In questi giorni abbiamo finalmente completato il magazzino e appena cominciato a distribuire vestiti nel “negozio”: il sistema sembra funzionare, e ogni giorno arrivano persone a prendere l’abbigliamento di cui hanno bisogno. Fra queste ci sono anche le cose che ho portato in macchina, e ogni volta che vedo un capo che viene dall’Italia sono un po’ stupidamente orgoglioso.
Ho una strana sensazione mentre faccio questo lavoro: mi sento più a mio agio con le persone che mi trattano male. Naturalmente non è una sensazione che faccio trasparire, e che non orienta – per quanto ne sia consapevole – i miei comportamenti: anzi, cerco sempre di fare sì che chi è più gentile e meno arrabbiato riesca a ottenere le stesse cose di chi, inevitabilmente, riesce a ottenere quel che vuole prepotentemente.
Però non riesco a togliermi di dosso questa percezione, quella di un certo disagio nell’avere a che fare con le persone più gentili e più grate per il lavoro che facciamo: a sentire le loro storie – me ne hanno raccontate tante e tante ne racconterò – si ha una tale sensazione di inadeguatezza e impotenza che viene da sentirsi responsabili. Non come occidentali o come europei, ma come esseri umani. E a pensare: «ma come fai a essere così cortese?»
Questa è la squadra di volontarî che lavora nel negozio: i volontarî sono la cosa che mi ha più stupito qui. Non soltanto, per il poco che le ho conosciute, sono tutte persone di qualità (e io sono uno severo), ma per il livello di impegno e coinvolgimento nelle sorti del campo: qui le giornate (tutte: dal lunedì alla domenica) cominciano alle nove e mezza e finiscono alle nove e mezza, i primi giorni non si faceva neppure una pausa fra la mattina e la sera, e tutti – me compreso – sono contenti di farlo. Si arriva alla sera e si ricomincia.
E stiamo parlando di volontari che non hanno un ritorno economico da tutto questo lavoro, anzi, ciascuno è qui a proprie spese, consumando i proprî giorni di vacanza, e pagando per il proprio alloggio e per la propria cena. A questo proposito: visto che, come avevo raccontato, i soldi delle offerte hanno ecceduto ogni aspettativa e le mie necessità di sussistenza qui, ho cominciato a usarli per le necessità del campo. In questi giorni è stato per l’acquisto di tubi e arnesi per riparare i bagni.
Impressionante l’organizzazione del lavoro perché, se si da per scontato l’impegno umanitario dei volontari nel portare conforto e solidarietà , non sempre le cose sembrano funzionare con altrettanti risultati dal lato organizzativo. Complimenti davvero per il lavoro e i risultati . Buon proseguimento e un abbraccio per tutti.
i cessi prima di tutto, forza Dunf!