Buon San Valentino, ma non a voi

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L’unica tradizione di questo blog, il post di San Valentino, va rispettata:

Tanti auguri.

Agli unici innamorati al mondo che non possono permettersi di non sopportare questa festa. Che non hanno il diritto di sogghignare dei lucchetti a Ponte Milvio o farsi venire l’urticaria per le strade tappezzate di cuori di peluche rossi. Di ridere delle scritte per terra, o di considerare kitsch le scatole di cioccolatini a forma di cuore.

In Arabia Saudita, e in tanti altri posti del mondo, festeggiare San Valentino è vietato dalla legge. Ti viene a prendere la polizia per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio. Non è una parodia, si chiama veramente così. Perché amarsi è un’idea occidentale.

A tutti coloro per i quali volersi bene è – necessariamente – un atto rivoluzionario, a loro, buon San Valentino.

Berlusconi, il sesso, e le donne che – uh uh uh! – lo fanno

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In questi giorni vi sarà capitato d’imbattervi nell’ultimo video in cui Berlusconi fa il Berlusconi, e lo fa chiedendo a una donna «lei viene?». È il solito atteggiamento, bieco che si pensa burlone, ridicolo che si pensa trasgressivo. C’è da commentare?

Però, leggendo in giro, mi è sembrato di capire che nessuno di coloro che si sono indignati per questa ennesima berlusconata di Berlusconi abbia ben presente qual è il punto di quella miseria, il ragionamento sotteso a quel tipo di battuta che poi – bisogna dire la verità – tantissima gente fa, e trova divertente, al di fuori del contesto berlusconide.

E naturalmente il punto non è il contesto, non è che Berlusconi sia un ex presidente del consiglio né che sia in pubblico. La tristezza umana di quei commenti non ha nulla a che fare col contesto in cui sono pronunciati. E, ancora di più, non c’entra nulla con “la dignità di donna”, come hanno detto in molti, né con l’essere volgare/esagerato/fuoriluogo – ognuno ha diversi standard di volgarità: dire le parolacce non ha nulla a che vedere con le battute à la Berlusconi.

Ha invece a che fare con:

Quella concezione dozzinale e meschina del rapporto uomo-donna, dell’ironia da caserma fascista. Del suo essere portatore insano e orgoglioso di quell’insieme di sessuofobia e sessuomania che è quella malintesa virilità, il latin lover nella peggiore delle accezioni di questo concetto: quello che ha paura del sesso e se ne vergogna, la considera una cosa insana, ma al tempo stesso ha un’ossessione; la mente sempre puntata lì all’infrazione della norma – ovviamente soltanto nelle orecchie degli amici al bar, che ascoltano le tronfie spacconerie di un millantatore in punta di cazzo.

Il punto è che Berlusconi mostra di pensare che il fatto che una donna faccia del sesso, che lei “venga”, sia una cosa curiosa, divertente, e non la più naturale per tutti: donne, uomini, cani, cartoni animati. Provate a immaginare la stessa battuta riferita invece a una qualunque delle naturali attività umane: «lei mangia?», «lei cammina?», «lei dorme?». La gente si guarderebbe in giro domandandosi: «ma che è, ubriaco?».

Berlusconi, e tanti con lui, pensa che se una donna fa del sesso per proprio piacere, come del resto fanno gli uomini, questo stesso fatto è degno di nota. Uh, uh, uh: fa del sesso!, che ridere. Il pensiero sotteso, naturalmente, è che invece ogni donna dovrebbe vergognarsi, semmai cosa-mi-spingo-a-dire avesse una vita sessuale attiva, e nascondere al pubblico questa propria balzana propensione.

Per questo è davvero avvilente leggere Michele Serra che – rispolverando lo stesso armamentario della donna subalterna e indignata in quanto donna dalle allusioni sessuali (si sa, è il ruolo delle donne quello di essere offese dai riferimenti al sesso) – scrive che quella donna avrebbe dovuto rispondere a Berlusconi «ma come si permette, maiale?».

La risposta più sensata – e soprattutto scevra da quella morbosità sessista – sarebbe stata semplicemente: «sì, certo (anche se difficilmente con soggetti viscidi come lei). La trova una cosa stravagante?».