Giovedì 5 febbraio

Alimentari Che Guevara – Diario dalla Palestina 159

Anzi, Givara, come lo pronunciano loro e come è scritto in arabo.

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L’altro lato:

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Lunedì 2 febbraio

Pulizie – Diario dalla Palestina 156

Il modo di fare le pulizie, qui in Palestina, è particolare: si buttano dei grandi secchi d’acqua per terra, e poi si gioca a buttare l’acqua dentro le fessure. Metteteci i bambini, un bambino un po’ cresciuto, e un’educatrice disperata, e il risultato è questo:

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Questo:

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Ma soprattutto questo:

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p.s. I bambini, aggeggiandoci, mi hanno rimesso la data in sovraimpressione sulla macchina fotografica.  È assurdo, non riesco a toglierla: ho provato a rifarceli aggeggiare, ma non ha funzionato…

Domenica 1 febbraio

Ovest, ma neanche tanto – Diario dalla Palestina 155

Se vi trovate a Gerusalemme come fate a riconoscere quando vi trovate nel cuore della parte ebraica? Beh, facile, perché ci sono negozi come questo:

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E scuole come queste, con bambini davvero orribili (poveri) – senza capelli e con lunghe trecce ai lati:

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Che appena si accorgono che li stai fotografando… scappano:

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Venerdì 30 gennaio

Pop corn e McGyver – Diario dalla Palestina 153

Tutto comincia qualche giorno fa, quando abbiamo preparato la stanza a mo’ di cinema per vedere il film: sedie in prima fila, sedie in seconda fila, sedie in terza. Difatti, proprio come al cinema, appena diamo il via libera i bambini si catapultano, di corsa, per prendere i posti migliori. A quel punto, una delle mie scemate, prima di far partire il “quadro”, scrivo a caratteri cubitali sullo schermo “avete pagato il biglietto?”.

Seguono lamentele: «noi non paghiamo il biglietto perché non ci sono i pop-corn!» «senza i popcorn non è un vero cinema!». Uno a zero per i bimbi, dunque.

Era dura, perché al centro di Amal non c’è una cucina o un fornello. Ma non potevo non raccogliere la provocazione, così ci siamo consultati con Ahlam su cosa si potesse fare: «eeeh, se avessi ancora la bici potrei andarli a fare a casa, e tornare di corsa – ma a piedi arriverebbero più che freddi», dicevo io; «maddai, sono buoni anche freddi», diceva lei; «mannò, freddi non sono come al cinema», dicevo io; «Beh, ma comunque non lo sanno, il cinema l’hanno visto in televisione», diceva lei.

Perché dovete sapere che a Betlemme un cinema non c’è, ce n’era uno, ma è andato a fuoco e nessuno l’ha più ricostruito: ora la zona dove c’era il cinema si chiama “cinemà”, con l’accento sulla ‘a’ finale ma un cinemà non c’è.

«Possiamo chiedere a Nabil, se ci presta la cucina», ma ad Ahlam scocciava molto chiedere a Nabil. Così – c’era un mercoledì libero di mezzo – mi sono trasformato in McGyver, e al grido “se si vuole davvero fare, si può fare” ho preso da casa pentole, grani, mestoli, olî, scolatoî. Poi, inquadrato il mio obiettivo (una stufa elettrica), ho impugnato un cacciavite di fortuna (un coltello) e zac, via il coperchio. Poi un barattolino di vetro da mettere sotto alla stufa in modo che, adagiata per terra, sia orizzontale:

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Poi si riavvita il coperchio in modo che sia molto più vicino alla fonte di calore, ma certi che il ferro non tocchi l’altro ferro, ed ecco qui Tina in posa, mentre si dà alla cucina – purtroppo Ahmed, il fotografo, non è bravo alla macchina fotografica, quanto Tina è brava con i popcorn:

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Ed eccomi che servo il primo giro – Tina sembra divertita, ma mica tanto convinta di quei pop corn:

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Alla fine tutti se ne convinceranno, a mani piene:

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Tuttavia, è ovvio, i popcorn non li hanno distratti dalla proiezione di Robin Hood:

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Giovedì 29 gennaio

Dopo il nazista ciclista, il nazista dentista – Diario dalla Palestina 152

Ho sempre saputo che i dentisti non stessero simpatici in giro, e – con quel trapano – avevo anche sentito ‘sta metafora… ma non pensavo seriamente:

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Qui un’altra entrata, ma senza caratteri latini:

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Ihihih

Altro che guerra a Gaza: era questa la soluzione per far passare la voglia di costruire missili all’ala militare di Hamas.

Bum

>Source: 1<

Giovedì 22 gennaio / sera

Linea blu – Diario dalla Palestina 144

continua da qui

Ok, credo di essere stato un po’ scemo, ma andiamo con ordine: sul muro qualche giorno fa è comparsa una striscia blu. Mica tanto bella, mica tanto curata, va inevitabilmente sopra ad altre scritte (premurandosi di evitare i graffiti più belli: ad esempio passa in mezzo alla gambe di un cammello). La cosa incredibile è la lunghezza di questa striscia blu. Perché tutto il percorso del muro che si può vedere intorno a Betlemme è “marchiato”. A raccontarlo viene peggio, ma ora ovunque si passi, c’è questa bella striscia blu:

Dal check point:

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…prosegue…

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…gira quando il muro gira…

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…sovrascrive anche la scritta che facemmo con River, e va a rendere illeggibile l’indirizzo del suo blog generando certamente la sua disperazione, ché ci teneva tanto…

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…se non fosse che, a un certo punto…

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…ecco, questo è quello che pensavo ieri.

Poi mi è venuto in mente che quella scritta è proprio accanto a uno stencil (dico bene?) di Banksy, e quindi molto più probabilmente è una specie di “didascalia”, fatta dall’autore della striscia blu, anziché una firma.

Proverò a vedere se qualcuno ne sa di più, ma per intanto mi sa tanto di una disdetta!