Altrimenti ci arrabbiamo

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1 – Tanti piccoli neocon
Tralasciando l’incredibile doppio standard per cui l’esaltato pastore che vorrebbe bruciare delle copie del Corano sarebbe responsabile delle manifestazioni violente – con dei morti – che si stanno verificando in gran parte del mondo islamico, mentre gli scalmanati manifestanti sarebbero completamente destituiti della responsabilità delle reazioni alle proprie azioni – sapete quante bandiere americane si stanno bruciando, in quelle manifestazioni? Per la stessa ragione, gli Stati Uniti dovrebbero essere legittimati a radere al suolo tutti i Paesi mussulmani.

2 – Il metro altrui
Ma poi, da quando in qua abbiamo deciso di usare il metro altrui, quello dei più sociopatici e scalmanati, e non la realtà dei fatti come criterio? Da quando in qua abbiamo deciso che bruciare un pezzo di carta con delle frasi di dubbio gusto scritte in arabo è l’offesa definitiva, perché qualcuno crede che quel libro conti più della carta su cui è scritto? Da quando abbiamo deciso di guardare la realtà attraverso la lente diffratta di chi ha un metro allucinato e fasullo? Da quando abbiamo deciso che la donna che va in giro in minigonna è colpevole del proprio stupro perché il suo abbigliamento offende, e aizza, lo stupratore? E da quando abbiamo deciso che un testimone di Geova può lasciare morire il figlio perché fargli una trasfusione di sangue lo offenderebbe? E perché, allora, non decidiamo che è sbagliato criticare il papa, visto che moltissimi cattolici si offendono delle nostre parole.

La libertà è o non è un diritto inviolabile, anche di fare delle sciocchezze se queste non rechino – davvero, non nella testa dei fanatici – un danno al prossimo? Come diceva Orwell, if liberty means anything at all, it means the right to tell people what they do not want to hear. Se “libertà” vuol dire qualcosa, vuol dire avere il diritto di dire alle persone quello che queste non vogliono ascoltare.

3 – Non confondete paura e rispetto
vInfine, la citazione del giorno:

I may refrain from insulting you. I may refrain from publishing a cartoon of your prophet. But it’s because I fear you. Don’t think for one minute that it’s because I respect you. (Richard Dawkins)

È possibile che mi astenga dal fare ciò che consideri un insulto. È possibile che mi astenga dal pubblicare una vignetta del tuo profeta. Ma è perché ho paura di te. Non pensare, neanche solo per un momento, che sia perché ti rispetto.

“E chissenefrega”

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Questa dovrebbe essere l’unica risposta seria dei componenti di una religione matura a un’iniziativa vanagloriosa e irrilevante come questa, cioè di bruciare diverse copie del Corano l’undici settembre prossimo.

Ho tuttavia l’impressione che di religioni mature ce ne siano poche in giro.

A meno che

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Chritopher Hitchens a proposito della giornata in cui è stata organizzata una preghiera collettiva per lui:

I don’t mean to be churlish about any kind intentions, but when September 20 comes, please do not trouble deaf heaven with your bootless cries. Unless, of course, it makes you feel better.

La differenza fra ciò che deve essere legale e ciò che deve essere auspicabile

Mi domandavo perché non ce ne fosse uno che dicesse la cosa giusta, sulla moschea vicino a Ground Zero.

Perché tutti quelli che dicevano, sensatamente, che fosse sbagliato impedirne la costruzione dicevano anche la sciocchezza che è una cosa bellissima, adottando il solito criterio per cui le idee sbagliate si combattono, però le idee sbagliate dette da un profeta sono una-cosa-bellissima.

E d’altra parte tutti quelli che dicevano, giustamente, che le idee che si propagandano dentro le moschee sono cattive idee, aggiungevano la stupidaggine che – per questo – bisognasse impedire la costruzione della moschea.

È il solito paradosso, che molti cristiani capiscono quanto una religione – naturalmente con l’esclusione della propria – sia un sistema di pensiero che porta con sé valori, idee, una società ideale, etc. Mentre chi una religione non ce l’ha, o ce l’ha per blanda sottoscrizione, pensa che – in fondo – la categoria “religione” non sia semplicemente un nome che diamo a un insieme di idee sull’ordine del mondo e dell’universo, ma qualcosa che necessita di essere ricoperta di uno strato di interdizione alla critica, fatto di malinteso rispetto. Anzi, spesso il paradosso del paradosso è che si trovano atei disposti a dire che la costruzione di una moschea è una cosa meravigliosa, ma la costruzione di una chiesa è una faccenda orribile.

