Quando mi capita di leggere un aneddoto carino, da qualche parte, me lo appunto per non dimenticarlo: così ora ho un piccolo mazzo di aneddoti che ogni tanto racconto. Pensavo di farci un libro, un giorno, ma forse è più carino pubblicarne uno, ogni tanto, sul blog. Questo ‘ogni tanto’ sarà ogni lunedì.
Il barile si ferma qui
In Italiano deriva da un gioco di bambini che si faceva anche secoli fa, e si dice scaricabarile. È un’operazione di cui spesso accusiamo i politici – non a torto – ma a cui siamo tutti cagionevoli: la colpa è sempre di qualcun altro, e il barile viene passato di braccia in braccia fino a non capire chi ne è il responsabile.
Al contrario, una delle cose che si dice sempre dell’inglese è che sia l’unica lingua in cui esiste la parola “accountability”, che vuoldire qualcosa come “avere le piene responsabilità di”, ma un po’ di più; e che questo sia mostra della maggior attitudine alla responsabilizzazione degli anglosassoni.
Tuttavia lo scarica barile c’è anche in inglese, e si dice “to pass the buck”. Il “buck” però non è un barile, ma una sorta di segnaturno del poker. E fu proprio un giocatore di poker che regalò al Presidente Truman la piccola insegna che comparve sulla scrivania di Truman, destinata a rimanerci per entrambi i mandati: anche negli Stati Uniti succede che i politici si scarichino il barile della responsabilità di qualche provvedimento – l’unico che non può farlo, per ovvie ragioni, è il presidente.
Esattamente con questo intento, a significare che la responsabilità ultima fosse soltanto sua, Harry Tryman portò nello Studio Ovale il fermacarte con la frase divenuta oramai celebre e di uso comune negli Stati Uniti: Il ‘barile’ si ferma qui. “The buck stops here”.
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