Lunedì 15 settembre

Ramadan, episodi 4/? – Diario dalla Palestina 57

Qualche espediente per rendere meno intollerabile il Ramadan c’è; uno di questi è l’utilizzo dell’ora solare con il principio contrario – ovvero di risparmio energetico – a quello con cui si usa l’ora legale nel resto del mondo: solitamente si ritarda il più possibile il ritorno all’ora solare per guadagnare luce, qui si anticipa l’ora solare per anticipare il tramonto.

Considerato anche il fatto che il fuso orario qui è piuttosto spostato verso l’Europa (una sola ora di differenza) rispetto al suo asse naturale, succede così che l’alba sia verso le 4 del mattino – tutti mangiano, poi tornano a dormire – e ci si sveglia verso le 8, portando così via 4 ore di sonno al digiuno. Siamo anche un poco più a sud dell’Italia cosicché prima delle sei c’è già il tramonto, circostanza abbastanza particolare essendo in estate.

Ovviamente il fatto che quello che è per metà lo stesso stato, e per metà lo stato nemico – ovvero Israele – adotti l’ora legale alla maniera europea crea non poche confusioni, specie nelle zone dove la giurisdizione è mista o in quelle dove il confine è molto prossimo, come Betlemme. Più volte mi è capitato di confondermi nei mei pellegrinaggi a Gerusalemme, o in altre parti della Palestina dove c’è ancora l’esercito israeliano. E non sono l’unico.

C’è anche chi dice che, come per la scelta dei giorni festivi (il venerdì e la domenica, potete immaginare che strano week-end!) molta parte di questa decisione risieda nel volersi distinguere da Israele e dagli ebrei. Voi festeggiate di sabato? Noi evitiamo il sabato, a costo di avere il week-end spezzato. Voi cambiate l’ora? Noi la cambiamo cos’à, anche a costo di perdere luce. È del resto vero che anche quando non c’è il Ramadan di mezzo, nei territori dell’ANP il cambio d’orario è indipendente.
Come vale per molte altre cose credo che anche qui ragioni religiose (il venerdì festivo per i mussulmani e la domenica per il 2% di cristiani, e l’anticipazione del tramonto per il Ramadan) e ragioni identitarie (volersi distinguere, sia come stato indipendente e autosufficiente, sia come diverso dal “nemico”) si fondano.

Tutto tornerà a combaciare a ottobre (intanto qui ho la stessa ora dell’Italia!), quando anche Israele riadotterà l’ora solare, mettendo fine ai possibili malintesi.
Fino a quella data c’è ancora tempo, però, perché accadano fatti particolari come quello che successe il 5 settembre del 1999: tre terroristi palestinesi stavano portando delle auto-bomba, fabbricate nei Territori, in Israele per farle esplodere nell’ora di maggior affollamento nei mercati di Haifa e Tiberiade.
Soltanto che, appunto, non avendo considerato il fatto che l’orario sionista viaggiava con un’ora di anticipo su quello di fabbricazione degli ordigni, le bombe scoppiarono per strada, con i tre attentatori come uniche vittime.

Il colmo è che questi non erano attentatori-kamikaze, non avevano intenzione di uccidersi con l’innesco, come altri. Questa prestazione valse loro un Darwin Award, premio che – come recita l’epigrafe – onora coloro che migliorano la specie umana… semplicemente rimuovendosi da essa.

8 Replies to “Lunedì 15 settembre”

  1. mhhh ho in mente un po’ di gente che dovrebbe vincere questo award. Ad ogni modo, mi riesce veramente difficile comprendere questa “battaglia delle ore”… perchè non sopporto che la religione sia discriminante del vivere civile.

  2. … leggendo i vari post sembra che la colpa di tutto sia dei palestinesi che sono troppo stupidi, troppo razzisti (antisemiti? ma non sono semiti anche gli arabi?), troppo religiosi (un tempo i palestinesi si distinguevano per essere laici, rispetto agli altri arabi), troppo misogini, troppo di destra (ma non erano tutti affiliati a movimenti di sinistra?), troppo poco evoluti, ecc ecc.
    E l’occupazione israeliana dove la mettiamo? Se non sbaglio in Israele non sono poi tanto diversi (i coloni, poi, sono spesso dei fanatici ultrareligiosi).
    boh, a volte non capisco…

  3. Caro Toni, provo a risponderti punto per punto, facendoti anche presente che in altri post m’hanno fatto l’obiezione opposta (sei contro Israele!): prima di tutto non penso che i palestinesi siano più stupidi, anzi questo argomento viene sempre usato paternalisticamente in difesa dei palestinesi – io lo rifiuto.

