marteDIcorsa 1 – Com’è logica

marteDIcorsa
Volevo spiegare a degli amici che il ciclismo è lo sport più romantico che c’è, e allora ho provato a scrivere. E scrivere ciò che raccontavo scrivendo. Così, ogni martedì, per un mese. Io, per me, mi sono convinto. Anche troppo, a rileggere il tono troppo denso?

Com’è logica

La logica è una dottrina ferrea, quasi sillogistica. Utile, il più delle volte. Ha delle esigenze, però, quantomeno in occidente, quantomeno da 2300 o 2500 anni. Dall’avvento della filosofia possiede – forse detiene – delle regole che si potrebbero scrivere, fin da Aristotele, forse già da Eraclito.
Poi ci sono le emozioni, i condizionamenti, i confini più labili e i sentimenti. Che non sono necessariamente illogici, ma talvolta sì.
Qualcuno le chiama, non a caso, regole-non-scritte, sono doveri, spesso morali, che vanno rispettati ma soprattutto onorati: ogni appassionato deve, per contratto, apprezzarle. E lo farà proporzionalmente alla passione che ha per quello sport, per quella dottrina, o per quella varietà di cibo.
Spesso sono consuetudini per nulla ragionevoli tranne che per chi le subisce, per chi ne è parte.
Questo fa sì che si definisca logico quello che è tutto fuorché logico, ma irrazionale, romantico, inspiegabile. Anzi, difficile da spiegare con parole, specie se poche; un’opera impervia: quasi come scalare in successione il Duran, lo Staulanza, la Marmolada, il Pordoi e il Sella. “Quasi come”, per il Rispetto Del Sudore, che è un’altra delle regole-non-scritte dell’appassionato alla bicicletta: alla, non della. Continue reading “marteDIcorsa 1 – Com’è logica”

Pensieri di un uomo che non c’è

Under 21: Ogni tanto ritrovo cose che ho scritto da teen-ager, un po’ sono imbarazzanti, un po’ mi piaccion: mi sono inventato questa categoria per poterle – vigliaccamente – pubblicare, con tanto di disclaimer.

Pensieri di un Uomo che non c’è

Quella che parla è una persona che non esiste.
Sono un uomo morto che cammina, come mi ricordano ogni giorno.
“Death Man walking”
Tra poco non esisterò neanche per me stesso, e forse è meglio così..
.
Questa lettera non ha un destinatario:
Potrei mandarla alla Giustizia, al mondo;
Ma già vedo il timbro stampato sulla lettera:
“Destinatario Sconosciuto”.

Tutti si aspetterebbro da me un proclama di innocenza.
Invece voglio andare al di là del bene e del male (neanche fossi il più grande pensatore del ‘900)
Non voglio parlare di quello che ho fatto. Ho sbagliato.
Queste cose in 20 anni si capiscono.

Non voglio la pesantezza della compassione
Voglio volare via, leggero.

Non voglio la grazia:
Perché proprio a me?
Tanti altri meriterebbero di rimanere tra Voi, non io.
Tante persone che hanno prodotto meno dolore di quello che ho prodotto io.
Altri ancora che non hanno fatto nulla. E devono morire.
Come si fa ad esser certi che qualcuno è colpevole?
E non venitemi a parlare di DNA o impronte digitali:
la certezza assoluta non ci puo’essere.
Ed anche per un margine di errore di uno su un milione non si può uccidere un uomo.
Per quel milionesimo di innocenza residua è sbagliato condannare.
E se quella possibilità infinitesimale, se quella possibilità impossibile, fosse quella giusta?

Lo stato mi ha condannato a morire perché io ho condannato qualcuno allo stesso destino.
Uccidendomi vorrebbero insegnarmi che uccidere è sbagliato. Strano concetto.
Probabilmente ho imparato la lezione, ma non grazie a loro.
E’incomprensibile come chi giudica uccidere il più infimo dei peccati, poi si abbassi a commettere lo stesso peccatto. E’una contraddizione in termini.

Una volta mi rivelarono, come un segreto, il mio errore:
Ho preso la vita come una cosa troppo seria.
Forse hanno ragione: comunque vada non ne esci vivo.

E non ne uscirò vivo io.

Un solo pensiero mi consola, un pensiero che Loro non hanno nemmeno calcolato:

Nietzche morì pazzo,
Hemingway fu stroncato da una cirrosi epatica,
Martin Luther King per uno stupido proiettile,
E cosi Kennedy, Che Guevara, John Lennon e tanti altri.

Io morirò per la Giustizia.
O almeno così dicono.

Socrate

La fiera delle banalità

Under 21: Ogni tanto ritrovo cose che ho scritto da teen-ager, un po’ sono imbarazzanti, un po’ mi piaccion: mi sono inventato questa categoria per poterle – vigliaccamente – pubblicare, con tanto di disclaimer.

Tenendo così accuratamente scostato da sé ogni criterio storico o classificatorio o ideologico o comunque di propria scelta e proposta, e pressione etica o ideologica, l’operazione conoscitiva si trasforma in operazione mistica, di rivelazione, di comunione cosmica. Anche qui è il mare del tutto che dilaga, e la poesia non può essere che mimesi extrasoggettiva della totalità come la critica mimesi della poesia.
Se il tutto diventa metro e ragione dell’uno, se la ragione dell’universo trionfa su quella dell’uomo, è la fine del fare, della Storia.
Il barbaglio della ragione dell’universo è luce quando giunge a illuminare la vicenda limitata e ostinata del fare umano; ma se si sotituisce ad essa, è ritorno all’indisto crogiuolo originario.”
Italo Calvino

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