Mi domandavo, perché non ce nessuno? Ecco, uno c’è:

Non penso che bisogni impedire a nostri concittadini di costruire la “Ground Zero Mosque”. Probabilmente non c’è nessun fondamento legale per vietarlo – né ce ne dovrebbe essere uno. Ma il margine fra ciò che è legale e ciò che è desiderabile, o perfino opportuno, lascia spazio per moltissimi progetti che persone di buona volontà potrebbero trovare offensivi. Se uno riesce a tirare su i 100 milioni necessarî potrebbe costruire anche un santuario a Satana nello stesso posto, con incisi i nomi delle vittime dell’Undici Settembre che soffriranno all’Inferno per l’eternità. Potresti anche costruire un istituto “Verità per l’Undici Settembre” soddisfacendo la credulità, il masochismo e la paranoia del 16% di americani che crede che il World Trade Center sia stato intenzionalmente fatto crollare da agenti del governo americano. Incidentalmente qualunque santuario al pensiero cospirazionista conterrebbe anche una moschea, con dentro una lista dei 4 mila ebrei che sospettosamente non hanno praticato la loro usura alle Torri Gemelle il giorno dell’attacco.

Vabbè, commentate voi

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Oggetto: Indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole secondarie superiori.

In relazione al riordino dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, che troverà attuazione dal 1 settembre prossimo, la Conferenza episcopale italiana ha fatto pervenire a questo Ministero una proposta di indicazioni didattiche per l’insegnamento della religione cattolica nelle suddette scuole secondarie superiori allo scopo di aggiornare le precedenti indicazioni ed i programmi di insegnamento vigenti. Tenuto conto che tali indicazioni si collocano nel quadro delle finalità della scuola, si ritiene di poterne accogliere il contenuto e lo si trasmette in allegato alle scuole affinché dall’anno scolastico 2010-11 il documento sia adottato a titolo provvisorio per l’insegnamento della religione cattolica a partire dalle classi prime dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali, in attesa che una versione definitiva sia emanata secondo le modalità previste dal DPR 16-12-1985, n. 751, previa intesa tra le competenti autorità scolastica ed ecclesiastica.

IL MINISTRO
Mariastella Gelmini

Grazie a Franco

La moschea a WTC non è una buona idea, ma che c’entra?

Naturalmente io sono idealmente contrario alla costruzione della moschea a World Trade Center perché è un edificio di culto, e di un culto maschilista e omofobo, nella stessa maniera in cui sono idealmente contrario alla costruzione di una sede della Lega Nord. Perché sono luoghi che propagandano un’idea pessima di cosa è bello e giusto nella vita.

Ma l’idea ancora più brutta sarebbe che qualcuno potesse eleggere le mie propensioni a legge, così da impedire ad altri di professare le proprie.

Chiunque di noi può sperare che le idee che combatte siano sconfitte da idee migliori, ma non che le prime siano vietate per legge. Lasciamo stare questa battaglia dei mattoni e torniamo a batterci per quella in cui siamo più bravi: quella delle idee.

Tenere fuori dalla portata dei bambini

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C’è adblock che è un utilissimo plugin di Firefox che vi toglie tutte le pubblicità, in modo da rendere tutte le pagine pulite e non lampeggianti. Come mi segnala Emidio, però, c’è anche Godblock, il filtro che serve a proteggere i bambini da tutti i contenuti religiosi. Se qualcuno di voi lo prova, poi mi faccia sapere se funziona.

Singoli standard

“Il sesso rende gli uomini uguali agli altri animali. Sono un uomo che sostiene determinati principi morali. Il celibato è qualcosa che mi distingue dai comuni animali”. L’ha detto il Dalai Lama, nel corso di un’intervista concessa a Bild, ripresa da un articolo apparso su La Stampadel 7 luglio, che Giuseppe Di Leo così commenta nella sua consueta Rassegna stampa vaticana“Chissà quali reazioni ci sarebbero state se queste frasi le avesse pronunciate Papa Ratzinger”. Posso rispondere per me solo. Avrei detto: “Papa Ratzinger è stronzo come il Dalai Lama”.

Luigi Castaldi

Hitch

A Christopher Hitchens è stato diagnosticato un cancro all’esofago.

