Firmato, Barack Obama

4 su 5

Il mio amico Fabio è appena diventato americano e ha ricevuto una lettera da Barack Obama che – come mi ha scritto lui – “dimmi tu se un sudamericano disperato là (come lo è qua) o un italiano spaesato non si deve commuovere a certe parole che il suo Presidente gli rivolge, per la prima volta”.

Per certi versi è una lettera piena di retorica, che si tiene soltanto di poco al di qua della menzogna. Ha ragione lui a specificare che – molto probabilmente – quel sudamericano sarà disperato là come lo era a casa. Ma è anche vero che l’America è l’unico posto dove può provare a smettere di esserlo, ricostruendo la propria vita, in libertà, e ricercare la propria felicità. È  una bugia bella, che fa male a essere una bugia, ma fa bene a essere bella.

Quella bugia lì, che è americano chiunque creda nella libertà. Non i genitori, non la terra. Non il sangue, ma la testa. È ciò che rende così strana la loro idea di patria. Naturalmente, è una bugia. Bisogna sputare sangue per essere americani. E spesso non basta. Ma le idee contano, e plasmano le persone: è solo così che si può passare – nello spazio fulmineo di un paio di generazioni – dalla segregazione razziale a eleggere un nero presidente. Change non era solo un motto, ma la sua storia. Quello spirito che, scriveva l’Economist, fa domandare agli americani «perché no?» quando gli altri domandano «perché?».

Questo, come direbbe Obama, è il true genius of America, ed è una cosa che tante persone di sinistra non hanno mai capito (ma tante altre, come me e Fabio, sì). Quella cosa del sentirsi i Buoni, così vilipesa quanto poco indagata. Tutte le persone per bene, per fortuna, si sentono buone – e soprattutto cercano di esserlo: quando non lo sono, cercano di cambiare idea o comportamento. Ed è quella seconda parte, del cercare di esserlo, che rende una lettera come questa un impegno – anzi, esempio e ispirazione – per essere migliori di quello che si è, e molto migliori di quello che si è stati.

Quanto sarebbe inimmaginabile, forse anche ridicolo, un presidente del consiglio italiano che scriva queste cose (traduzione mia)?

Caro Concittadino Americano,

Sono onorato di potermi congratulare con te per essere diventato un cittadino degli Stati Uniti d’America. Tu rappresenti la promessa del Sogno Americano, e grazie alla tua determinazione, questo grande Paese è adesso il tuo Paese.

Hai fatto un giuramento solenne in nome di questo paese, e ora ne condividi i privilegi e le responsabilità. I nostri principî e le nostre libertà democratiche sono tue, così che tu possa sostenerle attraverso una partecipazione attiva e impegnata. Voglio incoraggiarti a prendere parte alla tua comunità e a promuovere i valori che ci guidano, come americani: l’impegno e l’onestà, il coraggio e il fair play, la tolleranza e la curiosità, la lealtà e il patriottismo.

Dalla nostra fondazione, generazioni di immigranti hanno raggiunto questo paese pieni di speranza per un futuro migliore, e hanno fatto sacrifici per poter tramandare questa eredità ai loro figli e ai loro nipoti. Questo è il prezzo, e la promessa, di essere un cittadino. Ora sei parte di questa preziosa storia, e servi da esempio e ispirazione per coloro che verranno dopo di te.

Ti accogliamo come nuovo cittadino di questa terra, e ti diamo il benvenuto nella famiglia americana.

firmato: Barack Obama

Per i cultori, l’originale piddieffato.

A more perfect Union

barack-obama-a-more-perfect-union.JPGQuesto post è per voi, pigri, che siete abituati a leggere soltanto cose brevi; voi che quando vedete che un filmato è più lungo di 90 secondi lo chiudete perché non avete tempo o – più probabilmente – voglia. Voi che sostenete che la stringatezza è un pregio, non per un’accurata teoria filosofica, ma per un’autoreferenziale giustificazione. Se lo faccio io, va bene.
Voi, come me, della generazione del multi-tasking, per i quali contano i primi 30 secondi di ogni cosa, perché se quelli non ‘tirano’ abbastanza avrete già iniziato a vedere o leggere qualcos’altro. E voi che procrastinate letture, visioni, appuntamenti, valanghe di email, per poi ammassarle – tutte insieme un giorno, in un panico raptus – nel dimenticatoio, nel non-leggerle-più.

E voi che siete passati su questo blog, o su quello degli altri che l’hanno linkato, e avete sentito parlare tanto bene dell’ultimo discorso di Obama “A more perfect Union”, però l’avete messo in archivio. Avete pensato: «poi lo guarderò», e vi siete preparati – perché lo sapete già che andrà così – a non guardarlo mai. Voi che avete candidamente pensato «eh no, caro Barack 37 minuti sono troppi, hai esagerato». Ecco, dico a voi.
Sappiatelo, sono uno di voi: ma questa volta no. Datemi retta, questo va visto ora. Immediatamente. Se non avete il tempo, trovatelo. Un po’ perché è il momento di ritirarsi su, politicamente, e pensare che in fondo – per fortuna – chi comanda in Italia non conta nulla. E un po’ perché va visto e basta. È bellissimo. E basta.
Così potrete dire ai nipotini che lo studieranno a scuola (barando un po’) «io me lo ricordo quando fece questo discorso».

Ora per togliere tutte le scuse:

  • Qui il video pulito, intero, senza tutte quelle righe sotto.
  • Qui (II parte) (III) (IV) il video captioned: con i sottotitoli in inglese, con le parole che si illuminano, a mo’ di karaoke
  • Qui (II) (III) (IV) il video con sottotitoli in spagnolo (ci sono anche in cinese, ma non ve li sottopongo)
  • Qui il video orribilmente doppiato in italiano (sconsigliato – no, non sono uno di quelli che consiglia di imparare il russo per leggere Tolstoy: in questo caso si perde veramente moltissimo del tono, del messaggio)
  • Qui il video con trascrizione in inglese sotto
  • Qui la trascrizione in italiano (PDF)

Obamania

/ postato su iMille

Nonna ObamaDicevaaaano che questo giorno non sarebbe mai arrivato! E invece è arrivato, e domani sapremo. La ragione e i sondaggi dicono che Hillary Clinton è in vantaggio, e che sarebbe il cavallo migliore per fare sì che un democratico torni alla Casa Bianca, specie ora che McCain – per molti versi un liberal – è sulla cresta dell’onda dall’altro lato. L’audacia della speranza (versione contemporanea dell’ottimismo della volontà) fa credere in una vittoria di Obama, ora e fra sei mesi.
Eh sì, perché qui dalle mie parti si tifa Obama, si è presa una cotta per Obama.

Continue reading “Obamania”