Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.
Brutti e liberi
C’è una tribù ganese, la tribù dei Nankani, che ha una sola parola per dire “brutto” o per dire “libero”. La stessa parola racchiude entrambi i concetti. C’è una ragione storica, ovviamente: nei periodi più spietati del colonialismo, quando la cattura di schiavi africani da portare in America era diffusissima, c’erano periodiche razzìe di individui, che venivano poi imbarcati per essere ridotti in schiavitù. Gli schiavisti erano soliti preferire la migliore “merce”, quella che desse l’impressione di essere più in salute, e più bella: come si fa con le mele al mercato. Resisi conto di ciò, i Nankani cominciarono ad autoinfliggersi orribili deformazioni o a sfregiarsi il viso dimodoché non fossero scelti durante la cernita. Fu così che la stessa parola che configurava una “persona brutta” presto assunse anche il significato di “persona libera”.