so davvero. Sicuramente l’incontro, la possibilità di conoscere, vedere, dialogare, con gli Altri è una componente fondamentale. Nella piccola esperienza che ho degli arabi-israeliani, con tutte la complessità che può esserci in più di un milione di persone, il fatto di vivere quotidianamente con gli israeliani è il miglior anticorpo da tutti i pregiudizi. E forse è questo l’argomento più forte contro il Muro che ha annullato gli attentati kamikaze, ma – oltre ad aver di fatto, deliberatamente spostato il confine – ha contribuito a questa separazione.

Il paradosso è che il nomignolo spregiativo, e molto poco politicamente corretto che gli arabi-israeliani dànno ai propri cugini campagnoli è “quelli occidentali”, che starebbe per quelli-del-Banco-Occidentale, cioè la parte araba al di qua del Giordano (e prima del ’67 della Giordania), ma ha un curioso effetto semantico: perché, fra i due, quelli occidentali sono loro. In tutti i sensi.

Conseguenze

Da quando ho letto questa cosa che ha scritto Akille ogni volta che scrivo “ehehe” al computer ho il riflesso condizionatissimo di dover ridere, così accenno un sorriso e poi mi guardo intorno circospetto.

…and non-believers

Credo che questo sia l’unico video che abbia mai visto in cui il tempo per cui ho riso è stato maggiore del tempo di esecuzione del filmato. È una scemata di 5 secondi, eh. Quello lì è Warren, il pastore scelto (poco pacificamente) da Obama, appena prima del giuramento:

>Source: 1<

Ihihih

Altro che guerra a Gaza: era questa la soluzione per far passare la voglia di costruire missili all’ala militare di Hamas.

Bum

>Source: 1<

Venerdì 23 gennaio

Aggeggi – Diario dalla Palestina 145

Gli israeliani sono un po’ come i giapponesi, hanno degli aggeggi stranissimi che non ti immagineresti mai che esistessero. Alla stazione centrale dei pullman a Gerusalemme ci sono questi due cosi:

La poltrona massaggiatrice a gettoni, qui un soldato mentre uno aspetta l’autobus si rilassa un po’:

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E il caricatore di cellulari a monete. Ci sono le prese dei cellulari di tutte le marche, se uno ha il cellulare scarico e non ha il caricabatterie lo può caricare qui a pagamento. Io mi son chiesto se mai qualcuno lo userebbe, ma evidentemente:

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Democrazia /2

Sì, la Corte Suprema israeliana – all’unanimità – ha revocato il divieto di partecipare alle elezioni per i due partiti arabi: qui si era fatto sarcasmo sulla precedente decisione. Gente che – evidentemente – ne capisce più di me, aveva previsto che il divieto non sarebbe mai sopravvissuto al giudizio della Corte Suprema: bisogna dargliene atto, a lui, e soprattutto alla democrazia.

Giovedì 22 gennaio / sera

Linea blu – Diario dalla Palestina 144

continua da qui

Ok, credo di essere stato un po’ scemo, ma andiamo con ordine: sul muro qualche giorno fa è comparsa una striscia blu. Mica tanto bella, mica tanto curata, va inevitabilmente sopra ad altre scritte (premurandosi di evitare i graffiti più belli: ad esempio passa in mezzo alla gambe di un cammello). La cosa incredibile è la lunghezza di questa striscia blu. Perché tutto il percorso del muro che si può vedere intorno a Betlemme è “marchiato”. A raccontarlo viene peggio, ma ora ovunque si passi, c’è questa bella striscia blu:

Dal check point:

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…prosegue…

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…gira quando il muro gira…

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…sovrascrive anche la scritta che facemmo con River, e va a rendere illeggibile l’indirizzo del suo blog generando certamente la sua disperazione, ché ci teneva tanto…

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…se non fosse che, a un certo punto…

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…ecco, questo è quello che pensavo ieri.

Poi mi è venuto in mente che quella scritta è proprio accanto a uno stencil (dico bene?) di Banksy, e quindi molto più probabilmente è una specie di “didascalia”, fatta dall’autore della striscia blu, anziché una firma.

Proverò a vedere se qualcuno ne sa di più, ma per intanto mi sa tanto di una disdetta!

Giovedì 22 gennaio / mattina

Fatto l’inganno, trovata la legge – Diario dalla Palestina 143

Sulle leggi assurde che ci sono qui al di là del muro ne ho sentite tante, che concernono il delitto d’onore, il rapporto uomo donna, la poligamia (sì, che mi aspettavo? Ma io sulla storia che le donne debbano essere “protette” perdo la razionalità, mi imbestialisco). Certo, anche passato il muro, se un’ebrea deve divorziare le cose non sono tanto facili, a testimonianza di come Israele sia molto meno laico di come pensano i suoi sostenitori, e molto di più di quanto pensino i suoi detrattori.

Ma ovviamente il paragone, con la Palestina, non c’è. E tanto più irritante è il sillogismo per cui – schieramenti dati, battaglia pronta – denunciare e cercare di cambiare queste cose sia contro i palestinesi, e non per le palestinesi (che dico? Per tutti i palestinesi).

