Abbiamo vinto noi, ma abbiamo deciso di perdere

4 su 5

If you are neutral in situations of injustice, you have chosen the side of the oppressor.
Desmond Tutu

Quando due primi ministri di destra, Cameron e Sarkozy, dicono queste cose vuol dire proprio che abbiamo vinto noi. Che l’aiuto agli ultimi e la necessità di oltrepassare il principio storico del conservatorismo – la sovranità – hanno fatto breccia in quelli che cinquant’anni fa sarebbero stati i nostri nemici. I nostri “noi” di qualche tempo fa si congratulerebbero con noi per aver vinto questa grande battaglia di idee.

Ho paura, però, che i nostri “noi” di oggi, invece, faranno tutt’altro. Come in quell’equivoca citazione di Brecht, che mi è sempre sembrata un gioco linguistico, si siederanno al tavolo del torto, perché quello della ragione – che avevano occupato per tanti anni senza successo – è divenuto quello di tutti.

Non so se per narcisismo e necessità d’essere alternativi, o per aver maturato odio per i nostri nemici anziché per le loro sciagurate idee, ma la gente di sinistra che fa tutto il giro del tavolo e inizia a parlare del rispetto della sovranità di un altro Stato, di fronte a questo massacro quotidiano, ha deciso di diventare quello che un tempo avrebbe combattuto e schifato.

È come se, dopo aver vinto la battaglia – anche ideale – contro la segregazione razziale, Rosa Parks avesse pensato: «se i bianchi sono d’accordo con me, significa che ho torto: forse la segregazione era meglio».

Il principale esponente dello schieramento a me avverso

interesse 4 su 5

Ieri notte ho sentito il discorso di Fini, e ho realizzato – una volta di più, ce ne fosse il bisogno – che io il mio Paese non lo capisco: perché non è soltanto il fatto che l’Italia è un Paese conservatore, come ho cercato di spiegarmi diverse volte, non basta.

Voglio dire: io sono una persona di sinistra, almeno nel senso in cui la sinistra è sempre stata intesa, e perciò è naturale che un discorso profondamente di destra – onorepatriaeffamiglia – come quello che ha fatto Fini a Mirabello non mi piaccia, per quanto ne risconosca la dignità politica: su immigrazione, legalità, ordem e conservação, dice cose completamente all’opposto di quella che è la mia cultura ideale di progressismo e vicinanza ai senza diritti.

Perciò io mi aspetterei che – dài, è ovvio – chi dice cose di sinistra dovrebbe piacere alla gente come me, Gianfranco Fini dovrebbe piacere alla gente di destra, e Silvio Berlusconi – per le ragioni che sappiamo tutti – non dovrebbe piacere a nessuno.

Invece Berlusconi piace a quelli di destra. Fini piace a quelli di sinistra. E la sinistra non piace a nessuno.