    I palestinesi non sono per nulla laici, quantomeno per le nostre categorie, tutto vive in funzione della religione (è scritta anche sulla carta d’identità), e – realmente – non capiscono cosa voglia dire “ateo”. Per molti di loro è qualcosa proprio fuopri dal mondo: sono italiano, quindi cristiano.
    Non so se è questo che intendi per essere di destra, ma certamente la condizione delle donne (non possono fare nulla se i fratelli/padri/mariti non vogliono), quella degli omosessuali (che in molti casi sono finiti uccisi), e di un nazionalismo strabordante. Di sinistra? Quelli che votano i movimenti di sinistra, sono una percentuale residuale (il 4%?). Oltretutto ti stupiresti a parlare con un qualunque affiliato al FPLP: se ti aspetti un marxismo progressista, anti-sovietico, rispettoso delle donne, laico, rimarresti più che deluso.
    Quanto all’antisemitismo non capisco dove stia la tua obiezione, certo che anche gli arabi sono semiti, ma “antisemitismo” in italiano è l’odio per gli ebrei. Se vuoi chiamarlo in un altro modo, comunque, conta il concetto.

    E Israele? Sì, sbagli a dire che non sono poi tanto diversi: ciò che succede in un quartiere di Gerusalemme (Mea Sharim) succede in tutti i quartieri di tutte le città della Palestina. Questo non è stare dalla parte di Israele, questo è stare dalla parte delle donne palestinesi.

    Vero è, piuttosto, che il governo Israeliano è ossessionato dall’ebreizzare lo stato, e prende alcuni provvedimenti che non si possono definire altro che razzisti e infami. Fai bene a evidenziare la questione dei coloni, con i quali tutti i governi israeliani sono stati – chi più chi meno – conniventi (anche Rabin). Ma fai male a considerare questi pazzi scatenati come exemplum di società israeliana: che è sì, una società fondamentalmente sciovinista e spostata a destra, ma molto più laica, non solo della Palestina che va da sé, ma sotto certi aspetti anche di molti stati europei (come l’Italia) dove – ad esempio – non sono riconosciuti i matrimoni fra omosessuali. In Israele gli omosessuali possono anche adottare.

    Se invece con “la colpa è tutta dei palestinesi” intendevi delle leadership palestinesi che si sono succedute dal ’48 a oggi, sì, sono convinto che – rispetto all’interesse della propria gente – non ne abbiano azzeccata una.

  4. Caro Giovanni, grazie per la risposta.
    Premetto che non volevo accusarti di essere “contro i palestinesi” o “a favore degli israeliani”. Voglio solo capirci di più da questa situazione (che ha veramente dell’assurdo, spesso e volentieri) anche dal momento che critichi molto spesso i palestinesi e molto raramente gli israeliani. E dico appositamente israeliani e non ebrei.
    Ho conosciuto vari palestinesi che però mai si erano espressi in termini “antisemiti” (ammesso che sia vero che voglia dire solo “anti-ebreo”). E, curiosità, ho conosciuto anche alcuni israeliani ebrei che condannavano le politiche razziste e l’occupazione militare israeliane nei confronti dei palestinesi. Non lo so, dimmi tu, guardando la tua esperienza quotidiana: è più un odio per gli israeliani o verso tutti gli ebrei indiscriminatamente, quello che provano?

    Tieni conto, però, che non credo siano molti i palestinesi che hanno la possibilità di uscire dai Territori e di conoscere altra gente (e lo stesso vale per gli israeliani nei confronti dei palestinesi). Questo è un punto da non sottovalutare. Suppongo che il palestinese medio di oggi, per la sua quotidiana esperienza personale- abbia visto solo un tipo di ebreo: o il soldato, o il colono. Entrambi armati e violenti.

    Sul fatto della laicità: ribadisco che storicamente i palestinesi sono sempre stati più laici rispetto agli altri arabi; che si stiano radicalizzando nelgi ultimi anni è innegabile però si tratta di un fenomeno piuttosto nuovo (azzardo: da dopo gli accordi di Oslo?).

