Secondo me la politica sta tutta qui:
Siamo tutti dispiaciuti per il fatto che Obama abbia rinviato a dicembre la photo-op col Dalai Lama, ma il motivo non è un generico “gli affari” o “i soldi”. Obama andrà in Cina tra breve per cercare di convincere Hu Jintao a fare delle cose piuttosto importanti che hanno a che fare molto più coi diritti umani he con “gli affari”: il via libera alle sanzioni sull’Iran, le pressioni sulla Corea del Nord e addirittura – ma è solo una voce, per ora – l’invio di un contingente cinese in Afghanistan. Tutte e tre le cose sono molto importanti e rischiano di saltare, con tutte le conseguenze del caso, davanti a un gesto che avrebbe come unica conseguenza rilevante quella di far innervosire la Cina. Mi rendo conto che gli oppressi ne sarebbero confortati, qualora avessero notizia dell’incontro: mi rendo conto anche che non è poco, ma penso sia giusto ricordarsi che non è sufficiente. Poi uno decide cosa gli interessa di più ed è legittimo pensare che sia più giusto o funzioni meglio un’altra strategia. Io non lo so.
Neanche io.
è veramente difficile individuare la migliore scommessa…
poi pensavo agli arabi in coda alla dogana e tu che passavi bello beato con la coscenza scossa, e al fatto che non riuscivo a digerire l’ingiustizia di quello che muore in guerra e tu no, che culazzo. ma alla fine diciamo che è giusto o diciamo che (forse -ma-un-po’-meno-forse-dai) funziona?
no davvero aiutami a capire se è meglio usare due parole diverse e perchè
ps
che culazzo che non muori, non che digerisci
@ Lorenzo Panichi:
Ci ho pensato, non ho capito. È un caso, quindi sì “culazzo”. Ma come potrebbe essere più giusto?
Giovanni Fontana scrive::
what?
caso 1 facciamo cosa giusta, no macchie, that’s it
caso 2 facciamo cosa che funziona, con cose ingiuste dentro, ma alla fine migliore=giusta
è il caso di dar etichette diverse?
per esempio nel titolo hai distinto, quando mi hai convinto sull’interventismo a suo tempo alle cascine non hai distinto. efficentizza dico io