Hitchens è il più acuto e sagace giornalista che possiate incontrare. È impossibile leggerlo o ascoltarlo senza imparare qualcosa. Le sue opinioni non sono, mai, prodotte da riflessi condizionati, di partigianeria o tic mentale. C’è sempre una vigorosa e competente tensione verso la verità, che tiene i suoi ragionamenti sempre fuor di pregiudizio, come si può dire davvero di poche persone.

Per questo è sempre stato molto difficile identificarne la matrice politica: Hitchens è un progressista, nel senso più pieno del termine. La sua unica ideologia è l’estirpazione delle sofferenze delle persone. E lo è nella maniera più scanzonata e divertente, assieme dotata della arroganza dei fatti, e dell’umiltà del voler cambiare idea di fronte al torto. Se c’è una persona le cui opinioni non voglio smettere di leggere, è questa qui.

Feroce critico di qualunque conservatorismo, annichilisce – con la forza dei proprî argomenti – chiunque sia contrario ai matrimonî gay o ai diritti delle donne sulla scorta di dogmi risalenti all’età della pietra. È perciò un grande oppositore del Vaticano, dove fu convocato come advocatus diaboli nel processo di santificazione per Madre Teresa di Calcutta (rispose più o meno: «gratis?!?»). Per la medesima ragione Hitchens fu uno dei pochissimi a riconoscere i pericoli dell’islamismo senza che questo lo portasse al retrivo accartocciamento su di sé, del considerare occidentali – né tantomeno giudaico-cristiani – le idee di libertà (d’opinione, sessuale, di governo), per le quali qualunque persona che voglia marcare un segno su questa Terra deve combattere.

Nemico di qualunque dittatura al mondo, si fece picchiare da una squadraccia fascista, per l’irrefrenabile impulso di cancellare una svastica su un muro di Beirut – «quando vedo quel simbolo non posso fare a meno di volerlo cancellare», disse. Acceso sostenitore della democrazia e del governo del popolo, è sempre stato un grande critico al vetriolo della politica estera realista, come nel caso della complicità coi varî regimi dittatoriali delle varie amministrazioni americane durante la Guerra Fredda. Ha scritto Processo a Kissinger in cui enuncia le ragioni per cui l’ex segretario di Stato americano – e teorizzatore della dottrina realista della connivenza con le dittature – dovrebbe essere incriminato per crimini di guerra e reati contro l’umanità.

Dopo l’Undici Settembre, quando George W. Bush passò dalla piattaforma realista di isolazionismo con cui era stato eletto, a farsi campione dell’esportazione della democrazia, l’indipendenza di bandiera e l’eclettismo dell’intelligenza impedirono a Hitchens di fare il salto opposto, come invece tanti altri: fu inizialmente a favore della guerra in Iraq, nonostante Cheeney e Rumsfeld. Pur condividendone la pulsione ideale – umanitaria e libertaria – dell’intervento, conservò rilevanti scrupoli su come l’amministrazione Bush la stava portando avanti: sperimentò in prima persona il waterboarding per dimostrare che si trattava di una vera e propria tortura e chiedere che fosse bandito come tecnica d’interrogatorio.

In uno degli articoli più emotivamente densi che abbia mai letto, raccontò la storia di Mark Daily, un ragazzo arruolatosi nell’esercito americano. Si augurava di poter fare qualcosa per il mondo in cui viveva, e la rimozione di uno dei regimi più sanguinarî del ‘900 gli era parsa una delle migliori cause: fu persuaso da alcuni degli articoli a favore dell’intervento scritti dallo stesso Hitchens, e partì come volontario per l’Iraq. Lì morì. Hitchens si mise in contatto con la famiglia del ragazzo, e presenziò al suo funerale. Dall’Iraq aveva scritto questa cosa alla moglie – credo che sia impossibile trovare parole più belle e ricche che una persona possa rivolgere a un’altra persona:

Una cosa  che ho imparato su di me, da quando sono qui fuori, è che tutto quello che ti ho professato a proposito di ciò che desidero per il mondo, e ciò che ho voglia di fare per ottenerlo, era vero.

Il mio desiderio di “salvare il mondo” è, in realtà, solamente un’estensione del tentativo di costruire un mondo adatto a te.

Io spero che Hitch riesca a venirne fuori, anche se ho capito che è davvero difficile: il tumore all’esofago è uno dei peggiori, e il fatto che venga sottoposto alla chemioterapia anziché a un’operazione non fa ben sperare, ma – comunque – continuo ad augurarmi, e augurarci, che fra qualche mese possa uscirne con il suo stile, e con una lettera bella come questa.

Se avete pregato per me, vi perdono.