Poi ci sono le cose che più che ingiuste, sono assurde: una legge di cui non sapevo, ma ho avuto notizia  attraverso un libro, questoqui qualche malignità sull’autore, è quella sulle adozioni. Se l’ho capito io il francese, garantisco che ce la potete fare:

terrasanta1.jpg

In pratica quindi: tutti i bambini senza genitori vengono considerati mussulmani (considerate però che non è un’imposizione, è un “dato”, qui la religione è sulla carta d’identità come l’altezza), la quasi totalità delle famiglie adottive è cristiana (sia gli stranieri, che i cristianopalestinesi: qui sono nettamente i più ricchi), e – arriva l’assurdo – un membro di una religione (che vuoldire che c’è nato, non che va in chiesa tutte e domeniche e vuol far fare la cresima al figlio, magari – difficile – neanche è credente) non può adottare un bambino di un’altra religione.

Così l’unica possibilità per degli orfani di trovare un genitore adottivo, è che trovino dei genitori in pectore disposti a convertirsi all’Islam.

Mercoledì 21 gennaio

Brutti e infantili – Diario dalla Palestina 142

Sui graffiti e il Muro potrei veramente raccontare, o più propriamente lasciar raccontare, le immagini, le scritte, i disegni, le idee, per chissà quanti post. Si potrebbe farne un blog apposito.
E poi c’è Banksy, il graffitaro più famoso al mondo. Ovviamente tutti lo conoscete, ma se non lo conoscete dovreste. C’è una sua frase che non ricordo dove avevo letto, che diceva qualcosa come: “dicono che i graffiti siano brutti, infantili e non ricordo cosa. Beh, solo se sono fatti proprio bene”.

Ecco, lui li fa proprio bene, e qui a Betlemme si è sbizzarrito. Seleziono i migliori per me, ma ne ha fatti altri, qui.

Il passo… carra(rmata)bile:

passo-carrabile.JPG

Il soldato che chiede i documenti all’asino:

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Questo non l’ho mai visto di persona: e sapete perché? Si lo so, è incredibile: hanno pensato che fosse una presa in giro ai palestinesi e l’hanno cancellato. O almeno così l’hanno raccontata a me

La colomba con il giubbotto antiproiettili:

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E i miei due preferiti: la bambina che perquisisce il soldato, e il ragazzo che lancia i fiori (unico elemento colorato) invece della molotov. Delle volte mi fermo e li guardo, anche dieci minuti a pensare “ma che bello”:

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L’originale del secondo non è a Betlemme, ce n’è una copia su un muro di Beit Sahour, il comune contiguo.

E se ne trovano altri, in giro per Betlemme, sia perché è il pezzo di muro più facilmente raggiungibile da uno straniero (Bansky nasconde la sua identità, ma dovrebbe essere inglese), e sia perché Banksy raramente disegna direttamente sul Muro, molto più spesso su case, o muri secondari – insomma, dove l’eventuale zelo di un soldato potrebbe interrompergli il lavoro: anche se a onor del vero non ho mai sentito dire di un soldato che abbia contestato qualcosa a un pitturatore.
Poi c’è anche la storia di quello che ha venduto il muro della propria casa, con sopra un graffito di Banksy, e l’ha ricostruito.

I graffiti in Palestina sono stati fatti in più venute nel corso degli anni, alcuni sono del 2005, altri del 2007: purtroppo molti sono oramai scoloriti (per questo alcune delle foto che vedete qui, le ho prese in giro per internet).
Domani vi racconto e documento cosa mi ha fatto pensare che Banksy sia tornato qui nei pressi.

p.s. C’è un sito ufficiale di Bansky, dove non si trova nulla di questo, ma tanto di altro e molto bello: e c’è una pagina che si chiama “manifesto”, con una citazione che oltre a essere molto azzeccata, sembra proprio essere un sibilo alle mie orecchie viste le recenti disavventure:

When I was a kid I used to pray every night for a new bicycle.
Then I realised God doesn’t work that way, so I stole one and prayed for forgiveness.

Continua qui
(il link funzionerà domani)

Obama

Oggi non ho commentato il discorso, come si faceva da un anno a questa parte per tutti i discorsi, perché in tutta Betlemme è saltato l’unico provider che c’è, quindi dalle 2 di pomeriggio alle 11 locali non c’è stata connessione. Per fortuna una TV amica è stata sintonizzata su un BBC (vi immaginate Obama doppiato in arabo su Jazeera?) pescato chissà dove, così mi sono potuto gustare tutta la cerimonia e tutta l’emozione.

Perciò ho smaltito tutti i commenti internettici solo a notte fonda. La cosa che mi ha colpito è che tutti in rete citano parti diverse, non c’è una parte che non abbia letto da qualcuno, e mi sto domandando se vuoldire che sia stato un discorso tutto bellissimo, o un discorso piuttosto normale in cui ognuno ha ramazzato quello che gli piace di più.

In ogni caso è un bel giorno, di tutti.