    Per gli israeliani: beh, non sono d’accordo. Il famoso conflitto Tel Aviv-Gerusalemme mi dice che non si tratta solo di un quartiere. E leggendo i commenti agli articoli pubblicati su giornali come Haaretz e Jerusalem Post, non vedo tutto questo spirito democratico e laico nei cittadini israeliani. Spero di sbagliarmi ma mi sa tanto di no… Ci aggiungo il fatto che la maggior parte dei coloni (legali o meno, sono comunque israeliani, finchè Israele non li butta fuori. E si tratta di quasi mezzo milione di persone) arriva dagli Stati Uniti e che lì sono spesso dei fanatici di estrema destra in combutta con gli estremisti evangelici. E gli Stati Uniti sono il principale alleato e sostenitore di Israele.

    L’Italia -converrai- non è più un gran bell’esempio di democrazia e nemmeno di civiltà, purtroppo. Però almeno per le donne c’è ancora la possibilità di sedersi tra gli uomini in autobus o di girare per strada con i pantaloni. Cosa che in molte zone d’Israele non è permessa per colpa della crescente influenza degli “Haredim”. Che pestano a sangue o addirittura usano l’acido per colpire le donne che non accettano i loro precetti. Se il loro potere sta crescendo a vista d’occhio, una buona responsabilità è dello Stato di Israele. Io non lo considero per nulla una democrazia, dal momento che discrimina in base alla religione per far godere dei diritti di cittadinanza (lo sapevi che gli arabi israeliani non possono fare il servizio militare? e che per molti lavori, in Israele, è richiesto il servizio militare?) e non ha nemmeno una costituzione (ok, neanche la Gran Bretagna ce l’ha una costituzione ma non pretende che la “legge suprema” sia la Torah).

    Ti contesto il fatto che non esitano palestinesi atei: io ne ho conosciuti un paio. Forse erano gli unici due ma ci sono. E anche gli altri che ho visto, non mi sembravano poi così religiosi. Però ammetto che il mio era un campione piuttosto esiguo.

    Sulla leadership Palestinese: esiste una leadership palestinese? Non ne sono tanto convinto. Dopo la morte di Arafat sono emersi tutte le tristi divisioni interne ai palestinesi.
    Questo è dovuto -a mio avviso, ma posso essere smentito sempre e comunque- sì all’incapacità dell’Olp (e anche alla vergognosa corruzione che caratterizza Fatah) ma soprattutto all’occupazione israeliana che influenza ogni aspetto della vita dei palestinesi. Questo non lo puoi negare.

    Più o meno è come pretendere di giudicare il regime cubano dimenticandosi che soffre dell’embargo e dell’aggressiva politica estera statunitense da quasi 50 anni. La storia non si fa con i “se” e con i “ma” però quando quelle possibilità diventano reali ne devi tenere conto, altrimenti l’analisi che fai non ha senso.

    Con tutto questo non voglio assolutamente cadere nel solito banale tranello del “con me o contro di me” ovvero “con la Palestina o con Israele”. Voglio solo cercare di fare un po’ di chiarezza. E’ ovvio che i Palestinesi hanno alcune colpe da farsi perdonare e tante scelte politiche controproducenti. Ma è altrettanto vero che il “peccato originale” non l’hanno commesso loro. Parole e concetti come “pogrom”, “ghetto” e “soluzione finale” non li hanno inventati i palestinesi ma gli europei. I palestinesi stanno pagando ora per le colpe commesse da altri…

    P.s.: complimenti per la discussione della tesi con la maglia della Fiore (e di Batistuta peraltro!). Avrei voluto esserci anch’io! 🙂

  5. Dunque, l’articolo del Manifesto da dove reperisci tutte queste informazioni l’ho letto anche io, e l’ho trovato falso e in malafede. Ovviamente non è la tua, di malafede, com’è ovvio che leggendolo tu ti sia fidato, però – per dire – la storia degli autobus: ho assistito personalmente a un ebreo ortodosso che chiedeva a una donna di spostarsi in fondo all’autobus, e questa che rispondeva qualcosa di molto simile a un insulto, con lui che se n’è andato con la coda fra le gambe, senza neanche rispondere. Se ti capiterà, una volta, di passare per le vie di Gerusalemme vedrai – alla prima occhiata – come negli autobus uomini, donne, si mischino senza alcuna distinzione. Quella che voleva istituire autobus per uomini e per donne, dopo la vittoria del 2005, era Hamas.

    Ti garantisco che non faccio confusione – come spesso succede pretestuosamente – fra anti-semiti e anti-israeliani, per dire: ho sentito più di una persona negare l’olocausto, considerarlo orchestrato dagli ebrei, o simili. E pensa che Betlemme è la città più moderata.

