Jericho – Diario dalla Palestina 44
Nell’attesa di alcuni vandalismi ritratti da un amico italiano un po’ speciale, due foto veloci di una delle escursioni non ancora raccontate – devo ancora Hebron, che (de)merita un capitolone a parte – Jericho!
Se mi chiedete una volta cosa c’è a Jericho vi risponderò «nulla».
Se mi chiedete una seconda volta cosa c’è a Jericho vi risponderò «caldo»
Se me lo chiedete una terza, mi sforzerò: «datteri»
E basta? Ecco, come avrete capito Jericho non mi ha entusiasmato. È il luogo dove i ricchi palestinesi hanno la seconda casa per l’inverno. Effettivamente il clima d’estate è più che torrido. La città vecchia è niente più che qualche rovina, di quelle che a Roma «se sentimo fichi perché ce l’avemo a ogni pizzo», e il monastero… faceva troppo caldo, insomma.
Però c’è un bel convento ortodosso, romeno, in ristrutturazione: sembra abbandonato, poi si entra. C’è una suora romena, con cui parliamo arabo (mi sarei mai immaginato di parlare arabo con una suora romena?) e ci accoglie con succo di frutta e biscotti andati a male mesi prima.
Poi entriamo nella chiesa, che è così piena, così ortodossa, così strana per il nostro gusto sobrio latino. Ed effettivamente c’ho pensato, ma l’avevo mai visto una rappresentazione sacra con gli occhiali. Sarà che siamo abituati a santi, dei e protettori di almeno 15 secoli fa?
vandalismi visti 🙂 fanno un certo effetto. Sarà brutta, ma già visivamente, se dalla foto “tanto mi da tanto” è anche colorata!
Almeno è colorato