All the world (wide-web) is village – Diario dalla Palestina 73
L’accesso a internet è stata un’impresa miracolosa che non è raccontabile per filo e per segno, mi limiterò ai sommi capi: intanto qui – l’ho scoperto con un «ah già» appena arrivato – la mia compagnia telefonica non ha segnale in tutto il paese, neanche sulla terrazza col pollaio che destava barlumi di speranza. Sono quindi tagliato fuori da ogni contatto. Non esiste un internet point, e il tipo – se ho capito bene l’unico che ha l’adsl in paese e celebre per questo – ha il filtro rotto, o qualcosa di simile. Non posso andare a Jenin perché fra i duemila preparativi delle tremila feste, allontanarsi di qui per troppo tempo sarebbe male, come dicono in Sicilia.
Alla fine il miracolo è avvenuto per mezzo di un cinquantaseiessei e di un cugino di Salwa, che dovrebbe fare il tecnico informatico e dovrebbe parlare inglese ma è stata un’impresa di stato fargli capire che quando veniva chiesto il “numero di telefono” questo non era quello di casa. Ho provato a spiegargli che si trattava del numero del provider, ma lui mi ha detto con tono sicuro «sciufi», guarda. Ho aggiunto che facendo così, se ti chiami da solo, viene occupato: quando è effettivamente risultato occupato mi ha guardato come dire “ma come hai fatto?”. Quando gli ho fatto intendere che il problema era il numero e non il nome utente+password, e che il numero potevi testarlo direttamente componendolo sul telefono, senza bisogno di aggeggiare intorno al modem, è rimasto affascinato.
Alla fine ce l’abbiamo fatta, l’ho praticamente guidato passo passo, ma senza di lui non sarei mai stato in grado di spiegarmi col servizio clienti della compagnia telefonica: la sua disponibilità ha superato di gran lunga quella che era più impacciataggine che sicumera.