Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.
Teorema della cacca di cavallo
Quando c’è un problema che pare non avere soluzione e tutte le strade prospettate sembrano essere state battute, è facile supporre che la soluzione – semplicemente – non esista. Invece una via c’è sempre, e se non la vediamo è perché il futuro è così imprevedibile e ricco che basarsi sui dati che si hanno al momento per fare delle speculazioni è non solo peregrino, ma anche fuorviante. Questo concetto, foriero d’ottimismo (ma anche d’impigrimento: perché se non si può sapere cosa fare, non si fa) ha una sua propria storia e definizione: la parabola, il teorema, della cacca di cavallo – se c’è un problema irrisolvibile la soluzione arriverà, inaspettata.
Nel 1898 si tenne a New York la prima conferenza di pianificazione urbana della storia; il problema più grande di cui dovevano discutere le delegazioni arrivate da tutto il mondo era un problema ben serio: la cacca di cavallo. Il cavallo era, da sempre, il mezzo di trasporto privilegiato dall’uomo e nel corso del tempo la diffusione degli animali e il concentramento delle persone, nell’era post-industriale, attorno ad agglomerati urbani sempre più grossi aveva acuito fino a livelli mai affrontati il problema dei “rifiuti” che questi cavalli producevano. Ancora prima dell’avvento di un prototipo di trasporto pubblico le città venivano attraversate sostanzialmente a piedi, e i cavalli si usavano su distanze più lunghe: ancora all’inizio del 1800 in pochissimi possedevano un cavallo. Ma già nel 1853 centoventimila persone nella sola New York viaggiavano sugli omnibus, sorta di carrozze pubbiche con tragitti prefissati nelle aree urbane. Ovviamente questa quantità di carrozze aveva bisogno di una quantità di cavalli che aveva bisogno di una quantità di cibo che veniva restituita in letame in quantità. Ma tutta quella cacca come e dove si poteva mettere?
Esperti del tempo calcolarono che ogni cavallo produceva qualcosa come 8-10 chili di letame al giorno, nel 1880 – ancora lontano dal picco nella popolazione equina che sarebbe stato riscontrato 20 anni dopo – soltanto a New York e Brooklyn ogni giorno venivano prodotte quasi duemila tonnellate di cacca di cavallo. Nel 1894 il Times di Londra stimò che, continuando allo stesso ritmo, nel 1950 ogni strada della città sarebbe stata coperta da più di due metri e mezzo di letame. La questione è che nessuno sapeva trovare una soluzione a questo problema, perché i cavalli erano necessarî alla vita delle città.
Il convegno urbanistico fu un disastro completo, nessuno riuscì a produrre idee funzionali: l’incontro si concluse in un insuccesso talmente evidente da far sì che gli organizzatori decidessero di chiuderlo dopo soli tre giorni, anziché dopo i dieci della durata prevista. Tutti si arresero all’idea che il problema della cacca di cavallo fosse insormontabile, che nulla si potesse fare per invertire la rotta verso il baratro.
Invece, inopinatamente, il problema si risolse come nessuno aveva previsto, e con eterogenesi dei fini: l’invenzione dell’automobile.
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prototi*p*o, questa quantità *di* carrozze, stronzo!
(visto che non vuoi che ci si scusi quando ti si fanno le correzioni…)
solo duecento cavalli a New York e Boston? pensa se fossero stati tanti!
e mi chiedo come mai non si potesse utilizzare quel letame appunto come letame, per concimare campi e orti. forse sarebbero stati troppo alti i costi per il trasporto?
chelidon scrive::
Grazie! Ho saltato una parola un po’ importante, non due tonnellate, duemila tonnellate!
chelidon scrive::
Mia modesta ipotesi: visto il periodo, l’agricoltura riusciva soddisfarsi con il letame di provenienza “tradizionale”: mucche.
@ Dario:
Sì, ma poi immagini tutti i problemi di raccolta – su ognuno delle centinaia di migliaia di cavalli – e trasporto?
Ti stimo Dunf…
Scrivi da Dio
Un ex ex ex ex giocatore di hattrick
Cannellu scrive::
Orpo, come diceva un altro che scriveva molto meglio di me: grazie!
Non sono molto sicuro che i gas delle auto siano meglio della cacca di cavallo.
Di sicuro oggi si potrebbe usare molto meno l’auto, se solo organizzassimo la nostra vita e la nostra società un po’ meglio.
Aspettiamo ancora qualche morto di smog per vedere il futuro?
Non comment la ecologica e profumata cacca di cavallo. Ciò che ora mi preoccupa è la cacca dei cani, in continua evoluzione dato che a spasso,ci sono già generazioni, madre padre e figli di cani, preciso cani perché i bimbi sono molto rari. Dopo il lavoro lo sport preferito da impiegati è il salta stronzo.Già ci sono interi quartieri definiti “quelli dalla puzza sotto il naso”.Cavallo docet? Tra 50 anni il baratro ci guarderà letale perché le puzze saranno doc.