La stupida attesa

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Mi è capitato di ascoltare questa storia. È molto bella, e l’inglese non è difficilissimo – ascoltatela:

Gene Cheek

Racconta della storia di un matrimonio fra una donna e un nigger nel Sud americano delle Jim Crow laws, quelle che vietavano a bianchi e neri di sposarsi, o imponevano a Rosa Parks di lasciare il posto a un bianco.

È una storia incredibile (c’è anche un libro), raccontata dal figlio di lei – Gene – avuto dal primo matrimonio con un bianco, simpatizzante del Ku Klux Klan, come molti in quelle zone, al tempo. La storia inizia con Gene che entra un giorno in cucina e trova la madre in lacrime: quando lui le chiede perché, la risposta è «perché l’uomo che frequento – Tuck – dice che non ci dobbiamo più vedere, per il tuo bene». E perché? Perché è un negro. Il Ku Klux Klan si riunirà di fronte alla loro casa, la madre verrà processata per quella relazione, e non vi dico il resto per non rovinarvi la storia.

La cosa che colpisce di più, in questa storia che oggi chiunque considererebbe spaventosa, è la somiglianza – l’identicità – fra le ragioni che sostenevano coloro che si opponevano al matrimonio fra bianchi e neri, e quelle che usano oggi coloro che si oppongono al matrimonio fra uomo e uomo o donna e donna. Non è un’iperbole per screditare le opinioni degli ultimi con un paragone offensivo, no: è che sono proprio le stesse.

È contro natura. È contro la volontà di Dio. È scritto così nella Bibbia. Hai mai visto un uccello rosso e uno blu accoppiarsi? Che la risposta sarebbe anche sì, esistono animali omosessuali: ma poi chissene di cosa è naturale. E poi tutta l’enfasi sui figli: su quanto non sia sano esporli a un ambiente simile, sia per vero senso di contaminazione che perché “la società non è pronta”. Sono davvero le stesse idiozie.

Ho fatto due considerazioni. Naturalmente ci sono tutte quelle che avevo fatto in questo post, di cui riporto la didascalia a questa dolce foto scattata a una manifestazione per i matrimonî omosessuali:

È una coppia, un bianco e una nera, che tengono un cartello con scritto «un tempo anche il nostro matrimonio era illegale». Io la trovo commovente, perché vuole dire “noi abbiamo avuto questo diritto, ma non saremo contenti finché non ce l’avranno anche tutti gli altri. Tutti gli altri noi”.

Ovvero che tutte le settarizzazioni, anche quelle delle cause, sono sbagliate. Non devono essere gli omosessuali a difendere gli omosessuali, non è chi subisce un’ingiustizia ad avere più titolo per combatterla (né per capirla, come ogni tanto anche le stesse vittime sbagliano a pensare), perché l’ingiustizia – la stupidità ingiusta – ha una radice così simile di pregiudizio e indisposizione a cambiare idea, lo stesso carnet di dogmatismi e argomenti che non stanno in piedi.

Le persone che oggi sono contro al matrimonio fra omosessuali (naturalmente non ne faccio una questione di nome, si chiami pure briscola) stanno dicendo esattamente la stessa cosa, e cioè che un bianco e un nero non dovrebbero potersi sposare. Tutti i tentativi di razionalizzare quel pregiudizio, di distinguerlo da quell’altro che oggi sembra non tenibile, si scontrano con il ridicolo: per esempio, un matrimonio omosessuale non garantisce figli alla società – che vuol dire che in società sovraffollate, come la Cina, il matrimonio eterosessuale dovrebbe essere vietato, e quello omosessuale l’unico permesso.

Ci pensate? È una cosa su cui non c’è davvero niente da discutere. Perché discutiamo del matrimonio omosessuale? Non c’è una sola buona ragione contraria. Forse solo sull’adozione ci sono delle motivazioni ammissibili ma sbagliate, ma anche in quel caso l’unica risposta matura non è “sono d’accordo” o “non sono d’accordo”, ma “facciamo sì che tutte le persone che lo desiderano siano sottoposte a delle (dure) prove di idoneità per il benessere del figlio”. Non sei tu a dover decidere, ma degli psicologi, degli assistenti sociali – persone che sono preparate: non è che uno va dal medico e gli dice «eh, no, dottore: io non ho l’influenza, ma la varicella».

Eppure, a oggi, il matrimonio omosessuale è celebrato solamente in Europa e America (e, come noi italiani sappiamo bene, non ovunque), mentre i due continenti più popolosi al mondo – Asia e Africa, che insieme fanno i tre quarti della popolazione mondiale – hanno un solo Stato (Sud Africa e Israele, che li riconosce ma non li celebra) che accetta questo principio elementare di umanità.

E tutto questo, al di là del tragico, è così inerentemente ridicolo: perché sappiamo benissimo che quelle stesse persone che ieri erano contro al matrimonio misto e ora non ci penserebbero nemmeno, oggi sono contro al matrimonio omosessuale e fra qualche anno – se non vinceranno quelli che “bisogna rispettare le culture” – non ci penseranno nemmeno. Chissà quale sarà la nuova frontiera di quello stesso, identico e stupido, rifiuto.