Ero lì che lavoravo al negozio, cercando di non far entrare i bambini in un’area a loro interdetta perché ci sono degli strumenti scolastici che, più volte, sono spariti. In queste situazioni il tuo pensiero è molto concreto: “etla” (esci), “barra” (fuori), cerchi di ricordarti il nome di quelli che conosci, anche con un certo grado di severità. Alla fine è un gioco quotidiano: Martyna, una delle mie bambine preferite – ma lei non sa di esserlo – prova a entrare nel magazzino tutte le volte che la porta viene aperta, talvolta nascondendosi dietro a ciò che viene portato dentro, talvolta “corrompendo” qualche volontario con il suo sorriso, talvolta prendendo la rincorsa e o-la-va-o-la-spacca. Alla fine sono bambini, bambini come tutti gli altri.
Beh, dicevo, ero riuscito nel mio improbo compito di allontanare i bimbi dall’area scolastica, e l’occhio mi è capitato sui disegni che alcuni bambini avevano fatto a scuola. Ho cominciato, ingenuamente, a guardarli senza neanche ragionare su ciò che avrei potuto trovare, e mentre li scorrevo ho trovato immagini come queste (scusate la qualità delle foto, ma ho visto questi disegni e li ho fotografati):
È difficile immaginare cosa hanno in testa queste creature, prima di vederlo su un foglio di carta. Alla fine sono bambini, purtroppo non come tutti gli altri.
nota il bianco e nero dei cattivi nel primo disegno ( a parte la casa propria) in contrasto con il cielo azzurro e il sole splendente segni di speranza degli altri due disegni.
poveri piccini
Le immagini che mettono sulla carta con tanto realismo e capacità espressiva sono le stesse che hanno evidentemente impresse nella mente e lì rimarranno con il loro carico di orrore per chissà quanto tempo e forse per tutta la vita.
La grandezza del lavoro di chi ,come voi , li accoglie e li cura con amore sta proprio nell’aiutarli ad elaborare tutto questo male e riconciliarli con l’umanità . Grazie per loro e anche per noi che ci limitiamo a sostenervi, da lontano, sia pure con tanta gratitudine e partecipazione.
Buon lavoro
Questi disegni dicono molto di più di ogni inchiesta giornalistica.