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Io mi considero un femminista, pensate un po’. Ma sono disgustato da questo femminismo dannoso – e prima ancora di questo – sbagliato, sbagliatissimo.
Ci sarà sul palco qualcuno che dirà che:
Né la dignità di Ruby né quella delle altre donne può essere intaccata dall’aver fatto sesso con un anziano per soldi, perché non c’è nessun concetto di dignità che possa essere associato al sesso.
E ci sarà lì in mezzo qualcuno che dirà le cose che scrive Francesco?
Ogni volta che oggi una donna dice di essere indignata “in quanto donna” pone concretamente le condizioni per perpetuare idee sessiste nella mentalità di questo paese.
Ci sarà qualcuno che dirà che questo:
È un concetto orribile di politica, perché valuta come unico sprone possibile quello egoista – cancellando, di fatto, l’idea che esista un metro per il giusto e lo sbagliato – facendo assurgere la difesa della categoria a indirizzo etico, e il potere di rappresentanza a diritto al diritto. E ciò è anche più meschino perché sottintende un’idea persino peggiore: che un omosessuale faccia quelle battaglie non perché le ritiene giuste, ma perché omosessuale. In fondo, se fosse eterosessuale, che gli importerebbe?
La volete finire di sindacalizzare, di balcanizzare, il rapporto uomo-donna? Un mondo sessista è pessimo mondo anche per gli uomini. È un mondo dove vivo malissimo anche io, per mille ragioni che vi posso spiegare una per una, se avete cuore di ascoltarmi.
Ed – anche se non fosse un mondo che danneggia anche me (ma lo è) – è un mondo dove vivono male tante persone, tante donne, a cui voglio bene. Molto di più di quanto ne voglia a dell’altra gente sconosciuta e che mi assomiglia solo perché incidentalmente si è ritrovata un coso fra le gambe o un po’ di barba: smettetela, di essere fissate anche voi con quell’unica caratteristica che i nostri nemici considerano importante. Siete delle camerate. Siete quel pochissimo contrarie che vi basta per essere uguali, uguali, uguali al cameratismo che tutti spregiamo. Siamo al vessillo del cameratismo di genere.
Sai che c’è? Oggi ci sono le partite, la Serie A: io penso che le donne che oggi andranno allo stadio a urlare «chi non salta juventino è» stanno contribuendo a sfatare – a modo loro – il cliché del perché-perché-la-domenica-mi-lasci-sempre-sola molto di più di coloro che sfileranno contro un vecchio sfigato convinto, quanto loro, che la dignità di una persona si compri assieme alle sue tette.
Sarà che oramai mi sono abituato a stare lontano dall’Italia, che non percepisco “l’anomalia”. Che non riconosco il costante sentimento d’emergenza per il quale – sono certo – in tanti mi risponderanno che il fine giustifica i mezzi. Che non è ora il momento per i distinguo. Anzi, che se non ora quando?
Ma, scusate, si vive tanto meglio in un Paese nel quale a dire “quelle troie” e “in galera!” sono i fascisti.