    Per inciso, che gli arabi israeliani non possano fare il militare è falso. Ed è una bugia bella grossa: semmai, se c’è una discriminazione, è positiva, sono gli unici che possono evitare di farlo. Le discriminazioni che ci sono rispetto agli arabi sono molto più sottili e melliflue, e quasi mai apertamente su base etnica: non mettere i numeri civici nei quartieri arabi, metterci di più a rifare le strade, aprire gli uffici per metà del tempo, etc. Oppure togliere la cittadinanza agli abitanti di Gerusalemme che vadano via per almeno 3-5 anni.
    Tutte cose infami, inutile sottolinearlo.

    Quello che ha diviso le comunità è stata lo scoppio della seconda intifada, e la costruzione del muro: prima il 40% dei palestinesi lavorava in Israele. E, delle volte preso dallo sconforto, penso che questa sia l’unica soluzione per la pace: che, come diceva qualcuno, ci sia una divisione completa. Che sia un muro invalicabile (però sui confini post 48, o giù di lì), magari alto dieci chilometri, o qualunque altra cosa.

    Io – non ne convengo – guardo all’Italia come un ottimo esempio di democrazia, ovviamente perfettibile, e penso che negarlo sia un’offesa – fra gli altri – a tutti coloro che lottarono durante la resistenza, e contro i dissidenti delle vere dittatura, Cina, Iran, Arabia Saudita, Birmania, Russia, etc.

    Quanto alla religiosità, davvero, fatti un giro qui, e vedrai che TUTTO, tutto, gira intorno alla religione. Il mio concetto è che non posso accettare di usare un metro diverso da quello che userei in Italia, quando critico fermamente le ingerenze del Vaticano: lo troverei razzista nei confronti della Palestina, e dei palestinesi. Storicamente i palestinesi sono stati i più laici fra gli arabi, ma resta il fatto che se una donna (che trent’anni fa vestiva effettivamente meno “chiusa”) era trovata in una relazione fuori dal matrimonio, veniva uccisa seduta stante. Ora almeno c’è una pena di 6 mesi per il delitto d’onore. È nulla, ma un po’ meglio.

    Per quanto riguarda l’occupazione, beh, io vivo a Betlemme, dove da Oslo – nei fatti – non c’è occupazione, è tutto sotto il controllo palestinese, c’è la polizia palestinese, insomma quelli per strada coi mitra sono i palestinesi (e ti dirò, questo garantisce un livello di sicurezza che in Italia non s’immaginerebbe mai).

    Infine è evidente che essendo in Palestina, e nei territori a completa giurisdizione dell’ANP, le mie critiche si rivolgano a quello che vedo, ed è quindi difficile fare confronti: pensa che c’è chi – più dalla parte israeliana – mi ha rimproverato di non fare abbastanza confronti, che andrebbero inevitabilmente a favore degli israliani. Sono certo, tuttavia, che se vivessi in Israele mi troverei a fare molto più critiche a quello stato, e non a questo. Come quando sono in Italia, mi capita di criticare le cose italiane più che quelle – per dire – austriache.

    Torneremo, semmai, sul peccato originale.

    p.s. In realtà i coloni peggiori non sono americani, ma russi: ovviamente questo non cambia una virgola della loro farabuttaggine.

  6. Grazie delle risposte esaurienti. Le mie fonti -che non sono solo il Manifesto – dicono altre cose. E anche organizzazioni israeliane come B’Tselem, Neve Shalom, CAHD e vari gruppi di refusenik…
    Sulla Shoah: la cosa vergognosa di quella faccenda e’ che i sionisti ne approfittarono. Ci sono forti sospetti di legami con il nazismo. A che pro? Per eliminare gli ebrei dall’Europa: o uccidendoli tutti (nazismo) o costringendoli a scappare in Palestina (sionismo). A pagarne le conseguenze sono stati gli ebrei, ovvio. Sono consapevole che si tratti di un tema delicato e che spesso tirarlo fuori sia un “tabu”. Al punto che a parlarne si viene etichettati come “anti-semiti”. Antisemita non lo sono, semmai antisionista (e “anti” le varie forme di estremismo).
    Comunque ok, prendo atto che abbiamo due visioni piuttosto diverse della faccenda e dunque mi fermo qui.
    Grazie dello scambio e buona permanenza a Betlemme.

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